"Ue-Mercosur: il futuro al rogo" - di Monica Di Sisto

Almeno un milione di ragazze e ragazzi in tutto il mondo manifestano tutti i venerdì contro i cambiamenti climatici. Chiedono la possibilità di avere un futuro a fronte di impatti imprevedibili e crescenti dell’attività umana sulla Terra che nella sola Europa, nel periodo 1980-2016, hanno provocato perdite economiche per un totale di 433 miliardi di euro1 e che vedono l’agricoltura, la silvicoltura, l’energia e il turismo come i settori principalmente colpiti.

La nuova presidente della Commissione europea, Ursula Van Der Leyen, ha affermato che la sua sarà una “Commissione geopolitica impegnata a favore di politiche sostenibili”2. La stessa Van Der Leyen, però, ha salutato con entusiasmo la firma da parte dell’Unione europea di un nuovo trattato di liberalizzazione commerciale con i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) che rischia di condannare a morte certa il più grande polmone verde del Pianeta, l’Amazzonia.

Tutti i danni che questo trattato potrà provocare all’Europa e al mondo sono raccontati nel report “Ue-Mercosur: il futuro al rogo”3 che la Campagna Stop TTIP/CETA Italia, sostenuta anche dalla Cgil, ha pubblicato per colmare un vuoto di analisi indipendente su questo negoziato.

Stando alle valutazioni ufficiali, le aziende europee risparmieranno circa 4 miliardi di euro con l’azzeramento dei dazi su auto e parti di auto, macchinari, prodotti chimici e farmaceutici esportati in Mercosur. I Paesi del Mercosur, però, esportano nel mercato UE prodotti agroalimentari per circa 21 miliardi di euro annui, mentre importano da noi appena 2 miliardi all’anno. L’accordo agevolerà il loro export di soia zucchero e pollame a dazio zero. Spagna e Italia vedranno inasprirsi la competizione sugli agrumi. Non solo: la produzione europea di riso, indebolita da Myanmar, rischia un altro colpo dall’Uruguay. Senza considerare che Bolsonaro ha autorizzato l’uso di 169 nuovi pesticidi, con 78 attivi pericolosi e 24 vietati in Europa. Ne sono stati autorizzati oltre 1.270 dal 2016, il doppio rispetto ai quattro anni precedenti, 193 con attivi vietati nell’UE. Pochi i prodotti a indicazione geografica italiani (55 su oltre 290) tutelati nell’accordo: saranno obbligati a convivere con le loro “copie storiche”, dal Parmesano al Reggianito, libere di circolare anche da noi. Ingenti le quantità di carne di manzo in più ammesse nell’Unione con un impatto occupazionale che, sommato ai problemi precedenti, porta la più grande rete di imprese dell’agroalimentare UE Copa-Cogepa a definire l’accordo come “devastante per l’agricoltura Europea”. Il Brasile, inoltre, è stato nel 20174 e nel 20185 al centro di due terribili scandali con migliaia di tonnellate di carne marcia esportate in 150 Paesi del mondo. Eppure il trattato elimina numerosi controlli oggi obbligatori alle frontiere europee, e non impone con chiarezza il Principio di precauzione UE che permette di ritirare un prodotto al solo sospetto che sia dannoso.

L’accordo, per di più, si chiude in una fase in cui, ad esempio, la Capitale d’Italia dichiara l’Emergenza climatica6 ma il Brasile, sotto la presidenza Bolsonaro, permette all’agribusiness nazionale un assalto sistematico all’Amazzonia a colpi di ruspe, incursioni e roghi. La protezione delle terre indigene, infatti, è stata posta sotto la giurisdizione del Ministero dell’Agricoltura7, aprendo la strada a allevamenti di bestiame e soia8 e nonostante questa iniziativa sia stata bocciata dal Senato, il suo annullamento a tutt’oggi non è operativo. Come denunciato da una lettera congiunta di 340 organizzazioni europee e d’oltreoceano9, almeno 14 territori indigeni protetti sarebbero stati attaccati dagli emissari delle imprese interessate alla deforestazione10 e aumentano le aggressioni, anche mortali,11 nelle aree rurali ai leader della comunità indigene, contadini e attivisti.

L’Europa non può con una mano asciugarsi le lacrime versate per l’Amazzonia, e con l’altra firmare un trattato che la condanna al rogo. Lo ha deciso anche il Parlamento austriaco, che il 18 settembre scorso ha approvato un atto che impegna il suo prossimo Governo a mettere il veto in Europa contro questa ennesima liberalizzazione al buio12.
Chiediamo che il Governo italiano faccia lo stesso, costringendo la Commissione europea a essere così verde e democratica come vorremmo, e come dice di voler essere.


1 https://www.reteclima.it/eventi-meteorologici-estremi-le-assicurazioni-quantificano-costi-economici/
2 https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/ip_19_5542
3 https://stop-ttip-italia.net/2019/09/26/ue-mercosur-il-futuro-al-rogo/
4 https://www.bbc.com/news/world-latin-america-39311336
5 https://www.foodsafetynews.com/2018/03/brazilian-tainted-meat-scandal-resurfaces/
6 http://www.askanews.it/cronaca/2019/09/26/roma-dichiara-lo-stato-di-emergenza-climatica-raggi-bisogna-agire-pn_20190926_00298/
7 https://www.nytimes.com/2019/01/02/world/americas/brazil-bolsonaro-president-indigenous-lands.html?smid=twnytimes&smtyp=cur
8 https://www.iatp.org/the-rise-of-big-meat
9 http://s2bnetwork.org/wp-content/uploads/2019/06/Joint-letter-Brazil-EU-Mercosur.pdf
10 https://reporterbrasil.org.br/2019/02/sob-ataque-pos-eleicao-terras-indigenas-estao-desprotegidas-com-desmonteda-funai/
11 https://news.mongabay.com/2019/04/3-massacres-in-12-days-rural-violence-escalates-in-brazilian-amazon/
12 https://www.theguardian.com/world/2019/sep/19/austria-rejects-eu-mercosur-trade-deal-over-amazon-fires


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