Un esempio per il riscatto del popolo del Mezzogiorno - di Andrea Montagni

Nella prima settimana di Ottobre è venuto meno, per una improvvisa e rapida recrudescenza di una lunga e penosa malattia, il compagno Raffaele Lieto che è stato un grande dirigente della CGIL campana.

La sua biografia essenziale di proletario meridionale, di emigrante - come tanti della sua generazione protagonisti prima della ripresa con le rimesse e di valuta pregiata da lavoratore all’estero e poi, come migrante interno, del boom economico del secondo dopoguerra - è stata tratteggiata con rapide, efficaci e affettuose pennellate dal compagno Eduardo Pizzo, nell’articolo pubblicato a pagina 2.

Ho conosciuto Raffaele, quando nel 2012 sono passato dalla CGIL confederale, nella quale operavo come collaboratore del Dipartimento coesione sociale e Mezzogiorno, in FILCAMS-CGIL nazionale. Mi spiace di non aver avuto occasione di collaborare con lui quando era in segreteria della CGIL Campania, che lasciò proprio mentre io arrivavo a Roma per occuparmi di Mezzogiorno. Come scrive Pizzo, “riconosciuto per il suo rigore e per la sua capacità di lavoro veramente notevole nel Novembre 2008 gli viene chiesto di occuparsi della categoria dei servizi e del commercio. La malattia che dal 2016 l’ha colpito gli ha impedito di completare adeguatamente il percorso iniziato e portato avanti con tanti sacrifici personali e familiari”.

Raffaele, di cui sapevo poco e nulla, era però un compagno che si faceva notare. Interveniva in tutte le riunioni del Comitato direttivo nazionale della FILCAMS, secondo una scuola e una tradizione per la quale i dirigenti hanno il diritto/dovere di portare il loro contributo non solo nel momento della formalizzazione con il voto di una decisione, ma anche portando il proprio punto di vista. Sempre soppesava le parole e cercava di esporre il proprio punto di vista tenendo conto e dell’esperienza della sua federazione e di quanto altri avevano esposto, a partire dalla relazione introduttiva alla sessione, sempre cercando essere propositivo, sempre riflessivo.

La compagna Maria Vitolo, che era la compagna storica di Essere sindacato e che stava nella segreteria napoletana e che era il mio punto di riferimento su Napoli, ne aveva grandissima stima e considerazione. Così Nadia, Pasquale, Guglielmo, Stefania, Alfonso, e tanti altri compagni non solo di Lavoro Società ne parlavano con ammirazione e rispetto. E affetto, grande affetto. Proprio pochi giorni fa, parlavo di Raffaele con Giovanni Mininni, Segretario generale nazionale della FLAI-CGIL che, ricordando con parole gentili e amorevoli Raffaele, ricordava come nel congresso del 1991 si fosse ritrovato, lui delegato di fabbrica, e Lieto, segretario della FILCEA di Avellino, gli unici due delegati della mozione Essere sindacato…

Raffaele era stato chiamato, ci ricorda Pizzo, ad un compito difficile: quello di rimettere in carreggiata la FILCAMS-CGIL di Napoli, che aveva ed ha problemi comuni a quei pezzi di sindacato che, profondamente radicati nella società e nel territorio, devono fare i conti anche con una realtà complessa nella quale povertà diffusa, contiguità tra settori popolari e proletari e criminalità. Non solo quella piccola, ma anche quella che controlla il territorio e fornisce occasioni di “lavoro” e di reddito nei settori della marginalità e delle attività illegali, finendo spesso per lambire anche il movimento operaio strutturato e organizzato, in una sfida continua per l’egemonia e nella quale il sindacato e la militanza oltre che strumento di riscatto collettivo, possono divenire non anche ma soprattutto una occasione di lavoro e prestigio individuale. La FILCAMS si era incamminata sulla strada di un rinnovamento, ma la CGIL Campania e di Napoli e la FILCAMS-CGIL nazionali avevano bisogno di un salto di qualità che un quadro dell’esperienza e della dirittura morale di Lieto poteva e doveva dare.

Purtroppo, la malattia gli ha impedito di svolgere appieno questo compito ed alcuni tra i compagni migliori dell’esperienza napoletana, che con lui avevano lavorato e che lui aveva valorizzato, sono stati posti ai margini o sono stati costretti a lasciare la categoria e la federazione. Con loro si è perso anche un prezioso lavoro di organizzazione dei precari e tante competenze.

In ogni vicenda che lo ha coinvolto, Raffaele Lieto ha riconfermato quello che era: un figlio del popolo, un esempio per il riscatto delle masse popolari del Mezzogiorno, un raffinato intellettuale, cresciuto alla scuola e nella scuola del sindacato e della lotta di classe, un dirigente di spessore, un uomo profondamente buono.

Mi dispiace di non avervi potuto scrivere delle sue qualità umane nella vita di tutti i giorni con i familiari, con gli amici, con i compagni. Ma le lacrime di Federico Libertino (Segretario generale della CGIL di Napoli dal 2011 al dicembre 2015), mentre ne parlavamo a Roma due giorni fa, in occasione di una riunione del Comitato di garanzia Congressuale nazionale) raccontano tutto. Come l’abbraccio senza parole di Mary alla manifestazione antifascista a Roma l’8 di ottobre.