Dalla signora in rosso ai signori in nero - di Frida Nacinovich

Magari i più giovani non lo possono ricordare, ma alla metà degli anni ottanta, quando i computer muovevano i loro primi passi, ebbe grande successo un film-commedia, grazioso e divertente, nel quale due adolescenti ‘costruivano’ davanti allo schermo la ragazza dei loro sogni. I due giovani nerd facevano uscire dalla scatola magica - perché a quei tempi computer e tv erano grossi, ingombranti parallelepipedi - niente meno che la bellissima signora in rosso, Kelly Le Brock. Quello che è successo nella politica in questo 2018 in qualche modo ricorda l’esperimento semi-fantascientifico dei due ragazzi. Ma al posto della donna dei sogni gli italiani hanno elaborato al computer i politici-giustizieri delle promesse non mantenute, dei sogni che non si sono realizzati. Quelli che, per dirla con le parole dell’icona rock Jim Morrison “sono solo stupide menzogne”. Perché all’alba le paure sono reali, veri e propri incubi a occhi aperti, da quello di perdere il lavoro e non trovarne un altro, a quello di non poter passeggiare liberamente per le strade delle proprie città, alla mercé di malintenzionati.

È la povertà che culla il degrado. Dai computer ipertecnologici degli italiani di oggi, dai loro tablet, dai loro smartphone, è venuto fuori il partito-non partito fondato da un comico apocalittico e da una concessionaria di pubblicità. Capace in soli dieci anni di vita di riscuotere l’apprezzamento di un italiano su tre (perché chi non vota ha sempre torto, non dimentichiamolo). Anche il leader di questa formazione politica, Luigi Di Maio, sembra disegnato al computer, tanto è ‘perfettino’ nella impersonificazione del giovane politico in ascesa. Mai in maglietta, mai in jeans, a suo agio in ogni situazione. Perfino quando sceglie come compagno di avventura un ex paladino padano, Matteo Salvini, convertito in questi durissimi anni di crisi alla declinazione più becera della Lega Nord di Umberto Bossi. Quella, per intendersi, del tristemente celebre Mario Borghezio e dello sceriffo trevigiano Gentilini, sindaco pioniere di una nuova leva di primi cittadini che alimentano la loro popolarità con la repressione nei confronti dei marginali, dei poveri, dei più deboli della società, degli immigrati. Salvini e Di Maio sono la nuova frontiera di una politica che degli annunci pubblicitari, degli spot, delle frasi a effetto, ha fatto un’arte.

Nella vecchia scatola magica, che oggi può addirittura avere lo spessore di un foglio di carta, si sono materializzate le angosce degli italiani e delle italiane del terzo millennio. Un segno dei tempi, che all’ingenuo ottimismo per il futuro degli anni ottanta ha sostituito un cinico, disincantato pessimismo basato sul rancore. Di qui una proposta politica, egemonizzata dalla Lega, che trova sponde in Europa nelle forze considerate più di destra: la tedesca alternative fur deutschland, il front national francese, i leader autoritari polacchi, ungheresi. Dalla signora in rosso Kelly Le Brock ai signori in nero Salvini e Di Maio.

La Cgil, presidio di democrazia contro la barbarie - di Giacinto Botti

Il congresso della CGIL è iniziato. E’ il momento più alto e significativo della vita e della prospettiva dell’organizzazione; non può essere vissuto come un atto burocratico o un appuntamento di routine. Mai come oggi, a fronte di uno scontro globale tra capitale e lavoro dinanzi ai cambiamenti politici e sociali avvenuti in Europa, a fronte di una sconfitta di dimensioni storiche della sinistra italiana in favore di una destra xenofoba, razzista e sovranista che ha conquistato il consenso sociale e il voto di una parte consistente del mondo del lavoro, abbiamo bisogno di un congresso innovativo, partecipato, capace di coinvolgere gli iscritti, i delegati facendoli sentire protagonisti in un’organizzazione democratica nella quale il pluralismo delle idee, il confronto programmatico siano risorse vitali.

Lavoro-Società - Per una CGIL unita e plurale ha contribuito a costruire, com’è nella storia della sinistra sindacale, il documento congressuale “Il lavoro è”, attraverso il contributo preparatorio firmato da oltre 700 iscritti e con gli emendamenti consegnati alla commissione politica.

La CGIL si fonda sui principi e i valori della Costituzione, vive della partecipazione militante dei suoi iscritti e dell’esercizio della contrattazione; è la risposta collettiva non corporativa ai bisogni, alle ansie, alle condizioni materiali che vivono milioni di persone, per rimettere al centro il lavoro.

