Non lottano solo per sé. Lo fanno per tutti! - il fast-food global movement negli Stati Uniti - di Héctor Figueroa

Pubblichiamo l’articolo che un sindacalista americono ha scritto appositamente per “Reds”: Héctor Figueroa è Presidente del Local 32B-J della Service Employees Union. 32BJ SEIU è il più grande sindacato dei “property service workers”, i lavoratori dei multiservizi. Con un linguaggio totalmente diverso dal nostro, vengono descritte la stessa volontà e la stessa dignità del lavoro. Proletari di tutto il mondo uniamoci!


Il giorno dopo aver abbandonato il suo lavoro in un fastfood Taco Bell di Kansas City in maggio, Kenny Miller salì su un autobus di linea con indosso una maglietta con lo slogan della lotta dei lavoratori dei fastfood per i 15 dollari (circa 10 euro) orari. L’autista gli chiese se era uno dei lavoratori dei fastfood che avevano partecipato allo sciopero il giorno prima e, quando Kenny rispose: «Sì», successe qualcosa di sorprendente. L’autista annunciò agli altoparlanti: «Abbiamo a bordo uno dei lavoratori dei fastfood che hanno scioperato!» e ogni persona sul bus si alzò in piedi ed applaudì Kenny per il suo coraggio e per aver lottato non solo per se stesso e per la sua famiglia, ma anche per la comunità.
L’esperienza di Kenny non è l’unica. Gli americani stanno iniziando a rendersi conto del fatto che un salario minimo di 7,25 dollari l’ora o poco più non è semplicemente sufficiente a mantenere una famiglia. I lavori nei fastfood, che costituiscono la parte maggiormente e più rapidamente in crescita della nostra economia, offrono un salario così basso che più della metà dei lavoratori di questo settore è obbligata a far affidamento su programmi di assistenza pubblica. Attraverso tali programmi di assistenza i contribuenti stanno sovvenzionando i bassi salari di compagnie di fastfood altamente redditizie – per la bellezza di 7 miliardi di dollari all’anno. I funzionari eletti, gli economisti e anche i normali cittadini americani capiscono che il denaro nelle tasche delle famiglie che lavorano – soprattutto quelle nel settore maggiormente e più rapidamente in crescita – fa bene all’economia e loro credono che nessuna persona che lavori duramente debba vivere in povertà.
Come disse il giornalista televisivo americano Chris Hays, «la campagna dei lavoratori dei fastfood per i 15 dollari orari e il diritto di formare un sindacato hanno totalmente cambiato la politica della nazione». Quando la campagna iniziò meno di due anni fa con 200 lavoratori che scioperavano a New York City, nessuno avrebbe mai immaginato che potesse guadagnare così tanto potere e slancio come possiede ora. Rispetto a quelli di qualche mese fa, gli scioperi si sono diffusi a oltre 150 città in tutti gli Stati Uniti e oltre 30 nazioni in tutto il mondo si sono unite alla protesta dei lavoratori dei fastfood per un salario più adeguato e per i diritti sindacali.
In Italia, a meno di 24 ore dopo che il #Fast-FoodGlobal ha rivoluzionato il mondo intero, i lavoratori del settore dell’hospitality, tra cui i lavoratori nelle catene di fastfood, hanno scioperato a Roma, Milano e Venezia. Battendosi per il rinnovamento del contratto nazionale con i datori di lavoro, stanno anche affrontando questioni simili a quelle dei lavoratori di fastfood degli Stati Uniti e questo è il motivo per cui stavano chiedendo la fine dei salari bassi e del lavoro precario. E le proteste indotte dai lavoratori di fastfood in Italia e nelle altre nazioni del mondo stanno solo facendo sempre più pressione su queste società di capitali redditizie per pagare i loro dipendenti con un salario decente e per dar loro il diritto a costituire un sindacato senza ritorsioni.
Ad ogni svolta la campagna dei lavoratori di fastfood ha continuato ad espandersi e sta tenendo in pugno McDonald’s e gli altri giganti del fastfood, che attendono nervosamente per vedere quale sarà la prossima mossa di questi lavoratori. Ciò ha completamente cambiato le dinamiche del potere in un’impresa che tradizionalmente non permetteva ai lavoratori di reagire a maltrattamenti. Per tutte le organizzazioni dei lavoratori è stato chiaro che il furto di stipendio era una questione di primaria importanza – visto che le aziende costringevano i lavoratori a lavorare oltre il loro orario normale senza essere pagati per lo straordinario, oppure ad lavorare nelle pause che gli stessi lavoratori non applicavano alle loro presenze. I lavoratori intentarono molteplici azioni legali contro McDonald’s nel tentativo di porre fine a queste pratiche illegali.
E verso la fine di maggio portarono la loro richiesta di aumento di salario direttamente a McDonald’s, protestando davanti al quartier generale di McDonald’s nella periferia di Chicago. Furono arrestati più di 100 dipendenti di McDonald’s.
Gli scioperi e le proteste dei lavoratori di fastfood in tutto il Paese hanno alimentato il dibattito su come poter rifare la nostra economia e ricostruire la classe media. I lavoratori dei fastfood sono diventati il volto della disuguaglianza dei redditi, che il presidente Obama ha chiamato “la più grande sfida del nostro tempo”, e i funzionari eletti e i governi locali stanno ora pensando alla campagna dei fastfood per trovare le risposte. Mentre il dibattito sul salario minimo negli Stati Uniti consisteva nel decidere se aumentarlo o no, la discussione si è ora concentrata su quanto aumentarlo e le città americane da Chicago a San Francisco stanno considerando un salario minimo di 15 dollari l’ora - impensabile prima delle proteste dei lavoratori. Seattle è appena diventata la prima città a passare ad un salario minimo di 15 dollari.
È chiaro che i lavoratori dei fastfood come Kenny stanno solo diventando più coraggiosi man mano che la loro battaglia per i 15 dollari guadagna adesione nel Paese e inizia ora a diffondersi in tutto il mondo. È incredibile vedere ciò che hanno conquistato questi lavoratori in meno di due anni e non vedo l’ora di scoprire cosa saranno in grado di portare a termine Kenny e i suoi colleghi nei prossimi due anni, rimanendo sempre uniti.


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