Una firma necessaria


“I referendum sono una occasione per riportare in cima all’agenda della politica i temi del lavoro e della condizione operaia, e anche per riunire in un progetto partiti, movimenti e forze sociali, iniziando da temi concreti che interessano milioni di persone”. Di fronte alla sempre più drammatica “questione lavoro” ormai emersa non soltanto in Italia ma nell’intera area euro, questa osservazione del segretario confederale Cgil, Nicola Nicolosi, riesce sinteticamente a indicare la portata davvero epocale della battaglia civile referendaria. Legando la sua naturale dimensione di lotta per riconquistare elementari diritti del lavoro e sul lavoro all’ancor più generale scontro politico in atto con i sostenitori europei delle strategie economiche neoliberiste e finanzcapitaliste. Strategie che alla prova dei fatti si sono rivelate fallimentari, e che stanno portando mezzo continente a protestare ogni settimana in piazza: dalla Grecia alla Spagna, dal Portogallo alla Francia, fino addirittura all’iper finanziarizzata Inghilterra.
A confermare l’importanza della raccolta di firme avviata il 13 ottobre scorso c’è un recentissimo documento dell’Ufficio Studi della Banca d’Italia, che rileva come la facilità dei licenziamenti e la moltiplicazione del lavoro precario non solo non aiutino la produzione, ma neppure la produttività e la competitività. In parallelo, gli ultimi rapporti diffusi dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) registrano che le “riforme” degli ultimi anni dei governi Berlusconi e Monti non hanno minimamente favorito lo sviluppo di nuova occupazione. Anzi, sta accadendo il contrario. Non è un caso quindi che la raccolta delle firme ai banchetti referendari stia vedendo lavorare fianco a fianco attivisti delle forze politiche che sostengono i referendum insieme a delegate e delegati sindacali, e a giovani e meno giovani precari e disoccupati, già colpiti dall’effetto pratico delle politiche governative. Perché in discussione, ricordiamo ancora una volta, ci sono principi basilari come la democrazia sindacale e il diritto ad avere un lavoro qualificato, con le sue tutele e il suo adeguato salario.

Riccardo Chiari


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