Giorgio Ortolani - Filcams-cgil Brescia

Vorrei iniziare il mio intervento segnalandovi un episodio che mi è capitato appena ho avuto l’incarico di Segretario Regionale della FILCAMS Lombardia, oltre 11 anni fa.

Un lavoratore mi disse che aveva richiesto una visita dal medico competente per problemi alla schiena. Il medico gli aveva rilasciato un certificato medico d’idoneità all’attività lavorativa con limitazione: “non sollevare carichi superiori a 5 Kg”.

Portato il certificato al proprio Datore di Lavoro, questo diceva al lavoratore che, per tutelare la sua salute non avrebbe potuto più impiegarlo come ora dalle 2.00 alle 10.00, ma lo avrebbe potuto destinare alla movimentazione bancali dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 16.00, non avendo altra collocazione lavorativa compatibile con le sue condizioni fisiche.

Il lavoratore voleva quindi far ricorso all’ASL per contestare il giudizio del medico competente che lui stesso aveva richiesto.

A questo punto gli chiesi:

D: da che azienda dipendesse?
R: Una cooperativa di 12 dipendenti
D: Quanti anni avesse?
R: Rispose che gli mancavano 3 anni alla pensione.
D: Se avesse prima verificato con RSA/funzionario sindacale o da solo se c’erano posti ove sarebbe stato possibile essere collocato nell’azienda da cui dipendeva?
R: No assolutamente. Uno del sindacato, dove la moglie si era recata per fare il Red, gli aveva detto che le aziende hanno l’obbligo di ricollocare il personale inidoneo e che quindi lui aveva richiesto la visita.

Così per pressappochismo, caratteristica che spesso uniforma i comportamenti dei lavoratori in materia, questo lavoratore si era messo nella condizione di compromettere il posto di lavoro, l’entità della pensione futura ecc.

Dopo un poco professionale: “ma sei scemo hai fatto una bella cazzata”, spiegai la situazione al lavoratore che, finalmente capito in che guaio si fosse messo, mi disse che lui conosceva bene il medico competente e si sarebbe rivolto a lui per farsi modificare il giudizio.

Non so in che modo ci sia riuscito, ma, dopo qualche giorno mi chiamò e mi disse che nel giudizio la limitazione era passata da 5 a 15 Kg e che il datore di lavoro gli aveva trovato una collocazione di 6 ore lavorative.

Morale di questa storia:

  1. a volte le applicazioni delle leggi a tutela della salute possono comportare effetti negativi sulla posizione lavorativa dei dipendenti.
  2. in materia di salute e sicurezza, proprio perché le violazioni sono di carattere penale, occorre evitare il pressappochismo sia quando si trattano casi personali, sia quando si trattano questioni collettive.
  3. Questo lavoratore non aveva la minima idea di come funzionasse la sorveglianza sanitaria, quali ne potessero essere le conseguenze, cosa sia il D.lgvo 81 e tutta la legislazione a tutela della salute dei lavoratori di cui si parla nei convegni. Così è per tanti troppi lavoratori delle aziende dei nostri settori, di quelle che non seguiamo, ma anche di quelle che seguiamo.

Il compito che ha chi vuole agire e non limitarsi a parlare di salute e sicurezza ai convegni sindacali è quello di partire dall’analisi dalla realtà della propria categoria.  Una categoria, la nostra, che vive situazioni diversificate anche in questo campo, dove possiamo avere:

