Prova di orchestra con il direttore Conte - di Frida Nacinovich

In un bel film di Federico Fellini, un’orchestra si ribella all’autoritario direttore tedesco, i musicisti assecondano le proprie pulsioni artistiche, è anarchia. La prova d’orchestra del governo Conte ricorda quella del maestro romagnolo.

Ministri che si dimettono (Fioramonti), ministre che parlano a ruota libera (Bellanova), ministeri che raddoppiano (scuola e università). Di teutonico Giuseppe Conte ha poco o niente, e quanto all’autoritarismo, l’attuale presidente del Consiglio è ben distante dalle asprezze di un Craxi, di un Renzi, dello stesso Berlusconi.

Eppure la nave va. E finché la barca va lasciala andare, cantava Orietta Berti.

Alla prova dei fatti il secondo governo Conte veleggia senza ribaltarsi. La legge di bilancio, la ex finanziaria, è stata approvata nei tempi previsti, prima della nascita di Gesù. Dal Viminale fanno sapere che nessun migrante sarà lasciato in mezzo a una strada.

E i sondaggi dicono che alle imminenti elezioni regionali emiliane sarà riconfermato il piddino Bonaccini. Certo i problemi non mancano, dal lavoro che non c’è alle grandi crisi industriali, passando per il fragile assetto idrogeologico del territorio, che provoca emergenze su emergenze ad ogni perturbazione meteorologica.

Ma sono soprattutto le continue polemiche interne alla maggioranza, effetto collaterale della disperata ricerca di visibilità di Italia Viva e dei continui sbalzi di umore del Movimento cinque stelle, a dare la sensazione che il governo barcolli. Eppure nei momenti decisivi gli orchestrali riprendono a seguire lo spartito sotto la direzione di un premier che riesce a imporsi.

Complice le miserie del panorama politico, il professore di diritto privato finisce per apparire un navigato statista. L’avreste mai detto? Del resto le alternative, visti i rapporti di forza in Parlamento, hanno il volto, le parole e le decisioni politiche di Luigi Di Maio (33%), e Matteo Salvini (17%).

Al loro confronto Conte sembra De Gasperi.


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