Mercato del lavoro, riforma al contrario

La controriforma del mercato del lavoro è legge.
I lavoratori sindacalmente e politicamente attivi sanno che la tutela contro il licenziamento ingiustificato si è fatta più difficile. I padroni hanno un’arma in più. I lavoratori sottoposti a licenziamento economico avranno strumenti in meno per opporsi al licenziamento anche nelle procedure per licenziamenti collettivi ai sensi della legge 223. Questa è la conseguenza della modifica dell’articolo 18.
Da oggi in caso di licenziamenti collettivi i lavoratori che fino ad oggi hanno potuto utilizzare gli ammortizzatori sociali previsti dalla Legge 223 vedranno ridotta la quantità e qualità degli stessi ammortizzatori. Impareremo sigle nuove: Aspi, mini Aspi, ecc. Scompariranno cassa integrazione e mobilità nelle forme che abbiamo conosciuto. Sarà peggio. Anche il sindacato avrà strumenti in meno.
I lavoratori precari rimarranno condannati alla loro condizione, mentre per i giovani la precarietà diverrà la condizione ordinaria. Dovevano superare la legge 30; l’hanno sottoposta ad un lifting restaurativo. Il lavoro a chiamata, l’associazione in partecipazione, i contratti a progetto e di collaborazione restano. Resta la truffa semantica delle partite Iva.
Per i lavoratori dipendenti più esposti, quelli degli appalti, viene cancellata larga parte della normativa che li tutelava. I tagli delle spesa pubblica colpiranno, assieme ai dipendenti pubblici, la grande massa dei lavoratori addetti ai servizi alla persona, al pulimento, ai servizi di vigilanza, alla ristorazione, di quelli che hanno preso il posto di quelle prima svolte direttamente dai dipendenti pubblici nelle scuole, nelle biblioteche, negli ospedali.
Rimbocchiamoci le maniche.

Andrea Montagni


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