La perdita di connessione tra sinistra e lavoro, la distanza dalle condizioni materiali dei lavoratori che ha prodotto una sconfitta storica. Noi non ci rassegniamo all’imbarbarimento della società, all’indifferenza di fronte alla morte di migliaia di migranti in mare non accettiamo la criminalizzazione delle ONG, la chiusura dei porti e la guerra tra poveri. La CGIL è un presidio di democrazia, di solidarietà e di coesione tanto più importante ora, che sta montando un’onda nera da contrastare su tutti i fronti: politici, valoriali e sociali.

Città della Scienza (Napoli), un rilancio necessario - di Alfonso Fraia

La FILCAMS CGIL e i lavoratori determinati e determinanti nella lotta contro ogni tentativo di affossare questa esperienza

[“Reds” ha sempre seguito con attenzione la vicenda di Città della Scienza, simbolo del riscatto di Napoli, tutta Lavoro Società, confederale e di categoria, ha accompagnato la lunga e difficile vertenza che la FILCAMS CGIL di Napoli e Campania e i lavoratori hanno sostenuto per difendere il progetto e i posti di lavoro. La Città della Scienza è stata luogo di una importante iniziativa della FILCAMS CGIL nazionale]

Città della Scienza sorge a Napoli, sui terreni dell’ex Federconsorzi, nel deserto post-industriale di Bagnoli, l’ex area dell’acciaio, della chimica agro industriale e dell’eternit. Per più di 20 anni, tra mille peripezie e crisi ricorrenti, ha svolto la sua funzione di attrattore fondato sulla mission della divulgazione scientifica per la costruzione di una società democratica fondata sulla conoscenza. Belle parole e obbiettivi ambiziosi che, pure tra difficoltà e contraddizioni, grazie soprattutto all’opera e ai sacrifici dei lavoratori, la struttura ha provato a perseguire con coerenza. Il 4 marzo 2013 una mano criminale, per motivi ancora ignoti, ha causato un rogo in cui sono andate distrutti 10.000 mq di aree espositive, cioè tutto il Museo inaugurato nel 2001 sul mare del golfo di Pozzuoli.

I lavoratori hanno reagito, resistito. Mesi e mesi senza stipendio, decurtazioni delle retribuzioni, CIG in deroga a zero ore per oltre il 60% dell’organico su un arco complessivo di tre anni. Sembrava, ci dicevano, che ce l’avevamo fatta, che ci attendevano magnifiche sorti e progressive. Poi qualcosa si è definitivamente rotto. E’ emerso, e ha prevalso, il nuovismo tecnocratico dei tempi correnti, piegato ad una visione tutta volta a quel vacuo concetto di innovazione declinato da inutili anglicismi e denari (pubblici) utilizzati spesso per l’acquisizione di prestigio e consenso personale. La frattura tra quello che doveva essere e quello che realmente stava diventando Città della Scienza è apparsa così evidente ed insanabile. Questa, semplificando al massimo, la cifra della gravissima crisi economica e finanziaria che ha investito Città della Scienza – crisi causata da una conduzione a dir poco malsana da parte della precedente gestione – e che ha condotto, su richiesta dei lavoratori e del suo fondatore Vittorio Silvestrini, al commissariamento della struttura.

Il Commissario ha accertato che la situazione è più grave di quanto si volesse far credere e che solo sul bilancio 2016 vi è un passivo di 7.225.000 euro invece dei 2.000.000 di disavanzo dichiarati dall’ex segretario generale e dal vecchio CdA.

Non sappiamo ancora qual è il passivo del 2017.

A questo si aggiunga che, dopo l’incendio doloso del 2013 che distrusse il Museo lato mare, la Fondazione ha riscosso un indennizzo assicurativo di circa 15 ml di euro che sono stati altrimenti utilizzati, in modo a noi ignoto, dalla mai avvenuta ricostruzione.

Il rischio, oggi, è che affidandosi agli stessi protagonisti di ieri - fautori della restaurazione dello status quo ante - verrebbero inficiate le potenzialità di ripresa di Città della Scienza, poiché tali figure, che si sono strenuamente opposte alla soluzione istituzionale oggi in essere, vorrebbero dimostrarne l’impossibilità di un funzionamento efficace e boicotterebbero – come già accade in alcuni casi – le attività e gli investimenti necessari alla sua stabilizzazione e al suo rilancio.


