In viaggio da Venezia a Roma (passando per il Cile e l'Argentina) - di Andrea Montagni


Michele Carpinetti, dirigente sindacale Filcams, si cimenta con successo come scrittore

E’ un'acuta descrizione dell’Italia del passato e del presente, della storia del movimento operaio ma non solo

 

“Caìgo” è scritto come una sceneggiatura e come ogni sceneggiatura ha qualcosa di sospeso, perché l’esito finale dello scritto deve per forza risolversi nell’immagine e nella recitazione


La lettura di Caìgo di Michele Carpinetti (sì, sì, proprio “quel” Carpinetti, il compagno che in FILCAMS nazionale coordina le nostre politiche sulla bilateralità!) si presta a diverse chiavi di lettura.
Ma, prima di tutto, alcune considerazioni a premessa sulla scrittura. Caìgo è scritto come una sceneggiatura e come ogni sceneggiatura ha qualcosa di sospeso, perché l’esito finale dello scritto deve per forza risolversi nell’immagine e nella recitazione. Abbisogna della parola parlata e non solo di quella scritta, della visione e non solo della descrizione. Potreste consideralo un limite della scrittura, invece lo vedo come un potenziale che il romanzo di Carpinetti ha in sé, una marcia in più. Leggendolo si incontreranno personaggi importanti, qualcuno sullo sfondo e qualcuno – inaspettatamente – con un proprio ruolo.
Dicevo che il romanzo si presta a diverse chiavi di lettura.
E’, per l’appunto, la sceneggiatura di un film che deve essere girato e per il quale si cerca il produttore e si faranno i provini per selezionare i protagonisti.
E’ il resoconto di un viaggio attraverso l’Italia del passato e del presente; un viaggio nella storia – in quella del movimento operaio soprattutto – ma anche nella cultura e nella vita quotidiana.
E’ la rivendicazione della bellezza e della dignità del lavoro manuale fatto di competenze, conoscenze e abilità e del lungo apprendistato che necessita per diventare maestri.
E’ la storia di una militanza totalizzante e del disvelamento delle grandi ragioni, delle grandi speranze e della grande illusione che l’animavano.
E’ una storia di sentimenti, di quelli “buoni” che danno senso alle vite di ognuno e in un certo senso le nobilitano e le rendono utili non solo a se stessi, ma anche e – soprattutto – agli altri.
E’ un atto d’amore per Venezia e gli operai veneziani (il caìgo del titolo è la nebbia che avvolge le terre venete e la città lagunare di primo mattino).
E’ il processo d’iniziazione attraverso il quale il protagonista, Eraldo, mastro d’ascia, militante comunista e uomo reso saggio dal lavoro, dalla vita e dalla militanza stessa, arriva alla definitiva consapevolezza di sé della sua missione terrena, ripercorrendo tutta la sua vita in pochi giorni, confuso tra il sogno e la realtà, ma accompagnato nel suo viaggio da personaggi umanissimi e solidamente consapevoli di quello che sta avvenendo e che ne sono testimoni.
E’ un modo di raccontare con una moderna parabola l’incontro di storie e culture che sono confluite nel partito democratico al quale Carpinetti credo appartenga ancora e che tanto ha significato nella vita sociale del nostro autore che prima di venire con noi in FILCAMS ha fatto un lungo tratto di strada come militante politico e come amministratore. Eraldo consente a Carpinetti di descriversi e “spiegarsi”.
Ecco perché è difficile per me, che mi ostino a definirmi comunista e vivo l’adesione al comunismo come alternativo a qualsivoglia altra ideologia, vedere in Caìgo un “lieto fine” o un nuovo inizio come quello che attende Eraldo “alla fine di un lungo viaggio o dopo aver completato un faticoso lavoro”.
Infine, per capire cosa c’entrino il Cile e l’Argentina del titolo con tutto quel che ho fin qui scritto, cari lettori, vi tocca di leggere il romanzo: Michele Carpinetti, Caìgo, Narcissus SP, 2015, euro 5,99. In vendita on line.