  • Realtà del terziario avanzato ove c’è un buon rapporto tra RLS, Datore di Lavoro e figure aziendali che si occupano di sicurezza. Altre in cui si negano persino i basilari diritti degli RLS, quali quelli di utilizzare le 40 ore che la legge mette loro a disposizione.
  • Realtà nella GDO o nei servizi (autogrill, mc donalds) in cui il RLS è considerato solo come appendice del sistema messo in piedi dall’azienda.  RLS che per le nostre controparti si devono limitare a prendere atto delle scelte aziendali,  firmare il DVR e il verbale della riunione periodica. RLS cui spesso non è pure consentito inserire osservazioni nel verbale stesso; impossibile contribuire a identificare “buone prassi, codici di comportamento, obiettivi di miglioramento” come indica l’art. 35 (la riunione periodica) del Testo Unico.
  • Realtà degli appalti (mense, pulizie ecc) in cui gli RLS non ci sono. Aziende in cui non c’è stato, neppure da parte della nostra organizzazione sindacale, un serio e coordinato intervento per costringere non solo le piccole cooperative, ma neanche le grosse aziende del settore che hanno migliaia di dipendenti (Sodexo, Dusmann, Rekeep, Cir, Camst, Gemeaz ecc) ad applicare integralmente le disposizioni contenute nel Testo Unico. Anzi a volte in questi settori abbiamo assistito a mediazioni tutt’altro che in linea con la norma e lo spirito dell’81 (vedi liberatoria a  CIR  per corsi di formazione a domicilio). Ma ciò che è più grave e a che non si sia definito un confronto sul tema con aziende che occupano 10/15/20 mila dipendenti.  A causa della mancanza di una strategia di intervento regaliamo a queste imprese migliaia di ore di formazione, di permessi che se fossero stati eletti gli RLS si sarebbero dovute erogare.  Ma ciò che è peggio è che priviamo lavoratrici e lavoratori deboli della possibilità di tutelare le loro condizioni di salute come la legge prevede. Ma soprattutto priviamo il sindacato dell’intelligenza e della passione che queste delegate potrebbero esprimere se fossero dati loro gli strumenti per intervenire.

IL RAPPORTO NAZIONALE 2018 DI VIGILANZA CI DICE CHE:

  • su 20.942 le aziende ispezionate, 16.394  sono risultate irregolari, ovvero l’82% e +5% rispetto al 2017.
  • 22.198 violazioni riscontrate riguardavano la tutela della salute nei luoghi di lavoro,
  • 4.237 violazioni impianti di sorveglianza da art. 4 della L. n. 300/1970.
  • il 10,47% delle violazioni riguardavano la formazione e informazione dei lavoratori

 

Se analizziamo i settori merceologici vediamo che il 57% delle ispezioni è stato fatto in aziende del terziario, ma il 64% delle violazioni complessive riscontrate dall’ispettorato riguardavano il terziario, il settore in cui noi ci impegniamo  quotidianamente.

In Italia c’è la possibilità, non l’obbligo, di avere rappresentanze sindacali nelle aziende. Esiste però l’obbligo di avere un Rappresentante dei Lavoratori per la sicurezza in ogni luogo di lavoro. Promuovere l’elezione  di RLS fornire loro formazione adeguata,  far si che gli RLST ( in tanti settori li abbiamo) svolgano compiutamente la loro attività è nostro interesse.

Come altre categorie, dovremmo dotarci realmente di un coordinamento nazionale che metta a fuoco i problemi, le priorità, le linee d’intervento, un centro nazionale che promuova il coordinamento degli RLS delle singole aziende. Questo perché solo a partire dalle specifiche realtà aziendali, e di come è organizzato il sistema prevenzionale, nelle singole aziende, è possibile identificarne i problemi principali e dare agli RLS, e di conseguenza a RSU e RSA, gli strumenti per affrontarli.

 

L’OPERAIO CONOSCE 300 PAROLE IL PADRONE 1000 PER QUESTO LUI E’ IL PADRONE, diceva Don Milani.

Questo è ancor più vero quando si tratta di affrontare temi come quelli della prevenzione, della tutela della salute, delle malattie professionali.

Non dobbiamo mai dimenticare che vi è un oggettivo gap di conoscenza, oltre che di potere, tra il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza e le altre figure preposte all’applicazione delle norme: datore di lavoro, dirigente, medico competente e RSSP.

Un gap di conoscenza che nelle riunioni periodiche e in tutti i momenti di confronto Datori di lavoro, Medici Competenti e RSPP giocano a loro favore.

