Sono andato in pensione. Ma non sembra - di Zaverio Giupponi

 Quadri della sinistra sindacale nella FILCAMS-CGIL (1)

Sono andato in pensione a metà del 2015, dopo aver versato 45 anni di contributi. Nel 1976 sono stato eletto delegato di reparto nella Cgt dove lavoravo come tecnico riparatore di macchine movimento terra e da allora non ho più smesso di impegnarmi nell’attività sindacale, prima come delegato, poi componente del Coordinamento Sindacale Aziendale e dal 1984 come Segretario del Coordinamento. Tra il 2000 e il 2001 sono stato distaccato per circa un anno alla Filcams Nazionale per un progetto specifico. Sono stato inoltre componente del Direttivo Regionale e poi Nazionale Filcams.

Nel fare un bilancio della mia vita lavorativa, devo dire che per metà di questa, fino al 2000 ho svolto il lavoro che più mi piaceva e nella seconda metà un lavoro che non era il mio ideale; l’Azienda mi aveva spostato ad un lavoro di ufficio che si basava sulla mia esperienza precedente come tecnico; ma che mi ha permesso di dedicare maggior tempo all’attività sindacale come componente della Segreteria del Coordinamento Sindacale.

Quello che però ha lasciato il segno più importante è stato ed è tuttora l’attività sindacale. Ha permeato praticamente tutto l’arco della mia vita e in tutta sincerità il bilancio è per me molto positivo.

Se ho agito bene o male ovviamente il giudizio spetta ai Lavoratori, ma io sono soddisfatto e orgoglioso di quello che ho fatto. Bruno Rastelli, che molti di voi ricordano spero con affetto, che mi ha convinto ad impegnarmi nella Cgil e che è stato l’esempio per me più importante, mi diceva “se anche riesci a risolvere il problema di un solo Lavoratore, hai fatto il tuo dovere”.

Dopo un po’ di mesi dall’inizio della pensione, pur continuando ad essere attivo nel Coordinamento Sindacale della Cgt-Cls, ho sentito la mancanza di essere in contatto continuo con l’attività diretta. Sono andato a Monza, allo Spi Brianza, la provincia dove abito, e ho chiesto se avevano bisogno di un volontario. Naturalmente mi hanno accolto subito e mi hanno chiesto di svolgere attività nel Patronato Inca-Cgil. Era venuto a mancare da poco un Compagno che svolgeva questa attività in alcune sedi del Vimercatese che quindi erano rimaste scoperte e ho accettato di provare. Dopo circa un mese di formazione in affiancamento con i dipendenti Inca ho iniziato questa attività. Qualche preoccupazione l’avevo perché la materia è molto complessa, soggetta a continue variazioni di leggi e regole e se si sbaglia si possono fare dei danni economici alle persone che si rivolgono all’Inca, e poi il passaggio dalla tutela collettiva, come la contrattazione nazionale o aziendale, ad una attività di tutela individuale, come il patronato, ha segnato un cambiamento importante nell’approccio ai problemi delle persone.

Come tanti delegati o sindacalisti ero convinto che le soluzioni ai tanti problemi che affliggono le Lavoratrici e i Lavoratori durante e dopo la vita lavorativa fossero solo collettive e pensavo che i servizi che la Cgil offre sia agli iscritti e anche ai non iscritti come è giusto che sia per un sindacato generale e confederale, fossero un contorno, una aggiunta all’attività principale che è la contrattazione collettiva. Oggi, a distanza di qualche anno, mi rendo conto dell’importanza che anche i servizi hanno nel radicamento che la Cgil continua ad avere nel mondo del lavoro e nel tessuto sociale delle città e dei comuni nei quali siamo presenti. E’ una esperienza bellissima, a volte molto faticosa, ma devo dire molto coinvolgente. Se pensiamo che quasi in ogni comune di Italia, anche quelli piccoli, c’è una vetrina, o una sede dove è esposto il quadrato rosso della Cgil, mi fa pensare che sono parte di una organizzazione grandiosa, che pur con i pregi e i difetti di ogni associazione democratica di uomini liberi e quindi con grandi diversità e pluralità, ha la capacità di aggregare milioni di persone che hanno gli stessi obbiettivi, gli stessi ideali o semplicemente gli stessi problemi e le stesse necessità che possono essere affrontate sia con tutele collettive e dove serve con tutele individuali.

A ottobre 2019 sono stato eletto Segretario Generale dello Spi di Agrate Brianza e quindi, oltre al patronato, ho anche questo impegno. Praticamente a tempo pieno, come quando timbravo il cartellino.

Non avrei mai immaginato quante persone di tutte le età entrano in una sede dello Spi-Cgil. Giovani che chiedono informazioni su come comportarsi per un provvedimento disciplinare, per attivare la Naspi dopo la scadenza del contratto a termine o dopo un licenziamento, per gli assegni familiari o oggi per l’assegno unico, per controllare se sono stati versati tutti i contributi; Mamme che purtroppo devono attivare l’indennità di frequenza o l’invalidità civile per i figli disabili o con qualche problema fisico o intellettivo e devo dire che a volte mi emoziono ad ascoltare i loro racconti; anziani per l’indennità di accompagnamento o per la legge 104, persone che finalmente raggiungono il diritto alla pensione e quindi hanno bisogno della consulenza per controllo contributi e poi per la domanda di pensione. E’ necessario tenere i contatti con i servizi sociali del comune e con le associazioni del territorio per persone che hanno necessità di assistenza. Quando un cittadino non sa più a chi rivolgersi per un problema loro o di un loro familiare, viene in una sede della Cgil per cercare aiuto o almeno informazioni su come agire.

Non abbiamo ovviamente la presunzione di risolvere tutti i problemi, ma cerchiamo comunque di aiutare tutti quelli che entrano nelle nostre sedi, e spesso ci riusciamo anche. Devo dire che l’esperienza di delegato è molto utile. Oggi serve anche aiutare gli anziani a fare lo SPID per controllarsi la pensione o per fare una domanda di casa popolare al comune. Anche nel periodo della pandemia, tranne che durante il lockdown totale tra marzo e maggio 2020, i nostri uffici sono stati sempre aperti facendo da tramite con gli uffici statali che invece erano chiusi e non ricevevano il pubblico.

Non ci si annoia assolutamente, qualche volta penso a chi va in giro a passeggio con il cagnolino e mi domando se non potevo anch’io fare la stessa cosa, prendermi il cosiddetto meritato riposo, ma se volete la mia risposta sincera va bene così. Potrei dire basta in qualsiasi momento, ma finché posso e riesco, credo di essere ancora utile a qualcuno e credo di utilizzare bene il tempo che ho ancora davanti.


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