Cgil, non ci siamo proprio - di Kang Sheng

Quanto tempo può andare avanti la CGIL senza che alle decisioni prese e agli orientamenti definiti seguano comportamenti e iniziative capaci di tradurli in azione sociale?
Guardando il lavoro quotidiano dei delegati, degli operatori sindacali, delle categorie e delle camere del lavoro, queste affermazioni paiono ingenerose e prive di fondamento. Ogni giorno decine di migliaia di lavoratrici e di lavoratori, di precari, di pensionati incontrano la CGIL e le sue categorie in azienda o nelle sedi sindacali per affrontare i problemi quotidiani, per impostare vertenze collettive e individuali, per trovare sostegno e organizzazione di fronte alle minacce di licenziamento o per impostare la contrattazione aziendale e di categoria. Non passa giorno, nonostante la sordina che stampa e televisione impongono ai temi del lavoro e sul sindacato, senza che sulle cronache locali o nei notiziari regionali ci sia una notizia che riguardi la CGIL e il suo impegno quotidiano. Nonostante la mancanza di qualsivoglia impostazione unitaria delle politiche rivendicative, sono stati rinnovati contratti collettivi di lavoro in numerosi comparti. Dunque, il sindacato, la CGIL, c’è e denunciarne la mancanza di iniziativa parrebbe proprio una forzatura, eppure…

Eppure nella vita politica del Paese, la CGIL scompare come soggetto politico autonomo capace di incidere con iniziative di peso sulle grandi questioni politiche, economiche e sociali. Due mesi fa, i sindacati degli edili hanno dato vita alla prima manifestazione di massa contro la riforma Fornero, ma senza riuscire a togliere il “primato” dell’iniziativa al nuovo presidente dell’INPS - “ministro aggiunto” del Lavoro e delle politiche sociali, più che presidente dell’INPS a dire il vero - che ha aperto per conto del governo Renzi una nuova fase di attacco al sistema pensionistico pubblico. Sulla controriforma della scuola, la mobilitazione è stata ampia e ha coinvolto, intorno al movimento sindacale, l’intero mondo della scuola e oltre sensibilizzando e mobilitando larghi settori della società civile. E’ stato detto che la mobilitazione prosegue.

Su lavoro e scuola il governo ha scelto la strada dello scontro frontale ed ha vinto prime importanti battaglie.
La CGIL in verità ha già deciso il percorso di contrasto del decreto lavoro attraverso un capillare coinvolgimento delle iscritte e degli iscritti e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica attraverso la elaborazione di una proposta di nuovo Statuto dei lavoratori che ampli ed estenda la sfera dei diritti del lavoro, sulla cui base promuovere anche un referendum abrogativo dell’attuale legislazione del lavoro, facendo sì, questo l’obbiettivo, che la lotta contro il jobs act sia palesemente inclusiva e parli a tutti i lavoratori e non sembri la mera difesa dell’esistente. Ma di tutto questo niente si è ancora tradotto in una iniziativa capace di parlare all’intero Paese. Mentre la reazione a queste sconfitte, dovrebbe essere elemento di maggiore coesione e determinazione. Non è un caso che tutti i soggetti in campo si muovano a prescindere da questo orientamento, quasi come non fosse presente nelle opzioni possibili. Vedi le scelte referendarie su lavoro e scuola e la corsa di altri a porre il cappello sulla seggiola, per primi.

La CGIL soffre anche del fatto di essere vissuta, per effetto soprattutto di una ben orchestrata campagna mediatica, ma anche per propria responsabilità, come un Giano a due teste: c’è un Segretario generale, quello eletto negli organismi preposti, e ce n’è un altro “scelto” e incoronato dalla stampa e dalla televisione – dalla televisione soprattutto! -. Dicono in generale, nella differenza dei toni, le stesse cose, ma il secondo si presta a farle apparire sempre come originali o di sprone. Una situazione che non può durare all’infinito e che produrrà, se non si pone rimedio in tempo, una risoluzione traumatica. E il resto del gruppo dirigente sta a guardare senza scomporsi più di tanto o “facendo il tifo”, invece di porsi il problema dell’azione politica di contrasto a questa tendenza, pur avendo a disposizione la forza e l’impatto degli iscritti organizzati nelle loro categorie e un vero e proprio esercito di delegate, delegati, attivisti che hanno bisogno di essere chiamati democraticamente a partecipare e contare, discutendo, decidendo e mobilitandosi…

