Se gli utenti si autorganizzano

Aumenta la domanda, diminuisce l’offerta, ristagnano e addirittura si riducono i finanziamenti. Di fronte a questo paradosso tutto italiano, i pendolari ferroviari si sono autorganizzati per denunciare lo stato delle cose e farsi sentire. Dai 650mila lombardi che ogni giorno prendono il treno ai 540mila laziali (e abruzzesi), solo per ricordare le due regioni con il maggior numero di cittadini-utenti, sono nati comitati su comitati, in ogni angolo della penisola.

Solo per fare qualche esempio ci sono i bergamaschi (www.quellideltreno.com e quelli della tratta Milano-Cremona-Mantova (www.inorario.com), i pendolari viterbesi (www.mosp.it) e quelli reatini, i piemontesi della Novara-Milano e il coordinamento dei pendolari liguri, gli agguerriti piacentini (digilander.libero.it/pendolaripiacenza) e i toscani che fanno capo alla Federconsumatori. Sempre pronti a denunciare assurdità come l’avvenuta riduzione degli Intercity sulle tratte che collegano le provincie alle metropoli, e più in generale per dire “no” ai tagli. Le proteste sono segnalate ogni giorno dai media locali. E assumono rilievo nazionale quando, come nel dicembre scorso a Genova, Torino, Milano, Roma, Salerno, Reggio Calabria, Venezia-Mestre, Piacenza e Pistoia, vengono organizzati blitz di protesta in contemporanea. Per il potenziamento del trasporto regionale e perché il servizio universale (Intercity ed Espressi), che vede anno dopo anno ridurre l’offerta nell’orario di Trenitalia, torni all’ordine del giorno. “Non si provi a rispondere che è una questione di risorse – ammonisce Edoardo Zanchini vicepresidente di Legambiente - perché ogni anno si spendono diversi miliardi di euro solo per soddisfare le richieste delle lobby delle grandi opere e di quelle dell’autotrasporto. Mentre investire sui treni pendolari è la migliore risposta che si può dare agli italiani in un momento di crisi”. Ma fra gli amministratori e i politici, si uniscono alle denunce dei comitati dei pendolari solo quelli che vivono sulla loro pelle la difficoltà di raggiungere, in orario e con sufficiente comodità, i luoghi di lavoro.

Riccardo Chiari


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