Museo dell'Auto di Torino. Una piccola grande battaglia - di Noemi Vittone

Dopo tre anni di continue proroghe per l’aggiudicazione della gestione del servizio di biglietterie e cassa, la CoopCulture insieme alla Rear sono entrati trionfali al Museo dell’Auto di Torino.
Queste cooperative, che hanno gareggiato insieme formando un‘Associazione Temporanea d’Imprese (ATI) nel 2016, per meritarsi l’appalto hanno proposto un’offerta economica “minima” alla quale il museo “non poteva rinunciare”.

Rientriamo nel gioco del più forte, dove per una aggiudicazione di un appalto le cooperative sono libere di concorrere anche dentro la formula dell’offerta economicamente più vantaggiosa, giocando sul massimo ribasso dell’offerta economica allettando la committenza. Sembra che non esistano leggi e controlli di sorta che possano fermare l’inarrestabile movimento di una ferrea guerra fra corsari.

Ma vige una clausola, la “clausola sociale”, che, se inserita in un qualsiasi bando di gara, garantisce per lo meno il passaggio dell’organico esistente alla cooperativa o azienda subentrante.

Il Museo dell’Automobile è una Fondazione con la partecipazione maggioritaria pubblica di Regione Piemonte e Città di Torino alle quali si somma quella privata di Automobile Club Italia e FCA. Il Museo dovrebbe quindi far riferimento alla normativa sugli appalti pubblici, che ancora nell’aprile del 2016 non prevedeva l’obbligo della clausola sociale nella scrittura di un bando pubblico di gara d’appalto. Oggi invece è per fortuna prevista dall’art. 50 del d.lgs. 50/16 per quei servizi in appalto con una presenza maggioritaria del fattore lavoro nell’economia del servizio. Nessuno degli enti pubblici e dei soggetti privati che partecipano al finanziamento e alla gestione del Museo si è preoccupato allora della stabilità occupazionale di una ventina di addetti sala a contratto a tempo indeterminato formati e qualificati nella loro mansione dal 2011 presso la Cooperativa SocioCulturale.

Appena venuti a conoscenza del nuovo capitolato, ci siamo mobilitati come dipendenti. Abbiamo ottenuto in prima battuta l’attenzione preoccupata del Comune di Torino, grazie soprattutto alla risonanza di un primo sciopero partecipato indetto come Cgil, che rendeva evidente la falla in cui volontariamente o distrattamente erano caduti: la possibile prossima disoccupazione di giovani ragazzi qualificati.

A conclusione dell’incontro con la III e V commissione del Comune di Torino, il direttore del Museo dell’Automobile, Rodolfo Gaffino Rossi, si impegnava verbalmente nel richiedere alle cooperative entranti il riassorbimento del personale già operante alle dipendenze dell’operatore economico uscente.

Sorgeva un nuovo incubo: quale tipologia di contratto avrebbero inserito le cooperative entranti? Non è sufficiente inserire nel bando di gara il riferimento alla clausola sociale o l’art. 50 del d.lgs 50/161; è fondamentale aggiungere anche la volontà da parte della committenza che gli operatori vengano assorbiti con lo stesso trattamento economico e normativo che hanno in essere.

Ritorniamo alla vicenda del Museo Dell’Auto: l’Ati composta dalle cooperative CoopCulture e Rear si impegnava al riassorbimento del personale assunto dalla precedente cooperativa a tempo indeterminato. Rimaneva nello storico che per essere competitivi nella aggiudicazione dell’appalto, l’ATI non aveva tenuto conto dell’aspetto economico/normativo contrattuale dei lavoratori: nel loro ribasso economico, affinché le cooperative potessero rientrare nei costi, difficilmente poteva inserirsi lo stesso contratto che gli addetti sala avevano in uso: il CCNL Multiservizi.

Avrebbero potuto proporre una tipologia di contratto come il CCNL Servizi Fiduciari che ha come paga oraria euro 4,50 oltre a minori tutele normative rispetto ad un CCNL Multiservizi con paga oraria maturata dai dipendenti di euro 7,21.

La realtà contrattuale degli addetti sala e cassieri del Museo dell’Automobile non supera un monte ore settimanale di 24 ore, un part time. Gli operatori appartengono a quel gruppo di persone chiamate “part-time involontari”, ossia coloro che non per scelta si trovano a lavorare part-time pur di avere uno stipendio. Alcuni di questi ragazzi abitano da soli e arrivano difficilmente a fine mese anche con il CCNL Multiservizi part-time. Come potrebbero resistere o vedere un futuro con una paga oraria di euro 4,50?

Nel frattempo, nel corso dei tre anni, il Museo dell’Automobile ha cambiato direttore, dal maggio del 2018 è entrato nel direttivo Mariella Mengozzi, che, dopo un iniziale tentennamento ha abbracciato la causa invitando le cooperative CoopCulture e Rear a mantenere la retribuzione e la normativa contrattuale acquisita del CCNL Multiservizi.

Le cooperative hanno manifestato la ferma volontà di prendere in gestione il servizio sorveglianza e biglietteria, quindi, dopo aver subito pressioni dalla direzione del Museo, hanno firmato un accordo con la Cgil per garantire comunque una continuità contrattuale retributiva e soprattutto normativa degli operatori coinvolti nel passaggio e, contrariamente a quanto si aspettassero, sul ricavo economico, si sono ritrovate a “pagare” per poter affermare la propria presenza presso il Museo dell’Auto di Torino, ben conosciuto a livello internazionale, come il Museo Egizio o il Museo di Rivoli.

Oggi gli addetti sala e biglietteria hanno quello che gli è dovuto: il diritto al lavoro con una tranquillità economica e normativa, grazie ad una forte partecipazione collettiva sostenuta in questo caso dall’organizzazione sindacale, cioè la CGIL.

Per carità, questa è solo una piccola battaglia che ha salvato un gruppo compatto di persone, collocate in una singola struttura, ma fuori da questa ci sono molte persone che nel loro quotidiano lavorativo vivono prevaricazioni di ogni tipo, a cui non sanno rispondere o anche solo resistere. La nostra esperienza può servire a capire un qualcosa di tanto semplice quanto dimenticato: che quando si è uniti, quando ci si sente parte di un gruppo anche dal punto di vista umano, si è molto più forti che da singoli individui, separati, divisi, deboli, fragili, impauriti. E’ come la metafora della mano: le singole dita separate sono deboli, unite fanno un pugno...


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