Conosco una sola cura: una massiccia dose di volontà. Sta qui la responsabilità che coinvolge per la sua parte ognuno di quanti fanno parte del “corpaccione” della CGIL, delle donne e degli uomini che nelle Camere del Lavoro, nelle categorie, nelle aziende ne costituiscono il gruppo dirigente allargato e l’interfaccia diretto coi lavoratori. Devono assumersi la responsabilità in prima persona di tradurre nei fatti la linea della CGIL, innovando e rischiando del proprio, senza usare come alibi le difficoltà che incontrano o l’inerzia di altri. Il lavoro quotidiano che pure svolgono - e che ho descritto all’inizio di questa riflessione – è importantissimo ma non è più sufficiente.

Gli sherpa che accompagnano gli scalatori sulle cime dell’Everest non sono solo portatori: sono quelli che conoscono meglio la strada e le insidie della montagna.

Coop estense Puglia-Basilicata: lotta e solidarietà fino all'accordo - di Jole Laviola

Il 30 giugno scorso al Ministero del Lavoro, alla presenza del sottosegretario Teresa Bellanova, si chiudeva con la firma di un accordo la vertenza Coop Estense divisione Puglia e Basilicata. La vertenza che era stata aperta a marzo con l’avvio di una procedura di mobilità riguardante 147 addetti di IV, è stata caratterizzata oltre che dalla straordinaria mobilitazione e partecipazione delle lavoratrici e lavoratori, dalla campagna di solidarietà sui social network che ha visto coinvolti volti noti e meno noti della tv, della radio e della politica. I volti di uomini e donne conosciuti e non hanno fatto il giro del web con il cartello “IO STO CON I LAVORATORI COOP”.

Dopo la grande partecipazione allo sciopero del 4 giugno, data di prima convocazione al Ministero, e attraverso un acceso confronto nelle assemblee sulle proposte ultimative dell’azienda la maggior parte dei lavoratori e delle lavoratrici coop hanno spinto le OO.SS. a non retrocedere sul punto che ci eravamo dato come non barattabile, ovvero il no alle terziarizzazioni.

La trattativa si è conclusa con un accordo che stabilisce: la sospensione di alcune voci del CIA con un sacrificio economico che riguarderà per tre anni i dipendenti coop di Puglia e Matera di tutti i livelli; la possibilità di esodo volontario con incentivo; l’esclusione delle terziarizzazioni; la fissazione di obiettivi di riduzione dei costi del lavoro da centrare annualmente e per cui è previsto un percorso di verifica e confronto con le OO.SS., che parteciperanno così alla ricerca di soluzioni che tengano in equilibrio i conti dell’azienda.
Probabilmente è quest’ultimo aspetto quello che contraddistingue maggiormente l’accordo in questione: si è cioè stabilita, ristallizzandola in un accordo che ha scongiurato 147 licenziamenti e una riorganizzazione forzosa dell’impresa, la partecipazione attiva delle OO.SS. e delle RSA/RSU al processo di cambiamento e alla ricerca attiva di soluzioni, ristabilendo i ruoli delle parti con la formalizzazione di nuove e più costruttive relazioni sindacali.

La legittima soddisfazione che tutti quelli impegnati in prima fila hanno espresso dopo la firma dell’accordo, dai dirigenti sindacali alle lavoratrici e ai lavoratori, è la dimostrazione, che quando il sindacato opera in piena e totale trasparenza, in condivisione con i diretti interessati, spingendoli al confronto continuo e alla partecipazione attiva, non può che essere legittimato, anche quando per la salvaguardia di posti di lavoro si è costretti ad accordi che riducono il salario.

Nessuno dei lavoratori coinvolti ha avuto la percezione che le OO.SS. stessero svendendo i loro diritti; al contrario, hanno trovato la forza di svegliarsi da un lungo torpore che in passato li aveva caratterizzati, trovando chi era disposto a lottare non solo per loro, ma anche e soprattutto con loro, rendendoli così protagonisti della trattativa.

