Part-time ciclico e sospensione estiva - di Giorgio Ortolani

Più di 100 lavoratrici e lavoratori attendono una risposta dal governo

Il 1° luglio Pina V., addetta mensa delle scuole nella provincia di Milano, è la prima lavoratrice degli appalti scolastici in Italia che si vede riconosciute dall’INPS le settimane di sospensione estiva effettuate all’interno di un contratto part time ciclico. Pina potrà finalmente andare in pensione il 1° luglio avendo recuperato 243 settimane (pari a 4 anni e 8 mesi) utili.

Ma sono tante le lavoratrici, a Milano, Brescia e in tutt’Italia che, seguendo le indicazioni della FILCAMS, stanno promuovendo vertenze al fine di ottenere il riconoscimento dei periodi di sospensione ai fini dell’accesso alla pensione. Solo in Lombardia sono oltre 2300 le lavoratrici che si rivolte alla nostra organizzazione per promuovere vertenze.

La via giudiziaria ha però degli inconvenienti: la lunghezza dell’iter (infatti prima di poter depositare i ricorsi in tribunale occorre prima esperire ricorsi amministrativi all’INPS); la vittoria in primo grado non è subito esecutiva (in quanto l’INPS può ricorrere in appello e poi in Cassazione, anche se negli ultimi tempi sia a Milano che in altre realtà l’INPS ha rinunciato a ricorrere rendendo, come nel caso di Pina, le sentenze esecutive); anche impegnandosi al massimo la FILCAMS non è in grado di promuovere iniziative legali in tempi ragionevoli per tutte le lavoratrici che si rivolgono a noi; resta infine il problema dei minimali INPS, che consentono alle lavoratrici di vedersi considerare 52 settimane utili all’accesso alla pensione solo in presenza di un part-time consistente.

La via vertenziale, che non va abbandonata, deve essere, così come hanno fatto alcuni territori, accompagnata da un’iniziativa sindacale di pressione sul Parlamento affinché da subito si adegui la legislazione italiana alle direttive europee e si affronti sia il tema della mancanza di strumenti di welfare nei periodi di sospensione scolastica.

In Italia tutti i lavoratori, anche quelli che svolgono anche solo 13 settimane di lavoro negli ultimi 4 anni e 30 giorni di lavoro negli ultimi 12 mesi, percepiscono la Naspi o Mini Aspi.

I lavoratori a tempo indeterminato le cui aziende hanno cali produttivi possono usufruire di cassa integrazione (oggi FIS).

Le lavoratrici che operano negli appalti scolastici, che di settimane ne lavorano 40/44 all’anno, sono invece le uniche lavoratrici prive di qualsiasi sostegno al reddito (neppure gli assegni famigliari), quando involontariamente sono senza lavoro, ovvero ogni estate da giugno/luglio a settembre.

La scorsa estate Filcams-Fisascat-Uiltucs della Lombardia inviarono a tutti i deputati un videomessaggio (rintracciabile qui: https:// youtu.be /VC5h9jnhLPc) che illustrava in modo chiaro e sintetico la condizione di queste lavoratici.

Il Governo, il 2 agosto del 2018, ha fatto proprio un emendamento della Lega che lo impegnava nell’ambito della prossima legge di stabilità a “valutare l’opportunità di intervenire (…) per porre fine ad un evidente iniquità”: la legge di stabilità è stata approvata dal Parlamento, ma l’iniquità permane.

Nel marzo del 2019, nel corso della approvazione del decretone, il Governo ha accolto come raccomandazione un ordine del giorno del PD che impegnava il Governo a rendere esecutiva la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 10 giugno 2010. Sentenza che ha affermato che la disciplina italiana sul trattamento pensionistico non deve essere discriminante tra lavoratori part-time orizzontali e part-time verticali.

Purtroppo anche questa raccomandazione è rimasta lettera morta.


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