Sul MES, ovvero sulla ridefinizione del quadro politico italiano - di Maurizio Brotini

La discussione sul MES è legata alla ridefinizione del quadro politico e di governo del nostro Paese; chiarisce come si pensa il confronto con l’Europa dei Trattati alla base dell’austerità neoliberista: un conto è la sospensione temporanea, altro sarebbe la riscrittura. La sospensione temporanea permetterebbe alle classi dominanti di usare - dopo questa fase di messa a disposizione di risorse (tralasciando l’utilizzazione delle stesse) - la retorica del vincolo esterno e del debito come colpa per scaricare i costi del salvataggio sui soliti noti. Al contrario, il debito di tutti i Paesi europei non sarà sostenibile senza una sua neutralizzazione, sia essa la cancellazione e/o la sterilizzazione attraverso l’emissione di titoli a scadenza illimitata in pancia alle Banche centrali.

Forzare sul MES è una clava per normalizzare gli spazi di agibilità progressiva del governo, per legarlo strutturalmente al sostegno di Forza Italia. Ricorrere alla destra moderata per raggiungere la maggioranza assoluta dei parlamentari per lo scostamento di bilancio (conseguenza della revisione dell’art. 181 della Costituzione voluta nel 2013 dal Pd) serve a spingere all’angolo il governo, sulla base di una spartizione dei fondi europei in gran parte a favore delle imprese, dei lavoratori autonomi e degli sgravi fiscali (da sommarsi all’evasione del settore), a scapito dei lavoratori dipendenti, cui si negano nuovi contratti o aumenti significativi di salario. Un’illusione neocentrista che prepara il ritorno della destra tout-court: la riesumazione politica di Blair, Renzi e Berlusconi non può contrastare la destra alla Salvini e Meloni, che la “terza via” ha generato. Il neocentrismo è un sogno che genera mostri.

In Italia, nella crisi pandemica, la povertà si diffonde rapidamente: cresce il ricorso alle mense caritatevoli e ad altre forme di soccorso alimentare; si ferma la nuova occupazione, giovani e donne perdono l’impiego, alla cassa integrazione potrebbe seguire il licenziamento – malgrado il blocco, che ad oggi scadrà il 31 marzo 2021-, di centinaia di migliaia di persone. Neppure il blocco degli sfratti è garantito a lungo, con il rischio di decine di migliaia di inquilini gettati sul lastrico.

Servono invece misure di riavvio della produzione che rilancino il mercato interno: aumenti reali dei salari, allargamento del perimetro pubblico, leggi a favore del ruolo dei sindacati, tassazione delle rendite finanziarie ed immobiliari, ruolo pubblico diretto nell’economia e centralità dei mercati interni. Questo darebbe stabilità al quadro politico!

La CGIL, col protagonismo nelle proposte radicali, mobilitazioni e lotte. può essere credibile punto di riferimento per ampie masse che si ritroveranno sospinte verso il popolo dell’Abisso.