Mensa e pulizie: soltanto con la lotta si può vincere - di Vittoria Barletta

Vittoria, lavoratrice milanese: “È l’ora di avere un contratto che ci permetta di vivere dignitosamente”

Lunedì 11 marzo a Roma si è svolta l’assemblea nazionale dei delegati della FILCAMS-CGIL e questa è la trascrizione del mio intervento. Una rappresentazione didascalica – ed efficace a detta delle compagne e dei compagni che mi hanno chiesto di pubblicarlo su “reds” - delle condizioni, delle aspettative e del livello di sindacalizzazione dei lavoratori in un settore nel quale la certezza del lavoro e la dignità sono una conquista quotidiana, mai scontata.

Sono Vittoria Barletta, delegata sindacale della FILCAMS-CGIL di Milano. Lavoro in una mensa scolastica dell’appalto scuole Milano da 18 anni. I nostri contratti sono part-time ciclico verticale involontario. La maggior parte dei lavoratori ha un contratto di 15 ore settimanali e svolgiamo lavori sia di mensa che di pulizia.

In questi anni con la Filcams abbiamo affrontato tante lotte e grazie alla contrattazione di anticipo abbiamo ottenuto il contratto del turismo sull’intero appalto. Non è stato semplice, perché le aziende volevano il contratto Multiservizi per tutti i lavoratori, per il loro interesse. Un’altra vittoria l’abbiamo ottenuta, grazie anche alla collaborazione con il Nidil (il sindacato che organizza i precari e i discontinui e gli interinali, ndr), facendo assumere circa un centinaio di lavoratori precari direttamente dalle aziende. È stato fatto anche un adeguamento di circa 1500 ore ai lavoratori che facevano tanti straordinari, che gli permette di avere una maggiore retribuzione.

La FILCAMS-CGIL è sempre pronta a migliorare le condizioni di lavoro di tutti i lavoratori e le aziende che si lamentano sempre di tutto di sicuro non rendono il compito facile.

È l’ora di avere un contratto che permetta specialmente a quei lavoratori che hanno un monoreddito di vivere dignitosamente. Sarebbe opportuno a mio parere avere un contratto al minimo sindacale di almeno 4 ore settimanali. Sarebbe anche opportuno che la malattia, che adesso è retribuita dopo il sesto giorno, venisse riconosciuta dal primo giorno.

Avere un aumento di stipendio permette di aumentare il potere d’acquisto: la crisi ha messo in ginocchio tante famiglie che stentano a rialzarsi; ben vengano i bonus ma noi abbiamo bisogno di continuità. Il fatturato delle aziende è in crescita, il nostro stipendio no!

Per quanto riguarda le RLS, devono avere un ruolo attivo, in modo da individuare le criticità e i pericoli per svolgere il nostro lavoro in sicurezza.

Il contratto ci serve subito: non si possono aspettare due anni per rinnovarlo: in una società che guarda il futuro non possiamo arenarci su queste cose.

Sono consapevole che per ottenere i risultati serve lottare con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione e il più determinante, secondo me, rimane lo sciopero. Dimostriamo senza timore, otteniamo ciò che chiediamo a gran voce coinvolgendo più lavoratori possibili. È vero, ci precettano, ma di sicuro tanti di noi lavoratori possono ugualmente scioperare: chi sciopera lo fa anche a nome dei colleghi a cui questo diritto è negato. Ricordiamoci che è un diritto costituzionale.

Il lavoro non deve essere il privilegio di pochi ma il diritto di tutti. Abbiamo delle basi solide costruite dai nostri nonni e dai nostri genitori con la forza della lotta per la libertà.

Le trattative devono essere aperte a noi delegati, perché siamo noi che ci mettiamo la faccia con i lavoratori e vogliamo essere coinvolti. Che ci dicano, guardandoci negli occhi, le porcate che ci vogliono fare. Quindi, quando scendiamo in piazza a chiedere il rinnovo dei contratti o la pace e la giustizia per i popoli non siamo la minoranza, ma la maggioranza: è ora che questo governo ne prenda atto.
Compagne e compagni al lavoro e alla lotta!