Impresa 4.0. L'antica modernità dello sfruttamento - di Massimo Cuomo

Materiali del seminario nazionale di Lavoro Società

“Impresa 4.0: Cosa sta cambiando nella Grande distribuzione organizzata” (1)

  

[Pubblichiamo le prime due parti del contributo di Massimo al Seminario nazionale di Lavoro Società. La terza parte sarà pubblicata nel prossimo numero]

Credo sia utile fare una breve premessa e chiarire subito che impresa 4.0 è la versione ribattezzata in Italia di “Industry 4.0”, da molti indicata come la quarta rivoluzione industriale.
Noi non sappiamo se questo processo di innovazione a carattere mondiale sia o sarà realmente la quarta rivoluzione industriale. Sappiamo che questa nuova era, della digitalizzazione e della iper-connessione, sta modificando profondamente il mondo del lavoro, con impatti anche sul versante socio culturale.

Ogni paese sta avendo il suo risvolto; in Italia, nel settembre 2016, Renzi, che scelse quale luogo simbolo dell’innovazione il museo della Scienza e della Tecnica di Milano (che custodisce le opere di Leonardo), presentò “Industry 4.0”, un piano nazionale triennale che prevede un insieme di misure per favorire gli investimenti per l’innovazione delle imprese.

Ovviamente ci si sta già chiedendo se questo nuovo capitolo della storia del lavoro creerà o farà perdere i posti di lavoro.
Essendo questo un processo di grande trasformazione sociale, sicuramente si creeranno nuovi mestieri, alcuni si trasformeranno e molti altri, come sta già avvenendo, scompariranno.

Da un recente studio di “The European House” di Ambrosetti, emerge una possibile perdita di circa 3 milioni di posti di lavoro nei prossimi 15 anni. Prospettiva preoccupante su cui porre massima attenzione.

E’ un obbligo per noi del sindacato prendere consapevolezza, prima possibile, di questi cambiamenti, perché è l’unico modo per tentare di gestirli e di contenere eventuali risvolti drammatici.

Ma ora cominciamo a vedere più da vicino cosa sta succedendo nei supermercati e le caratteristiche più rilevanti dell’impresa della grande distribuzione organizzata che aderisce al progetto 4.0.

Sono due i macro concetti nuovi: il primo è la multicanalità. Contestualmente alle vendite tradizionali, le aziende stanno investendo su nuovi comparti dedicati alla vendita on-line. Le aziende sono consapevoli della possibilità di un forte sviluppo del e-commerce anche in relazione del fatto che l’Italia è classificata agli ultimi posti tra i paesi europei per vendita e-commerce. Ormai gli incassi provenienti dalle vendite on line hanno una connotazione strutturale per le aziende, con spese fisse inferiori rispetto ad un negozio tradizionale. L’obiettivo è quello di imitare Amazon, (simbolo indiscusso dell’e-commerce) e portare la merce a casa del cliente nel minor tempo possibile. Ormai si riescono a consegnare alcuni prodotti nel giro di un’ora.

Il secondo è la realizzazione e l’utilizzo di un nuovo modello organizzativo da implementare nei supermercati o ipermercati tradizionali. Questo nuovo modello organizzativo è un modello più lineare, più snello, che accorcia la distanza tra le merci e il cliente e tende a eliminare i passaggi intermedi, tra cui l’assistenza del commesso. E’ un modello che prevede un organico composto da un ristretto numero di lavoratori qualificati e innanzitutto fedeli al progetto commerciale (premiati con incentivi individuali) e di utilizzare una serie di altri lavoratori con contratti precari che hanno come compito quello di essere funzionali all’azienda e presenti in azienda solo nel momento del bisogno.

Cioè l’impresa si pone una semplice ma spietata domanda… perché pagare i lavoratori in quel determinato periodo dell’anno o anche negli orari della giornata dove ci sono pochi clienti? Per realizzare ciò, quindi per “disfarsi” dei lavoratori nei periodi di non bisogno, ovviamente ricorre a innumerevoli contratti a termine o somministrati o provenienti da cooperative costruite ad ‘hoc’, oltre a utilizzare forme di flessibilità molto spinta che consente di spezzare il turno lavorativo nella giornata a secondo del flusso clienti.

Con questa nuova impostazione ci troviamo di fronte a due scenari: quello più semplice da realizzarsi è l’applicazione del nuovo modello organizzativo nei supermercati di nuova costruzione. L’esempio calzante in questo caso è il “supermercato del futuro” presentato dalla Coop all’Expo di Milano nel 2015. La FILCAMS di Milano per l’occasione portò in visita numerosissimi delegati sindacali che lavorano nella GDO proprio per raccogliere le prime particolarità proiettate nel futuro del nostro settore. Il supermercato era così organizzato: un’addetta all’accoglienza, Greeters; poi, entrando nel supermercato, vi erano numerosissimi monitor in corrispondenza dei prodotti, che riportavano tutte le informazioni sugli stessi (caratteristiche, provenienza, tipi di coltivazioni controllate e sostenibili, ecc). Era fatto veramente bene, ma quando ci siamo guardati intorno abbiamo notato che era privo di addetti vendita. Ogni tanto compariva un addetto al riempimento a rimpiazzare qualche prodotto esaurito. Se a tutto ciò aggiungiamo il forte utilizzo da parte di tutte le aziende della GDO delle casse automatiche sempre più sofisticate, dove ormai quel segmento di lavoro lo fanno i clienti gratuitamente per l’azienda, la direzione dell’ipermercato/supermercato 4.0. è molto chiara.

Il secondo scenario, quello più complicato, è la conversione dei modelli organizzativi tradizionali con quelli nuovi. Ad esempio, in quei grandi store con 200/300 dipendenti magari con notevole anzianità aziendale, con i diritti acquisiti, qualcuno con problemi di salute, inidoneità parziali, limitazioni ecc, indisponibili giustamente alla flessibilità eccessiva per l’impossibilità di conciliare la vita personale e familiare con quella lavorativa, l’applicazione presenta dei risvolti molto preoccupanti. Infatti, non sempre le proposte di riadattamento a nuove mansioni rispondono alle esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici, che a quel punto vengono vissuti dalle aziende come “intralcio al cambiamento” e che da quel momento in poi rientrano nel capitolo “di tutto ciò che va eliminato perché non utile all’azienda”. Di conseguenza partono una serie di strategie finalizzate all’allontanamento e allo “svecchiamento”, con dinamiche più o meno conosciute… prima gli avvertimenti… poi magari contestazioni strumentali fino ad arrivare a dei veri e propri attacchi personali e al licenziamento. Ovviamente in questo contesto, il sindacato interno (le Rsu) viene fortemente osteggiato per la stessa logica. Per cui, ora più che mai, dobbiamo stare vicino alle Rsu! (vedi ad esempio il caso Ikea).


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