le primarie e il lavoro: che pensa il Pd della Cgil? - di Paolo Repetto

Le risposte di Cuperlo, Civati e Pittella alle domandi di “Reds”

Abbiamo messo a confronto le posizioni dei quattro candidati alla segreteria del Pd a proposito dei temi sindacali: ecco i risultati

Quattro candidati per una poltrona. La corsa al vertice del Partito Democratico è parecchio accidentata, e non soltanto per far fronte alla girandola di notizie sui presunti brogli in materia di tesseramento. Il punto è politico e una domanda vien da sé: come si confrontano i protagonisti dell’interclassismo, ormai congenito, del principale partito del centrosinistra con il tema del lavoro e con i suoi rappresentanti? E visto che si sta parlando dell’ex Pci, che rapporto ha eventualmente mantenuto (o intende mantenere) il Pd con la Cgil?

E’ sufficiente scorrere le agenzie di stampa degli ultimi sei mesi per rendersi agilmente conto che che l’agenda la sta dettando Matteo Renzi, il favorito. Il 29 ottobre ha definito la sua traccia: “Con me alla segreteria – ha spiegato – la Cgil farebbe fatica a mettere bocca sul partito”. Il Pd, ha aggiunto, “non sarà la cinghia di trasmissione della Cgil”. Messaggio chiarissimo, che va a rafforzare le numerosissime prese di posizione diffuse dal sindaco di Firenze nei mesi addietro, volte a dimostrare (con accenti polemici piuttosto forti) che la Cgil si sarebbe ridotta ad un luogo di rappresentanza di pensionati garantiti. Il 30 giugno, ad esempio, Renzi aveva affermato che “parte del sindacato in Italia difende le prerogative di pochi, piuttosto che l’interesse di tutti. Ci credo: quando c’hai il 75 per cento dei pensionati, hai difficoltà a caricarti i precari...”. E per evitare dubbi in merito al destinatario della polemica, il primo cittadino del Giglio aveva aggiunto una stilettata, nel tentativo di demolire un preoccupato studio sull’occupazione diffuso dall’Ires-Cgil in quei giorni: “Dire che l’Italia ripartirà nel 2076 è terrorismo psicologico!”.
Essendo gli altri candidati gli outsider Gianni Pittella (europarlamentare) e Pippo Civati (‘grillo parlante’ lombardo e deputato), non stupisce che le attenzioni dei media alla ricerca di gossip politico-sindacale si siano riversate sull’uomo ‘di partito’ Gianni Cuperlo (anche lui parlamentare alla Camera), considerato il più vicino alle posizioni di Corso Italia. In realtà, l’interessato non ha mai fatto parlare di sé in tal senso: si è limitato, in alcune circostanze, a fornire appoggio sostanziale a chi ha promosso rivendicazioni sul terreno sociale. “Io penso che nella riforma Fornero – ha affermato Cuperlo a fine ottobre – ci siano segni abbastanza evidenti di iniquità sociale, a partire dalla questione degli esodati, che sono diretto prodotto della riforma Fornero. E io credo che quella riforma vada cambiata perchè non contiene alcuna gradualità nell’innalzamento dell’età pensionabile. Non so se sorprendermi della dichiarazione di Matteo Renzi – ha aggiunto – visto che anche lui ritiene che la questione degli esodati vada risolta. Ma so che se lui considera la riforma Fornero una buona legge abbiamo una idea diversa di come vadano affrontati problemi urgenti che riguardano l’equità sociale”.
Più problematico (ma almeno esplicito) l’approccio di Pippo Civati che, interpellato da Reds, ha spiegato che “la Cgil ed il sindacato tutto, risentono, al pari delle altre istituzioni, di una forte crisi di rappresentatività. Parte del problema risiede nella frammentazione delle identità lavorative e delle tutele. Se da un lato il lavoro industriale tradizionalmente rappresentato è in costante erosione, dall’altro i lavoratori autonomi non trovano risposte adeguate nel sindacato tradizionale, anche se alcuni segnali positivi, a dirla tutta, arrivano dalle recenti aperture fatte dalla Cgil all’Acta, l’associazione di categoria del terziario avanzato”.
L’analisi di Civati non nasconde una preoccupazione: “In tutto il mondo, è statisticamente dimostrato, all’indebolimento dei sindacati corrisponde un aumento delle diseguaglianze. Tuttavia affinché la Cgil (unitamente agli altri sindacati italiani) possa tornare ad essere un importante fattore di ricostruzione sociale non può immaginare di restare uguale a se stessa: riteniamo – ha proseguito Civati – che occorra cambiare prospettiva, mettendo al centro la dignità del lavoro come questione unificante tra lavoro indeterminato (spesso a bassa qualità) e vero lavoro autonomo (spesso autonomo solo nominalmente) superando un dualismo che è spesso solo formale”.
Forse più ottimista, nei possibili rapporti tra Cgil e Pd, appare Gianni Pittella: “Anche per la mia formazione e militanza laburista – spiega a Reds – ho sempre ritenuto fondamentale il ruolo sociale e politico del sindacato ed ho apprezzato l’azione che la Cgil ha svolto per lo sviluppo non solo economico dell’Italia. Forse, a volte, non ne ho condiviso appieno alcune scelte che mi sono apparse un po’ troppo rigide, ma comprendo che un’organizzazione così grande e così complessa e con un’identità così definita non possa dall’oggi al domani cambiare pelle. Riconosco a Susanna Camusso – continua l’europarlamentare – che la guida con capacità il coraggio di avere aperto ai giovani e alle donne le porte di una grande organizzazione sino a poco tempo fa molto tayloristica e maschile; la Cgil ha presentato ormai qualche mese fa alle forze politiche e sociali il suo Piano per il lavoro: uno sforzo enocomiabile di dare sistematicità alle proprie strategie per l’uscita dalla crisi. Ritengo molto importante che anche sul piano sindacale le politiche, le strategie, le azioni trovino come riferimento e cornice lo scenario europeo. Certo è che tale sforzo, bene accolto, se ricordo, dalle forze politiche di centro sinistra, stenta a farsi realizzazione: ritengo – sottolinea – che le attività di concertazione sociale debbano riprendere slancio e soprattutto che, agli annunci del Governo debbano fare seguito interventi più determinati”. Da Pittella giunge, infine, un richiamo alle ‘prove’ di unità sindacale: “Convengo sullo sforzo che la Cgil ha fatto e fa di procedere unitariamente con Cisl e Uil nonostante alcuni trascorsi turbolenti. Ma senza le grandi organizzazioni sindacali, senza la Cgil, nessuno può pensare di trovare una soluzione ai problemi di oggi”.


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