Senato da abolire, se Renzi insegue Grillo - di Frida Nacinovich

Reds n 04_2014 Hits: 1488

Come Totò Schillaci con il suo allenatore, Pietro Grasso è del tutto d’accordo a metà con Matteo Renzi. Il conducator di Rignano sull’Arno vuole abolire il Senato. Non è del tutto vero. Ma lo slogan è efficace, per giunta viene rilanciato dai media di ogni ordine e grado, diventa discussione da bar. Il presidente del Consiglio può essere soddisfatto. Toh Grillo, prendi e porta a casa. I cittadini elettori che ce l’hanno con la casta, con i politici “che sono tutti ladri”, non hanno più il Movimento cinque stelle come unico referente, possono contare anche sul partitone tricolore grazie al nuovo corso renziano. La seconda carica dello Stato alza però rispettosamente il dito. Avverte il popolo italiano – compreso l’attuale inquilino di Palazzo Chigi – che ridurre la rappresentanza democratica non è una grande idea, né una vittoria per il popolo. Per qualunque popolo, non solo quello italiano. Non c’è dubbio, sottolinea Grasso, che anche le istituzioni debbano risparmiare, così come sono costrette a fare tante famiglie. Ma tagliare gli eletti del popolo, mettendo al loro posto figure istituzionali come i sindaci - che sono anch’essi eletti dal popolo ma per fare un altro mestiere – sa tanto di gioco delle tre carte. Piuttosto palazzo Madama potrebbe dedicarsi alla discussione dei temi sempre molto concreti che sono oggi affrontati nella conferenza Stato-Regioni. Non cose di poco conto, basti pensare alla sanità, ai trasporti pubblici, alle infrastrutture. Renzi e Grasso, così come la stragrande maggioranza degli italiani, ritengono che l’attuale bicameralismo italiano sia rivedibile. Non solo per un problema di costi quanto per una sostanziale farraginosità nei meccanismi decisionali. Ma c’è modo e modo per riformare uno dei principali organi dello Stato. Renzi la fa facile facile, inseguendo Beppe Grillo sul terreno preferito dell’ex comico genovese. Ma la democrazia non si fa solo con i sondaggi in rete e neppure con escamotage populisti che nascondono, per l’appunto, gli spazi di rappresentanza democratica. 

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