Amedeo Montagna, un compagno - di Andrea Montagni

Ad aprile dell’anno scorso, ho pubblicato – tra le tante e i tanti che lo hanno fatto – poche parole per ricordare il nostro compagno Amedeo Montagna. Il mio ricordo diceva: “Il tuo cuore generoso ha cessato di battere. Un abbraccio fraterno alla tua bimba, alle compagne e ai compagni che ti hanno voluto bene, che ti hanno stimato, che ti hanno avuto come compagno e maestro. La FLC, la FILCAMS e la CGIL perdono un dirigente di spessore. Vivrai nei nostri cuori, Amedeo. Le nostre idee non moriranno mai!”.

Quando un ictus lo riportò in ospedale a fine 2019, stemmo in ansia per lui, ma ci rasserenammo perché, come aveva vinto precedentemente un devastante infarto, stava superando anche quello, e si apprestava a lasciare l’ospedale dove era ricoverato. Ma a pochi giorni dalle dimissioni, il Covid ce l’ha portato via!

L’ultima volta che ci eravamo visti era stato a Rimini al Seminario nazionale di Lavoro Società ad ottobre del 2019. L’ultimo ricordo che ho di lui è la tavolata dell’ultima sera quando con Giusi, Claudia, Saverio, Francesco ed altri cantava a squarciagola (si fa per dire, era reduce da un brutto infarto!) le nostre canzoni di lotta. Festeggiavamo, prima del commiato, un’iniziativa di discussione e di condivisione delle esperienze che è la parte migliore del nostro lavoro, quella dove le compagne e i compagni ritrovano le ragioni ideali, i sentimenti e li rafforzano con lo studio e l’esempio reciproco.

Con Amedeo, pur venendo dallo stesso sindacato (quello della formazione), non ho mai avuto occasione di lavoro comune e anche in FILCAMS-CGIL poche sono state le occasioni di lavoro insieme. Ci conoscevamo per la comune frequentazione delle assise nazionali (ci vedevamo ogni anno alle giornate del lavoro a Lecce) e perché scambiavamo qualche parola per telefono quando capitava che seguissi o chiedessi informazioni su qualche azienda che era presente nel brindisino. Fu lui a presentarmi Giusi e Claudia, le nostre compagne di Lavoro Società della FILCAMS-CGIL di Brindisi. Scambiavamo poche parole, ma quel poco bastava. Forse perché eravamo della stessa generazione e avvertivo in lui quelle idee e sentimenti di riscatto sociale, quella idea di far parte della stessa classe che sempre più difficilmente capita con i nuovi quadri sindacali. A scorrere gli articoli di giornale, le dichiarazioni delle strutture sindacali, i messaggi sui social di lavoratrici e lavoratori, di commessi, di insegnanti, di militanti, di uomini e donne che lo hanno conosciuto, frequentato, non solo nella militanza politica e sindacale, ho scoperto, in quel maledetto aprile del 2020, quale fosse il valore di Amedeo umanamente e politicamente: come dirigente con la capacità di trasmettere agli altri la sua esperienza.

Era stato uno dei dirigenti, anche come segretario provinciale, della Federazione giovanile comunista italiana di Brindisi. Fu mandato a Mosca dal Partito, a studiare, ma venne via dopo sei mesi. Poi venne il sindacato. Di lui, tutte le persone che lo hanno conosciuto e frequentato, i compagni e le compagne che con lui hanno collaborato ricordano il calore umano, la capacità di dirigente e di formatore di quadri e la mitezza e la disponibilità all’ascolto che non vanno mai confusi né con l’arrendevolezza, né con l’opportunismo. Era la serenità di un giusto. Non incontrerete mai un dirigente scolastico, un assessore, un dirigente di associazione datoriale o un padrone che possa confondere la sua mitezza e la sua bontà con la remissività: uomo della terra di Di Vittorio, sapeva bene che chi rappresenta i cafoni non si fa intimidire, anzi è ancora più forte della sua controparte che gli deve rispetto non solo come persona, ma soprattutto come rappresentante dei lavoratori!