Gap di conoscenza che è compito dell’organizzazione sindacale tentare di colmare.

Questo se vogliamo fare sicurezza, fare prevenzione e non limitarci a trattare i casi delle inidoneità personali. 

Vorrei ora fare qualche esempio di come sia possibile, se ci si organizza, intervenire e ottenere qualche risultato

 

Partiamo dagli “ultimi” i lavoratori/lavoratrici degli appalti.

provvedimenti preventivi legati all’influenza AH1N1.

Se vi ricordate nel 2009 vi è stata una grande attenzione, non solo mediatica, sull’influenza sui suoi rischi veri o supposti; non potevamo evitare di intervenire sull’argomento. Anzi siamo partiti proprio da li, dall’attenzione spropositata dei mezzi di informazione e dalle misure prese dal governo. Il tutto per mettere in rilievo come, anche di fronte a quella che viene sbandierata e gestita come un’emergenza nazionale, ci siano lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. Medici e personale ospedaliero destinatario di misure preventive, compresa la possibilità di vaccinarsi, e lavoratrici e lavoratori degli appalti mense e pulizie a contatto con infermieri, medici, malati e parenti per i quali non era prevista alcuna misura preventiva. La Direzione Generale Sanità della Regione Lombardia ha equiparato i lavoratori degli appalti al personale ospedaliero per quanto riguarda le misure preventive relative all’influenza. Questo ci ha consentito di intervenire sul lavaggio e la disinfezioni degli abiti da lavoro delle lavoratrici delle pulizie. Ma dobbiamo rilevare che in poche realtà siamo riusciti a far si che questa possibilità sia stata praticata e soprattutto vista come il risultato di un’iniziativa sindacale.

 

Indagine sugli appalti delle pulizie ospedaliere a Milano

In questo caso abbiamo effettuato una vera e propria azione di lobbing sull’ASL incontrandoci, confrontandoci e poi sollecitando un intervento mirato da parte dei tecnici e medici dell’ASL negli ospedali milanesi. I risultati furono non solo uno studio sui pericoli lavorativi di queste lavoratrici, ma anche un intervento immediato sia sulle attrezzature/divise che sugli spogliatoi che queste lavoratrici utilizzavano negli ospedali oggetto dell’inchiesta.

 

Rapporti con organi di vigilanza

Le ASL non possono essere solo l’indirizzo cui inviare eventuali denunce, quando ci sono problemi nei singoli posti di lavoro, ma con loro va costruito un rapporto continuo che, a partire dalla specifica conoscenza delle situazioni aziendali e delle problematiche del settore stimoli, le ASL oggi ATS a promuovere piani di intervento su argomenti specifici.

Così abbiamo fatto a Milano e Brescia:

  • sui movimenti ripetitivi e danni agli arti superiori nella GDO
  • sulla gestione delle emergenze negli esercizi commerciali
  • sull’inadeguatezza dei DVR nella valutazione del rischio nelle catene della GDO
  • sui corsi di formazione taroccati.

 

Tavoli regionali

In Lombardia, ma crediamo anche in altre regioni, esiste, all’interno dell’assessorato alla sanità (oggi Direzione Generale Welfare), un struttura dedicata agli ambienti di vita e di lavoro.

Struttura che si occupa, tra l’altro, “del coordinamento dei comitati e dei gruppi regionali e interregionali in materia di prevenzione, di programmazione e coordinamento negli ambienti di vita e di lavoro, comprese quelle della formazione e individuazione dei flussi informativi, con riguardo ai settori e ai rischi in ambiti strategici della tutela del cittadino/lavoratore”

In tale ambito è presente una cabina di regia che vede la presenza dei sindacati confederali, a cui si sommano tavoli specifici di lavoro su varie tematiche in cui la presenza della categoria sarebbe utile perché li si predispongono le linee guida regionali su varie questioni.

In Lombardia proprio per il lavoro che abbiamo fatto la FILCAMS è stata partecipe alla stesura delle linee guida su stress lavoro correlato, sui disturbi muscolo scheletrici agli arti superiori e sulla sorveglianza sanitaria.

