Ricatti e precarietà: il contraltare dell’accoglienza - di Massimo Cuomo

La relazione introduttiva al convegno “Tu sì, tu no” - Seconda parte

Le politiche confusionarie stanno generando una tendenza culturale distorta anche a livello individuale e umano, nelle persone che si offrono di accogliere profughi e migranti; ha fatto clamore la notizia riportata dal Corriere della sera, che raccontava di un cittadino con apparente spinta solidaristica, disponibile a fornire un alloggio a due i profughi ucraini: quando si è trovato di fronte studenti ucraini, ma di origine africana, li ha rifiutati. I due studenti sono stati aiutati da una suora, che ha messo una “pezza” alle politiche, si diceva, confusionarie di accoglienza e di inclusione.

Ora, è più che evidente che le guerre vanno innanzitutto evitate con un lavoro serio di prevenzione da parte dei corpi diplomatici, sia prima che dopo l’inizio di un conflitto. E’ profondamente sbagliato pensare che l’invio delle armi sia uno strumento di ricerca della pace: se il nuovo modello per risolvere le guerre è quello di inviare armi, le conseguenze diventano catastrofiche. Con le armi si allungano innanzitutto i tempi e, con essi, il numero dei morti tra i civili; si determinano inoltre esodi di massa epocale con l’aggravante dell’impreparazione sull’accoglienza dei vari paesi dell’Unione Europea. Rischieremmo una escalation fino a una potenziale terza guerra mondiale. Si provi ad immaginare, anche solo per un attimo, se si adottassero questi criteri per tutte le 52 guerre sparse per il mondo.

Senza dimenticare che aumentare le spese militari riduce le risorse per il lavoro, la sanità, l’istruzione e le politiche sociali o abitative.

Nella seconda parte di questa introduzione voglio affrontare i temi del lavoro e l’ambito sindacale. Prendendo la situazione della Filcams di Milano, si può osservare che su oltre 25.000 iscritti complessivi nel 2021, sono circa 6000 i lavoratori provenienti da altre nazioni, impiegati nei settori di ristorazione, alberghi, piccoli esercenti, assistenza alla persona, turismo, vigilanza, grande distribuzione organizzata, commercio, pulizie, portierato. Tutti settori sui quali operiamo da anni con molte difficoltà, che ci impegnano fortemente sia sul piano umano che sul piano della equiparazione del livello dei diritti e dei salari attraverso la contrattazione. Oggi più che mai, la contrattazione nazionale, territoriale e aziendale è uno dei più importanti strumenti di coesione del mondo del lavoro in contrasto alle politiche di disgregazione e divisione delle classi lavorative.

Anche le attività svolte dalla Filcams di Milano, in sinergia con alcuni consolati, si sono rivelate estremamente importanti e utili.

Se dovessi elencare i principali problemi che affrontiamo in tema di immigrazione... troviamo quello della ricattabilità dovuta alla precarietà infinita, lo sfruttamento a seguito della mancanza di conoscenza dei diritti e delle leggi, la difficoltà comunicativa dovute alla lingue, le condizioni di lavoro irrispettose in tema di salute e sicurezza (con conseguenti gravi infortuni anche fatali: un tema trasversale al mondo del lavoro), la burocrazia che diventa, a volte, un ostacolo lavorativo (vedi le richieste di idoneità alloggiative nei cambi appalti e i tempi ristretti per presentare il regolare permesso di soggiorno), l’isolamento affettivo per la lontananza dai propri familiari.

Nonostante queste difficoltà mi sento di chiudere con una nota positiva: aumenta il numero di lavoratori immigrati disposti a ricoprire il ruolo di Rappresentante sindacale e di Rappresentante per la sicurezza sul lavoro: sono uomini e donne, in terra straniera che nonostante i propri disagi, si caricano di responsabilità per i tutti i colleghi, a prescindere dal paese di provenienza, dal colore della pelle e dalle barriere create dalle storture della cattiva politica; e questo, per la nostra organizzazione nonché per la società tutta, è un valore preziosissimo, di altissimo livello.

Vi ringrazio e vi lascio con un pensiero del nostro compianto Gino Strada, che ha trascorso una vita intera sui campi di battaglia ad aiutare i più deboli di questo mondo. “Ogni guerra - spiegava Strada - ha una costante: il 90% delle vittime sono civili, persone che non hanno mai imbracciato un fucile. Che non sanno neanche perché gli arriva in testa una bomba”.