Trasporti capitolini - Quegli appalti senza diritti - Cesare Ventrone

L’azienda di trasporti romana è gravata di un debito fuori controllo pari a 430 milioni di euro. E’ lo specchio dell’inadeguatezza dell’Amministrazione capitolina. Un terzo del parco circolante, cioè 850 autobus, sono fermi ai depositi per mancanza di pezzi di ricambio. Gli autobus circolanti non solo sono in massima parte vecchi e inquinanti, ma non sono neanche in grado di assicurare una mobilità decente ai cittadini.
ATAC non ha i soldi per le riparazioni; e il rifornimento di carburante, la manutenzione, il pulimento dei mezzi sono sempre a rischio. Tuttavia la dirigenza ATAC incide sul bilancio per oltre 7 milioni di euro l’anno e il contenzioso legale tra alcuni di questi e l’Azienda ha firmato a fine 2013 transazioni per un totale di 5 milioni di euro.
“Mafia capitale” ha portato allo scoperto solo una piccola parte del malaffare romano. Si è però intravisto il “sistema” di appalti in mano a poche persone che si dividono la torta facendo finta di farsi la guerra. Non bisogna dimenticare che ben prima di oggi, Luciano Gaucci – ex autista ATAC, ex dirigente della stessa, poi “imprenditore” degli appalti – era famoso per il suo amore per le Mercedes, non per la solidità, l’eleganza e l’affidabilità, la tenuta di strada delle auto, ma perché, come ebbe modo di confessare, “avevano i tasconi laterali enormi” e lì poteva sistemare pacchi di banconote con cui si ingraziava burocrati, ministeriali, uomini di sport. Niente di nuovo sotto il sole, come ben sanno i lavoratori del sistema dei trasporti romano.
Sono oltre 20 anni che negli appalti ATAC sono sempre presenti gli stesi consorzi e le stesse ditte che, complici la “distrazione” della committenza ,vanno in deroga dai contratti collettivi di lavoro e ai diritti dei lavoratori per “risparmiare. Molti lavoratori degli appalti sono in servizio nei depositi ATAC dall’inizio degli anni Novanta e le loro condizioni di vita e di lavoro non sono affatto migliorate. La norma è che i tempi di lavoro, una volta definite le prestazioni, li decidono unilateralmente ditte e cooperative. Il lavoro si svolge di notte con turni fissi che partono dalla 20 di sera per terminare alle 4 del mattino, con una sola pausa di 15 minuti.
Con la scusa della crisi le ditte pagano quasi sempre in ritardo, la busta paga arriva ma non arriva lo stipendio…
Questa situazione genera una tensione continua. I sindacati sono costretti a rimanere costantemente in stato di agitazione per mantenere vivo il contenzioso.
Io stesso, con altri delegati, sono stato citato come testimone in tribunale, perché la Filcams si è vista costretta a denunciare la mia azienda, la Cometa srl, per attività antisindacale.
La legge sugli scioperi nel settore dei trasporti, che limita la capacità d’iniziativa dal basso e l’incisività delle forme di lotta, la diffusione di rapporti di lavoro precari, il senso di impotenza spingono alla rassegnazione.
Una nuova legislazione sugli appalti è necessaria.
Come delegati tuttavia siamo “sul pezzo”. E non ci tiriamo indietro. In fin dei conti i lavoratori chiedono soltanto di essere rispettati!


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