Riccardo Bellofiore legge il pensiero di Claudio Napoleoni
Napoleoni è stato uno dei più validi ed interessanti economisti che hanno seguito le vicende dell’economia italiana del ‘900.
Bellofiore, eminente e navigato economista, marxista non ortodosso, ha seguito, tra gli altri suoi numerosi filoni di ricerca, tutta la vita intellettuale di Napoleoni, spesso in interlocuzione diretta, qualificandosi come il maggior esperto del suo pensiero.
La passione della ragione di Riccardo Bellofiore compendia, in un poderoso volume, i suoi studi di tutta una vita su Napoleoni. [Riccardo Bellofiore, La passione della ragione. Scienza economica e teoria critica in Claudio Napoleoni. Mimesis, 2024]
L’approccio di Napoleoni all’analisi dei fenomeni economici non è stato mai “di scuola” ma è passato da fasi diverse che testimoniano la tempra del vero studioso, sempre pronto ad intraprendere nuove vie, dall’economicismo classico, al marxismo, all’approccio etico-filosofico, mai pago dei risultati (sempre notevoli) conseguiti.
Passiamo all’analisi dei principali punti.
La critica all’economicismo
Napoleoni emerge come figura irriducibile ai paradigmi dominanti. La sua riflessione decostruisce tanto il marxismo ortodosso quanto il keynesismo scolastico, ponendo al centro la tensione tra la razionalità economica e l’etica. La “passione della ragione” è la volontà di salvare l’economia come sapere critico, capace di interrogare i rapporti sociali. Bellofiore evidenzia il suo distacco dalla riduzione dell’economia a modelli astratti, mostrando come anticipi il pensiero critico che contesta la razionalità strumentale del neoclassicismo.
Rilettura del marxismo e la teoria del valore-lavoro
Uno dei nuclei centrali del libro è la rilettura che Napoleoni fa del marxismo distaccandosi dall’interpretazione meccanica e determinista prevalente nel marxismo accademico del dopoguerra. Rifiuta il marxismo come “scienza” dotata di leggi invarianti, una dottrina economica chiusa, e lo interpreta piuttosto come una teoria critica delle forme sociali del capitalismo, in particolare attraverso la lente della teoria del valore-lavoro e del feticismo della merce nella evoluzione storica del capitalismo. La critica napoleoniana al determinismo marxista lo avvicina a pensatori come Louis Althusser, che proponeva una lettura più strutturalista e meno antropocentrica del marxismo, ma anche a György Lukács, che invece manteneva un approccio più filosofico e orientato alla dialettica tra soggetto e oggetto. La sua versione del valore-lavoro non è un’astrazione scientifica, ma una categoria storica che deve essere compresa nel contesto specifico in cui si sviluppa il capitalismo.
La relazione con Keynes e la critica all’ortodossia economica
Un altro nodo cruciale è il rapporto con Keynes. Napoleoni legge Keynes non tanto come un economista della domanda effettiva, ma come colui che ha aperto una breccia nella razionalità neoclassica, pur senza portarla fino in fondo. Napoleoni, pur riconoscendo la centralità di Keynes nel superamento della teoria neoclassica, si distanzia dall’interpretazione tecnocratica del keynesismo, che vede nelle politiche statali di intervento una semplice ottimizzazione dell’equilibrio. Per Napoleoni, l’economia keynesiana è pur sempre un sistema che non mette in discussione i rapporti di potere economico-sociale. In questo senso, il pensiero di Napoleoni si avvicina a quello di Joan Robinson, che criticava la limitatezza delle soluzioni keynesiane e il suo non andare oltre la stabilizzazione del sistema capitalistico.
Filosofia ed etica nell’economia
Una parte significativa del libro è dedicata anche alla dimensione filosofica del pensiero di Napoleoni. Bellofiore evidenzia l’influenza della filosofia esistenzialista (Sartre, Jaspers), della teologia protestante (Bonhoeffer) e della scuola di Francoforte. Napoleoni intende l’agire economico come agire umano, dunque libero e responsabile. In questo contesto, Napoleoni si distanzia dall’economia puramente utilitaristica e indaga il significato etico delle scelte economiche. La sua critica all’economicismo si intreccia con una profonda riflessione sulla libertà e la responsabilità individuale e collettiva, che ne fa un pensatore radicalmente diverso dalla tradizione economica dominante.
Il confronto con altri autori
L’opera di Bellofiore è preziosa anche perché ci offre un ricco panorama delle questioni che hanno caratterizzato il dibattito, in prevalenza tra marxisti, sulla natura del capitalismo. Possiamo trovare quindi le posizioni a confronto ad es. di Napoleoni con Kalecki del quale, mentre condivide l’attenzione al conflitto di classe (aspetto trascurato da Keynes) ma non la sua propensione ad una “terza via” economica in grado di mitigare le asprezze del sistema capitalista.
Così come con Rosa Luxemburg, con cui condivide l’idea che il capitalismo è un sistema che porta inevitabilmente alla sua crisi finale ma da cui si distingue nel suo approccio più filosofico e meno determinista: per lui, la crisi non è un esito necessario, ma dipende da decisioni politiche e sociali.
Il numero degli autori richiamati è alto, e comprende studiosi del calibro di Sweezy, Colletti, Rodano, Sraffa, ma anche Heidegger, Wittgenstein… un vero portolano nel vasto mare del pensiero “economico” del ‘900.
In conclusione
Forse il maggiore merito del libro è quello di essere riuscito a tratteggiare Napoleoni come pensatore radicale e tragico, più attento alla visione alta che economista tecnico, che mette al centro l’uomo e i rapporti sociali, piuttosto che i modelli astratti. Una certa analogia con la figura di Marx già da Bellofiore stesso definito non economista, non filosofo ma “scienziato sociale” attento alla contemporaneità, ed anche un piccolo tributo a se stesso quando ama definirsi “marxiano e non marxista” che continua a riflettere sulle implicazioni politiche e teoriche del capitalismo contemporaneo.
La passione della ragione è un invito a farlo con profondità, coraggio e spirito critico.