Lavoratori delle farmacie da valorizzare: rinnovo contrattuale non più rinviabile - di Benedetta Mariani

I23 febbraio si è riunito il Coordinamento nazionale dei delegati e delle strutture Filcams che seguono i dipendenti delle farmacie; una riunione partecipata in cui la Filcams nazio-nale, dopo l’inascoltata lettera ai Ministri della Salute e del Lavoro inviata unitariamente a fine novembre, ha portato proposte di attivazione visibile, a partire dalle assemblee re-gionali online coi lavoratori.

Quelli dei dipendenti delle farmacie private e delle farmacie municipalizzate sono due tra i contratti nazionali che non si riesce a rinnovare da troppi anni.

Dal 2013 il mondo delle farmacie è cambiato anche nel contesto normativo, tra legge Madia, che ha costretto parecchi Comuni a dismettere le partecipate, e la liberalizzazione, targata Renzi, che dal 2017 ha aperto la titolarità delle concessioni anche alle società di capitali (mentre prima era riservata ai professionisti o ai Comuni). Stretti tra orari d’apertura più estesi e forti spinte al marketing e la legge sulla farmacia dei servizi, che da qualche anno promuove le sperimentazioni di servizi sanitari di prossimità ai cittadini, i 60mila farmacisti dipendenti hanno visto in questi anni aumentare le responsabilità e la richiesta di formazione sempre aggiornata (prevalentemente a loro carico), peggiorare gli orari senza mai veder valorizzati i loro sforzi. La presenza delle multinazionali si sta facendo ingombrante e crea qualche ulteriore distorsione.

Storicamente tra i lavoratori dipendenti del settore privato il tasso di sindacalizzazione è basso, specialmente per delega, mentre c’è un certo fermento associativo.

Il fatto che i datori di lavoro e la maggior parte dei lavoratori siano iscritti allo stesso Ordine professionale sembra che per alcuni sia di ostacolo al riconoscersi nel sindacato come appartenenti alla classe lavoratrice. Nelle partecipate e nelle multinazionali la distinzione tra azienda e lavoratori, come controparti in rapporto dialettico, è più chiara e il tasso di sindacalizzazione, anche per questo, sensibilmente diverso.

La Filcams-Cgil, da qualche anno, ha messo in campo un progetto organizzato per costruire strumenti di aggregazione dei lavoratori del settore, che sono quasi 100mila ma dispersi in 18mila aziende piccole e poche grandi, e incrementare la propria presenza nei loro contesti (dal congresso annuale della professione, in collaborazione con l’associazione professionale che fa storicamente riferimento a noi, ai social e a farmacie.blog). Negli anni anche la partecipazione dei delegati e delle strutture al Coordinamento nazionale è cresciuta, tuttavia le situazioni di difficoltà riportate sono numerose.

L’anno 2020 è stato molto faticoso per il lavoro nelle farmacie, in prima linea contro il Covid specie dove la sanità territoriale era più carente, ma anche per il lavoro sindacale sulle farmacie: abbiamo sofferto e abbiamo subito dei contraccolpi anche nelle aziende dove siamo più organizzati e dove sono stati costituiti i Comitati Covid.

A livello nazionale, la contrattazione troppo datata e con i rinnovi in stallo, con tutte le difficoltà del dialogo nel merito, con associazioni datoriali sfuggenti, non ha aiutato a creare strumenti condivisi di gestione della crisi: non esiste ad oggi un Protocollo Covid di settore (nonostante le nostre proposte unitarie), e in alcune Regioni vengono introdotte nuove mansioni (test sierologici e tamponi rapidi) senza che si svolga un confronto preventivo. Le misure di sicurezza sul lavoro sono state la prima criticità, mentre le nuove mansioni creano incertezza sulle regole e malumore rispetto al percorso con cui, in nome dell’emergenza, vengono superati storici limiti normativi senza ritenere necessaria, per l’ennesima volta, la contrattazione coi lavoratori direttamente impattati dalle decisioni prese.

In questo contesto è necessario far sentire la nostra vicinanza ai lavoratori di questo settore, tentando, ancora una volta, di aggregarli e di dare visibilità alla loro situazione contrattuale, per chiedere, anche ai Ministeri del Lavoro e della Sanità, un segnale d’attenzione, che riconosca tutto il lavoro svolto in quest’emergenza e spinga le nostre controparti a riconoscere ai lavoratori le giuste tutele e la giusta valorizzazione con rinnovi contrattuali dignitosi e ormai non più rinviabili.