Gigi, un grande!

Luigi Coppini sindacalista e presidente dell’Associazione Insieme, è morto il 26 luglio a Firenze.
Era nato a Firenze nel 1947 e divenne nei primi anni Settanta delegato sindacale nel Consiglio di fabbrica alla Edison giocattoli, fucina di quadri sindacali, e fu protagonista di una lotta che durò sei mesi.

Nel ’78 fu chiamato a fare il funzionario sindacale di zona per il sindacato dei tessili nel Mugello. Nel 1981 divenne segretario generale della locale Camera del Lavoro e lo restò fino al 1989.
Nel 1990 divenne segretario della FILCAMS di Firenze. Nel congresso del 1991 si schierò coraggiosamente con “Essere sindacato” e trascinò alla vittoria la mozione nella categoria. Nelle elezioni del Direttivo confederale fu il primo degli eletti nella lista della minoranza. Dopo il Congresso, si trasferì a Roma come Presidente del Comitato direttivo nazionale della FILCAMS.
Fin dagli anni di militanza nel Mugello fu sempre attivo nell’ambito del volontariato ed ebbe sempre un visione larga e di respiro dell’impegno sociale che ha caratterizzato tutta la sua vita.

Gigi è stato un delegato combattivo, un dirigente sindacale preparato, abile ai tavoli contrattuali, un maestro per tante delegate e delegati che ha formato ed aiutato a crescere a Firenze e in tutta Italia, una persona leale e con ambizioni grandi rispetto alle quali ha saputo valutare anche qualche amarezza che gli ha riservato la lotta di posizioni e di linea dentro la “sua” CGIL.
Aveva un modo di fare affabile e il suo modo di presentarsi sempre scarrufato suscitava grande simpatia. E l’importanza che dava agli altri è stata ricambiata anche con tanto amore.
E’ grazie anche a compagni come Gigi che la CGIL è diventata grande.

vertenza Autogrill: le impressioni di una delegata alla trattativa - di Daniela Nasca

Mi chiamo Daniela Nasca, lavoro all’autogrill Villoresi est, sono una giovane delegata della Filcams e ho vissuto con molto interesse la possibilità di partecipare a tutte le fasi che hanno portato al rinnovo del Contratto Integrativo di Autogrill.
Per me si è trattato di un esperienza nuova e utile.
Ma andiamo per gradi.

A maggio, all’improvviso, Autogrill ci mette di fronte ad un grave pericolo: quello, come hanno già fatto tante aziende, di disdettare il nostro contratto integrativo e di non partecipare alle prossime gare di appalto per le concessioni autostradali.
Che ciò corrisponda alla verità o che rappresenti piuttosto un ricatto temo che nessuno lo potrà mai sapere con certezza, ma se non si fosse trattata di una minaccia a vuoto noi lavoratori avremmo rischiato gravi conseguenze: ossia la perdita per tutti i dipendenti Autogrill delle condizioni di miglior favore rispetto al CCNL del Turismo. Ma ciò che è più grave riguarda il rischio che molti colleghi che operano in autostrada potessero passare ad altri gestori rischiando la perdita di posti di lavoro, diritti e garanzie, che pur con tutti i difetti Autogrill ha sinora garantito ai propri dipendenti.

Chiaro è da subito che non si tratta di un rinnovo del CIA acquisitivo, ma di una trattativa mirata a limitarne le perdite. Per questo è stato estremamente positivo il fatto che la Filcams a livello regionale e nazionale abbia da subito coinvolto i delegati informandoli e condividendo con loro i passaggi della trattativa. Il 3 luglio 2015, come negli incontri precedenti, noi eravamo tanti: penso che la stanza fosse riempita per la maggior parte da delegati e funzionari Filcams, mentre più scarsa era la presenza di delegati delle altre due organizzazioni.