Città della Scienza: la professionalità del personale è una ricchezza

Il Commissario ha accertato che la situazione è più grave di quanto si volesse far credere e che solo sul bilancio 2016 vi è un passivo di 7.225.000 euro invece dei 2.000.000 di disavanzo dichiarati dall’ex segretario generale e dal vecchio CdA. Non sappiamo ancora qual è il passivo del 2017.

A questo si aggiunga che, dopo l’incendio doloso del 2013 che distrusse il Museo lato mare, la fondazione ha riscosso un indennizzo assicurativo di circa 15 ml di euro che sono stati altrimenti utilizzati. In modo a noi ignoto, dalla mai avvenuta ricostruzione.
Città della Scienza è a rischio perché la cattiva politica, responsabile della gestione, ha un solo modo di nascondere le responsabilità del passato: affidarsi ai protagonisti di ieri, fautori della restaurazione del vecchio sistema di potere; questi sono coloro che si sono strenuamente opposte alla soluzione istituzionale oggi in essere e che vorrebbero dimostrarne l’impossibilità funzionamento efficace ostracizzando le attività e gli investimenti necessari alla stabilizzazione e al rilancio di Città della Scienza. Occorre quindi un cambio di passo, una chiara e inequivocabile inversione di rotta, che non può non passare attraverso la ridefinizione di ruoli e responsabilità. È necessaria una rottura netta con gli uomini e i metodi del passato.

Noi sosteniamo che Città della Scienza e la sua mission centrale e originaria - la divulgazione scientifica per la costruzione di una società democratica della conoscenza - debbano essere sostenute per il loro alto valore sociale e che è impensabile, perché non accade al Mondo per nessuna esperienza analoga, ipotizzare un’autosufficienza economica che prescinda da una sostanziale, stabile e qualificante contribuzione pubblica. D’altro canto la sostenibilità economica e la redditività di spazi ed iniziative devono essere un obiettivo prioritario per tutta la struttura.

Perché le condizioni appena accennate si realizzino, sono fondamentali due passaggi: il cambio dello Statuto e un’analisi delle attività da noi svolte tesa a valutarne la congruenza economica e sociale con gli obiettivi della Fondazione.

Siamo convinti che una riforma dello Statuto innanzi tutto debba dare alle Istituzioni di riferimento, a partire dalla Regione Campania, il giusto peso in proporzione all’effettivo sostegno economico di cui sono portatrici e che per fare questo vadano necessariamente rivisti composizione ed equilibri dell’Assemblea dei soci. Per tutelare stabilità e autonomia della struttura, mettendola al riparo dai venti imprevedibili dei mutamenti politici e da tentazioni autoreferenziali di gestioni personalistiche, un nuovo Statuto dovrebbe anche evitare, con norme ad hoc, la concentrazione e sedimentazione di cariche e poteri sine die.

Gli spazi e il patrimonio di Città della Scienza offrono potenzialità di non poco conto, che possono essere messe a valore a patto che vengano eliminati gli sprechi, razionalizzate le risorse e che venga valorizzato, e in taluni casi riqualificato, il personale; è indispensabile eliminare quei rami di attività che non portano benefici economici e tantomeno rispondono alla mission dell’Istituzione.
Nel drammatico panorama produttivo degli ultimi trenta anni, Città della Scienza rappresenta un’occasione unica di rilancio del territorio e di diffusione di una rinnovata cultura del Lavoro e della coesione sociale; è necessario procedere, con modalità avanzate, sul terreno delle relazioni industriali così da realizzare un confronto virtuoso ed efficace, volto migliorare la qualità della vita dei lavoratori e l’impatto della struttura sul territorio.

Uomini per tutte le stagioni - Redazione

I lavoratori di Città della Scienza, con la FILCAMS e la CGIL di Napoli e della Campania, hanno condotto una lotta culminata in 40 giorni ininterrotti di sciopero che ha portato al commissariamento della struttura per accertare la verità sullo stato delle condizioni economiche della stessa. Ancora oggi la CGIL è impegnata a tutti i livelli a sollecitare e appoggiare l’opera di accertamento e risanamento del Commissario. A Città della Scienza fino a pochi giorni fa esistevano due sigle: la FILCAMS CGIL e L’USB.