Voglio chiudere il mio intervento indicando quali sono i motivi per cui noi dobbiamo impegnarci affinché la FILCAMS non releghi  l’intervento su salute e sicurezza tra le varie attività che si fanno senza alcuna programmazione, quando il tempo lo permette.

1)    L’aumento dell’età lavorativa di uomini e donne è stato in questi anni una costante nelle scelte del governo e nulla fa pensare che così, indipendentemente dal nostro parere, non sarà nel prossimo futuro. Stare in buona salute non significa solo non avere infortuni, ma evitare che attività alla lunga dannose portino ad inidoneità con le conseguenze sul mantenimento stesso del posto di lavoro.

2)   La tendenza è che più passa il tempo e sempre più le prestazioni sanitarie pubbliche gratuite si riducono e la compartecipazione alle spese per medicine e assistenza sanitaria diventi sempre più elevata e pesi in misura crescente sul reddito dei lavoratori di oggi, futuri pensionati domani. Restare in buona salute significa evitare acciacchi e conseguenti dolori, ma anche le relative spese

3)   Nella società e anche nel mondo del lavoro c’è sempre una maggior attenzione alle problematiche relative alla salute, sia fisica che mentale. Se 1,5 milioni di lavoratori su 21 dicono le statistiche sono vittime di mobbing, molte di più accusano disturbi dovuti allo stress lavorativo. In pratica gli effetti del mobbing prolungato (che si configura, secondo la Clinica del Lavoro preferibilmente: nel negare ferie/permessi/trasferimenti, in critiche continue, mansioni dequalificanti, carichi di lavoro esagerati con scadenze impossibili, maldicenze e mezzi più o meno subdoli per far sentire emarginati) portano a ansia , depressione e disturbi fisici come dolori muscolari, cefalea, palpitazioni, tremori. Tutte risposte biologiche acute allo stress che con l’andare del tempo possono trasformarsi in un cedimento dell’organismo, di cui il calo del cortisolo è la spia, con conseguente decadimento generale, scomparsa del desiderio e della potenza sessuale, patologie cardiovascolari, ulcera gastrica o duodenale. Il sindacato non si può limitarsi a far vertenze individuali o a dirottare questi lavoratori alla Clinica del Lavoro.

 

Qualche tempo fa il giudice Raffaele Guariniello, magistrato di Torino che tra i primi si è occupato di sicurezza sul lavoro, alla domanda di un giornalista su cosa pensasse della “cultura della sicurezza” ha risposto laconicamente: “E’ una bella frase”.

 

Io credo che per migliorare la situazione italiana e contribuire nel concreto  al benessere dei lavoratori più di 10 convegni sulla “cultura della sicurezza” servirebbero 10 ispettori di vigilanza in più, 10 RLS preparati e determinati in più. Sono convinto che la FILCAMS potrebbe contribuire a prepararne ben più di 10.

Bene ha fatto il nostro segretario nazionale Maurizio Landini, in occasione di un grave incidente che ha coinvolto 4 lavoratori agricoli, a rimarcare l’importanza che avrebbe l’aumento dei tecnici di prevenzione per un reale miglioramento della situazione, sollecitando ancora una volta il Governo ad intervenire.

Noi della FILCAMS abbiamo la possibilità, formando e coordinando il lavoro degli RLS, di svolgere un ruolo, non solo nell’identificare i problemi, ma anche nel contribuire a mettere in atto quelle misure di protezione e prevenzione che tutelino al meglio la salute dei lavoratori che rappresentiamo.

Chiudo con Sun Tzu  

“I guerrieri vittoriosi prima vincono e poi vanno in guerra,
mentre i guerrieri sconfitti prima vanno in guerra e poi cercano di vincere”

 

Per questo dobbiamo continuare a studiare, a coordinarci, a creare alleanze non solo sulla sicurezza, ma anche sugli altri temi che tocchiamo in questo seminario. 

Grazie per l’attenzione                          

  

 

 


Print   Email