Da una parte del tavolo l’azienda, dall’altra i segretari nazionali delle tre sigle sindacali, per noi Cristian Sesena.
E’ iniziata così una lunga serie di ore di liti, paure, proposte, offese, speranze... letture punti e virgole... e, come negli incontri precedenti, possibili soluzioni e nuovi problemi che si sono susseguiti…
Certo non ero preparata alle grandi emozioni che si provano durante una trattativa e tanto meno alle innumerevoli ore che si rimane là dentro!

Tante cose tecniche ho faticato a capirle, ma quello che più mi ha colpito è stato vedere il totale disaccordo che, a volte, si creava fra le tre sigle sindacali.
Si dava l’impressione che in mancanza di una posizione comune delle tre OO.SS., la decisione fosse lasciata all’azienda!
Questo non mi è proprio piaciuto! Io che lì dentro ero delegata e lavoratrice ho capito quanto la mancanza di una posizione comune e a volte la superficialità e la voglia di primeggiare (dei due segretari Uil e Cisl) avrebbero potuto di lì a poco cambiare la mia sorte lavorativa!
Eravamo su un filo... da un momento all’altro si poteva cadere!!!!
Non vorrei sembrare di parte.... ma penso davvero che la Filcams sia stata determinante per il raggiungimento di un accordo.
Il nostro Sesena ha cercato in mille modi di tenere il tavolo, con una preparazione e un coinvolgimento emotivo che era palpabile nell’aria... era lì pronto a lottare per me per noi... con educazione e lealtà... e chissà con quale responsabilità addosso!
Forse in quanto donna sono troppo sensibile... ma quello che lui ha messo in questa trattativa secondo me è “oltre” e io sono stata fiera di rimanere a sostenerlo fino alla fine... ormai era notte!!
Di notte abbiamo raggiunto una “ipotesi di accordo”... Certo, è vero, abbiamo dovuto cedere qualcosa, ma si poteva ottenere di più? Forse, non so...

Poteva andare peggio? Siiii, e di molto.
Per quello che può contare il mio parere è stato fatto tutto il possibile e io sono soddisfatta del risultato.
Credo che assistere alla trattativa sia un’esperienza che va vissuta. Solo così si riesce a capire quanto lavoro, impegno e sofferenza c’è dietro ad ogni singolo diritto che abbiamo acquisito.
Peccato che molti dei miei colleghi tutto questo non possono comprenderlo fino in fondo e qualcuno forse è ignaro di tutto...
Per quanto si faccia di tutto per diffondere le notizie, tanti colleghi sono troppo giovani, sono ricattabili e hanno paura di potersi interessare, e altri collocati nei numerosi punti vendita Autogrill restano difficili da raggiungere. Bisognerebbe trovare una soluzione a questo problema... saremmo sicuramente più forti.
Noi durante la trattativa, tramite messaggi e telefonate, abbiamo tentato di trasmettere ai colleghi quanto avveniva e renderli partecipi, ma senz’altro è necessario migliorare gli strumenti di comunicazione.
La presenza di noi delegati alle trattative, così come ha fatto la delegazione lombarda, è sì un costo per il sindacato, un sacrificio per i delegati, ma è indispensabile per garantire a noi di crescere.
Fare oggi il delegato non è semplice.

Tanti, troppi si rivolgono a noi sempre e solo per chiedere, senza inquadrare i loro problemi in un quadro generale; manca spesso una visione solidaristica che è propria del sindacato, ma questa è la realtà da cui dobbiamo partire per cambiarla.
A tutti i delegati l’invito a continuare a svolgere il proprio ruolo, a restare uniti, anche se a volte i sacrifici sono tanti.
Si tratta ora di illustrare ai nostri colleghi, nelle assemblee, non solo i contenuti dell’accordo e invitarli ad approvarlo, ma di renderli partecipi della situazione che i lavoratori stanno vivendo in autogrill e fuori, di quelli che sono i reali rapporti di forza e della necessità di rafforzare il sindacato quale unico strumento per i lavoratori di difendere (come abbiamo fatto in questo caso) e migliorare (come speriamo di fare in futuro) i propri diritti e le proprie condizioni di lavoro.
Voglio infine ringraziare la Filcams, perchè ogni giorno mi dà la possibilità di imparare una cosa in più.