Oggi, non in quei giorni drammatici, si costituisce una nuova rappresentanza sindacale che vede partecipe il gruppetto di quadri con funzioni direttive che aveva contrastato lo sciopero. Tra questi spicca Gianfranco Nappi, già deputato del PCI e di Rifondazione Comunista, assessore regionale e esponente di spicco della “sinistra” campana. Non vorremmo che fosse un tentativo di dividere i lavoratori da parte della vecchia gestione ostacolando politicamente il risanamento della struttura.

Nonostante tutto, ci auguriamo che la nuova rappresentanza e la UIL, organizzazione con la quale condividiamo tanti percorsi unitari, appoggino anche esse l’operazione di accertamento della verità condotta dal Commissario, anche al fine di individuare le responsabilità di una situazione tanto grave, tutelando così davvero gli interessi generali della struttura e dei lavoratori.

Non c'è turismo senza tutele - Andrea Montagni

Una campagna per dare maggiori tutele ai lavoratori stagionali. Sui social, ma soprattutto a diretto contatto con i luoghi di lavoro: dalle spiagge alle città d’arte

Con l’estate alle porte il turismo riprende quota. Stando ai numeri, sarebbe il settore economico del nostro paese più vicino all’uscita dalla crisi. Ma si tratta di un settore in cui la precarietà e l’attacco ai diritti del lavoro hanno prodotto e producono forme di sfruttamento e di violazione contrattuale molto diffuse.

È una situazione che si ripete negli anni, ad ogni stagione, anche in quelle aree in cui il sindacato ha lavorato di più per la destagionalizzazione, per dare stabilità al lavoro. C’è evidentemente una responsabilità delle imprese, in un paese in cui ancora non si vuol capire che il lavoro è centrale, e lo è per ogni settore. Nel turismo, forse, questa importanza è ancora maggiore, perché il lavoro qualifica l’offerta. I lavoratori sono i primi “ambasciatori” del turismo nei confronti degli utenti, tanto più di quelli stranieri in visita nel nostro paese. Quindi non mettere al centro il lavoro e le sue norme significa, al di là della facile propaganda, non aver realmente compreso che il turismo può rappresentare una grande risorsa, ancora sottoutilizzata, per rimettere al centro la dignità e la qualità dei lavoratori, e quindi dei “servizi” offerti e dell’immagine stessa del paese.

Si preferisce, invece, praticare ancora l’idea che il lavoro turistico sia un impiego mordi e fuggi, che possa giustificare retribuzioni spesso in grigio o in nero, con forme contrattuali che non rispettano il contratto nazionale di lavoro. È una logica sbagliata, basata sul risparmio immediato e il non riconoscimento della giusta dimensione del lavoro.

Eppure le regole per tutelare il lavoro stagionale in Italia esistono, quindi quello dello sfruttamento selvaggio è un problema soprattutto di scelte e responsabilità delle aziende, e di mancanza di controlli da parte delle autorità pubbliche. Ne è eloquente testimonianza il numero di vertenze per i mancati pagamenti, per gli orari eccessivi e i riposi negati, con cui ogni anno si chiude la stagione turistica.

Nel turismo inoltre si registra spesso una scarsa consapevolezza dei propri diritti. I lavoratori a volte non conoscono il proprio contratto. C’è bisogno di una sorta di rialfabetizzazione costante a partire dai giovani, che magari svolgono l’attività stagionale durante la pausa nel percorso scolastico. C’è sicuramente una scarsa consapevolezza dell’esistenza di norme e regole, a partire dai contratti nazionali di lavoro, e quindi anche dei propri diritti e dei propri doveri.

Di qui nasce l’idea della campagna di informazione e comunicazione della Filcams Cgil “Non c’è turismo senza tutele”, per informare i lavoratori sulle tutele a cui devono poter avere accesso, con una pagina dedicata sul sito del sindacato. La Filcams diffonderà la campagna utilizzando tutti gli strumenti possibili, ma mantenendo un punto saldo: sarà lì dove i lavoratori passeranno la stagione a lavorare: sulle spiagge, nelle città d’arte e nelle sedi sindacali, che non chiuderanno durante il periodo estivo.

Al termine della stagione, poi, la Filcams sarà con le lavoratrici e i lavoratori, per dare loro tutte le informazioni anche sui diritti di precedenza, per controllare le buste paga e la loro esperienza lavorativa. Sarà una campagna social, ma sarà anche, com’è nella storia della nostra organizzazione, una campagna che vedrà la Filcams nei luoghi di lavoro.

[Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con Leopoldo Tartaglia ed è già comparso con lo stesso titolo su “sinistra sindacale” n. 11 del 2018]