“Riconquistare norme per rinforzare l’architrave dei diritti dei lavoratori” - di Federico Antonelli

La riunione della sinistra sindacale della FILCAMS-CGIL: la relazione introduttiva di Federico Antonelli (2)

In questi mesi, dopo il seminario di Rimini di fine ottobre, in Italia è cambiata la maggioranza di governo che oggi conta sulla coalizione tra M5S, PD e LEU. E’ questo un cambiamento significativo che non può essere trascurato. Un governo che pur mostrando elementi di discontinuità dal governo precedente, soprattutto in termini di dialogo con le parti sociali, non si può dire abbia invertito e la direzione presa dal governo precedente. Non ci si poteva aspettare che la componente governativa dei M5S modificasse in maniera profonda le scelte operate in precedenza e così alcune delle norme più odiose operate dal governo giallo verde non sono state modificate. In particolare, il decreto sicurezza il cui potenziale pericolo è sotto gli occhi di tutti noi. L’arresto di Nicoletta Dosio, la storica militante del movimento No Tav è sintomatico degli effetti e dei pericoli di una norma che crea un clima lontanissimo dal concetto di democrazia e libertà a capo del nostro patto sociale.

Nel rapporto con il governo, voglio ricordare le iniziative che sono state organizzate unitariamente per ribadire i contenuti della piattaforma unitaria su Mezzogiorno e investimenti, contrattazione e fisco e infine pensioni e previdenza. Nel corso di quelle manifestazioni CGIL CISL e UIL hanno voluto dare un segnale al governo attuale. E’ con politiche economiche e sociali diverse che si può riconquistare la fiducia delle persone. Dando certezza degli investimenti necessari al rilancio dell’economia e della produzione in tutte le aree del paese. Restituendo equità al fisco, in antitesi alle proposte di semplice riduzione fiscale operate dalla destra. Operando una vera riforma del sistema pensionistico che modificato in maniera parziale e provvisoria da quota 100 ha bisogno di una rafforzata riforma che restituisca regole più corrette di uscita in pensione dei lavoratori.

La riunione di oggi parte dal lavoro del seminario di Rimini ed è preparatoria alla fase successiva del lavoro di costruzione della sinistra sindacale. Nelle prossime settimane verrà definita l’assemblea nazionale confederale nella quale svilupperemo ulteriormente questo percorso.

Quando ho iniziato ad agire come delegato avevo aderito immediatamente a Essere sindacato, poi modificatosi in Alternativa sindacale e poi Lavoro e Società e la sua evoluzione costante in un lavoro di ridefinizione di se stessa che io ritengo non si sia mai esaurita. Soltanto il pensare ai visi e ai nomi dei compagni che abbiamo incontrato nei nostri percorsi sindacali da la cifra del cambiamento che non è una idea dell’oggi ma è un fluire costante. Una generazione si sostituisce all’altra, una idea di azione politica si sostituisce all’altra, una declinazione di sinistra si sostituisce all’altra. Ma sempre con alcuni denominatori comuni: la tutela del lavoro come slogan primario poi coniugato nel rifiuto delle compatibilità economiche, nel contrasto alla precarietà, nella necessità di tutelare un welfare state che dia diritti e tutele universali.

Oggi ci affacciamo al nuovo mondo del lavoro ed economico consapevoli che la strumentazione degli anni passati può non essere più sufficiente. Oggi dobbiamo discutere e riconquistare norme che rappresentavano l’architrave dei diritti dei lavoratori e che il decreto lavoro ha quasi definitivamente smantellato.

Una piccola digressione: voglio ricordare la battaglia per la difesa dell’articolo 18 del 2003. Quella battaglia non fu una battaglia scontata per la nostra organizzazione. Alla scelta di lottare contro le modifiche dell’articolo 18 con la grande manifestazione di Roma del 23 marzo del 2003, modificando una linea e una prassi sindacale completamente diversa da quella degli anni precedenti, concorse in maniera fondamentale la nostra presenza organizzata. Una voce che fino a pochi mesi prima era percepita con fastidio divenne la voce dell’organizzazione. Fummo protagonisti del dibattito che portò la segreteria di Cofferati su posizioni che solo pochi mesi prima apparivano impensabili.

Ritornando al presente della nostra azione sindacale, dalla necessità di rivedere l’impianto normativo esistente, nell’ottica di rappresentare le esigenze anche dei nuovi lavori, di estendere diritti ai lavoratori interessati oggi negati, è scaturita la Carta dei diritti che non è solo un documento che vuole rivisitare la normativa sul lavoro, ma dare una visione diversa del quadro dei diritti. Ad essa associate le battaglie referendarie che ci sono state scippate con colpo di mano che ha evitato un confronto e un dibattito politico più approfondito sul tema dei diritti.

Questi passaggi hanno preceduto e accompagnato l’elezione di Maurizio Landini alla segreteria generale della CGIL durante l’ultimo congresso di Bari. Una elezione che ha dato una prospettiva e un ottimismo nuovo, voluta dalla base degli iscritti che con grande entusiasmo hanno salutato tale scelta.

Tutti noi abbiamo in mente l’applauso, l’ovazione che Landini ha ricevuto al nostro congresso della FILCAMS-CGIL ad Assisi. In quella ovazione c’era la voglia di sentire una voce che raccoglieva le istanze del mondo del lavoro e la rimandasse con tono di voce a volte anche troppo urlato, ma sempre ed in ogni caso estremamente preciso e incisivo. Il congresso non ha solo sancito l’elezione di Landini. Ha anche riaffermato una linea politica sindacale che pone alcuni temi al centro dell’attenzione di cui ne accenno solo alcuni.


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