XV congresso, la Filcams è Collettiva - di Frida Nacinovich

Dove erano i sindacati in questi anni? La migliore risposta a Matteo Renzi, Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono le migliaia di manifestanti che riempiono le piazze italiane in un trionfo di bandiere rosse della Cgil. Cartoline dal congresso nazionale della Filcams, aperto da un video che racconta quattro anni di lotte, vertenze, resistenza a un governo di centrosinistra che ha fatto di tutto per ferire il lavoro. Va da sé che bocciato un Matteo (Renzi) ne è arrivato un altro, Salvini, altrettanto aggressivo nei confronti dei sindacati. Aiutato, per giunta, da quelli che non sono né di destra né di sinistra, i Cinque stelle di Luigi Di Maio, pronti anch’essi a predicare la disintermediazione come panacea dei mali italiani. Insomma, siamo finiti dalla padella di Pd e Forza Italia alla brace di Lega e Cinque stelle.

Dove erano i sindacati quando il Parlamento approvava il jobs act? Sul maxi schermo del teatro Lyrick di Santa Maria degli Angeli, proprio sotto la Rocca di Assisi, appare Susanna Camusso che chiama al lavoro e alla lotta, dopo aver puntualmente denunciato le tante, troppe storture di governi che, dietro la patina del teorico “cambiamento”, continuano a penalizzare le decine di milioni di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, che pure continuano a mandare avanti il paese.

La segretaria generale della categoria del commercio, del turismo e dei servizi, Maria Grazia Gabrielli, che alla fine del congresso sarà rieletta praticamente all’unanimità, non usa giri di parole per denunciare che “non abbiamo bisogno di voucher, ma di lavoro e contratti che diano dignità e tutele”. Scorrono le immagini di addette e addetti di Ikea, Amazon, dei bar, dei ristoranti, degli alberghi, delle holding del commercio al dettaglio in sciopero, a loro la Filcams assicura: “Eravamo, siamo e saremo al vostro fianco, a lottare per i vostri diritti, ovunque voi siate”. Cantano ‘fischia il vento’ i quasi ottocento delegati arrivati ad Assisi da ogni parte d’Italia, e quasi per uno scherzo del destino fischia il vento anche fuori dal teatro. Lì dove la storica marcia della pace sosta per una manciata di minuti, prima di riprendere il suo cammino verso la Rocca cara a San Francesco.

Per tre giorni interi delegate e delegati discutono, raccontano piccole e grandi storie di vita, introdotti con cronometrica precisione dal presidente dell’assemblea, Andrea Montagni.
È Collettiva davvero questa assise, che ascolta con lo stesso interesse gli interventi degli iscritti e le due tavole rotonde tematiche, una con ospiti appartenenti a sindacati internazionali e una sulle difficoltà legate al settore del turismo e della ricostruzione dopo il terremoto nel centro Italia. Collettiva con la ‘c’ maiuscola, nome scelto con felice intuizione per questo quindicesimo congresso.

La Filcams con i suoi quasi 600mila iscritti è la prima categoria dei lavoratori attivi della Cgil, ed è composta per la maggior parte da donne, più del 60%, mentre per il 23% è popolata da giovani under 35%.

Note a margine, ma nemmeno troppo, il lungo applauso che ha salutato la visita di Maurizio Landini fotografa bene il placet delle delegate e dei delegati che affollano il Lyrick alla scelta della segreteria nazionale di proporlo alla guida della Cgil di domani con il documento programmatico ‘il lavoro è’.

Per fare andare avanti quello che la segretaria generale di Corso Italia Susanna Camusso ha definito “il lavoro straordinario fatto dalla Filcams in questi anni, che ora deve esse concluso. Con l’obiettivo di invertire la tendenza di non considerare il lavoro un fattore decisivo del modello di società”. “Ci aspettano anni che non saranno più facili di quelli che abbiamo alle spalle - tira le somme la segretaria uscente - ma con un vantaggio: abbiamo dietro di noi un’esperienza che prima non avevamo”. Il riferimento, nemmeno troppo velato, è ai nuovi strumenti e modalità di azione - dal referendum alla carta dei diritti del lavoro - che la Cgil ha sperimentato con successo, proprio mentre la politica cianciava che il sindacato non esiste più.

Prima di cantare in coro “Bella ciao”, l’assemblea del Lyrick regala a Camusso il cappellino rosso indossato in tante manifestazioni della Filcams, e dei meravigliosi pantaloncini da bagnino, non solo un simbolo sindacale del lavoro nel settore dei servizi, anche la metafora di chi per mestiere vuole salvare e tutelare gli italiani più in difficoltà.


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