Il difficile percorso di internalizzazione degli LSU nella scuola - di Federico Antonelli

Domenica Amadeo RSA personale ATA Lecce intervistata da Federico Antonelli

“Pur avendo vissuto bene gli ultimi anni in cui ho lavorato con la Dussmann il percorso di internalizzazione nell’organico scolastico ha rappresentato una svolta per me, per tutti noi”. Nelle parole di Domenica Amadeo, una delegata storica della FILCAMS di Lecce del comparto scolastico ex LSU, c’è il senso del percorso di internalizzazione dei lavoratori LSU della scuola. E’ una vicenda che ancora non si è conclusa e che ha ancora alcuni aspetti importanti da chiarire e definire, ma è anche una storia esemplare che racconta la differenza che passa tra lavorare in un appalto e lavorare all’interno dell’organico scolastico.

“Un conto è lavorare sapendo che periodicamente il tuo appalto deve essere rinnovato, altro conto e poter lavorare con la certezza della stabilità. Perché lavorare in un appalto scolastico come è successo a me per molti anni significa sapere che il tuo posto, il tuo contratto e le ore di lavoro, il tuo salario non sono stabili, possono essere rimesse in discussione a ogni cambio di appalto. Questa incertezza è una condizione alla quale ci si abitua ma non ci si adegua mai realmente”.

Il percorso di internalizzazione dei lavoratori LSU delle pulizie nelle scuole è iniziato alla fine del 2018 quando, anche a seguito delle forti pressioni sindacali, il governo iniziò a ragionare sull’opportunità e la necessità di avviare il percorso di internalizzazione del personale ATA. E’ stato un percorso irto di ostacoli poiché reinserire questo organico nella struttura scolastica è apparso subito complesso: le collocazioni delle persone nelle sedi e nei territori, la ripartizione degli organici sulla base delle necessità operative effettive che i diversi istituti scolastici e i diversi territori avevano, le coperture finanziarie per una operazione così complessa, le procedure selettive per portare queste lavoratrici e questi lavoratori all’interno dell’organico. E’ apparso subito chiaro che avrebbero potuto esserci difficoltà sul mantenimento presso la propria sede lavorativa e abitativa molte delle persone interessate. E’ apparso chiaro che il numero di persone coinvolte non permetteva il mantenimento degli stessi contratti in termini di orario di lavoro. E’ iniziato quindi un lungo e faticoso percorso negoziale che ha visto le diverse categorie sindacali coinvolte: noi della FILCAMS e l’FLC in particolare. Il percorso oggi non è ancora concluso ma la mobilitazione sindacale e l’impegno negoziale hanno portato a ottenere, nell’ultima legge di bilancio, le risorse per la trasformazione dei contratti dei lavoratori che avevano dovuto accettare collocazioni part time in full time e l’avvio di una nuova procedura selettiva per quei lavoratori che erano rimasti esclusi dal primo bando. Le criticità che ancora ci sono e che si sono dovute gestire non negano però la positività di ciò che si è ottenuto.

“Se volgiamo lo sguardo anche alla qualità del servizio e ai costi per sostenerlo ritengo che le cose sono molto migliorate”. Domenica racconta di come molti dirigenti scolastici siano convinti che oggi le risorse lavorative siano più equamente distribuite e questo crea un migliore equilibrio nella gestione dei costi. “Poi non ci limitiamo più a fare esclusivamente le pulizie ma offriamo un servizio più completo alla scuola, e questo credo sia molto utile sia all’utenza (ragazzi e genitori ma anche la dirigenza scolastica che sa di poter contare su di noi per le diverse incombenze della giornata) che a noi lavoratrici e lavoratori, maggiormente coinvolti e soddisfatti del nostro lavoro.”

A volte si fa ironia sul valore del “posto fisso”, ma spesse volte questa ironia proviene da chi le certezze nella vita le ha e da chi si sente sicuro del proprio futuro, quello stesso futuro che per chi lavora in un appalto, pubblico o privato non è certo né garantito. E allora tornano alla mente alcune delle parole che Domenica ci ha detto all’inizio del nostro colloquio: “lavorare in un appalto non ti dà certezze su nulla se non sul presente. Un presente certo solo se chi ti ha assunto, la società che gestisce l’appalto, ti paga correttamente, rispetta il tuo contratto e il contratto nazionale. Perché per chi lavora in appalto troppe volte una conquista è il rispetto dei propri diritti minimi e fondamentali”.