CCNL distribuzione cooperativa: tra diritti e salario un campo minato - di Luca Lugli

A rischio la capacità di tenuta contrattuale dell’intero comparto della distribuzione

La scelta di firmare è una scelta che sosteniamo, ma che non deve celare la difficoltà dello scontro in atto, mentre andiamo verso l’allineamento contrattuale del personale della distribuzione

Con la sottoscrizione del CCNL della “Distribuzione Cooperativa” si è conclusa una stagione contrattuale lunga e complicata che ha coinvolto tutti i contratti del mondo del commercio.
Il contratto dei lavoratori delle COOP era atteso da ormai quattro anni che sono passati in un’attesa a volte snervante. Quattro anni in cui i salari sono rimasti immobili con la conseguenza di rendere ormai indispensabile trovare una nuova intesa.

L’ipotesi di accordo siglato nei giorni scorsi, e su cui si stanno svolgendo le assemblee nei luoghi di lavoro, prevede il mantenimento della struttura contrattuale attuale, con la salvaguardia di tutti gli istituti che differenziano il testo contrattuale della distribuzione cooperativa dal contratto del terziario e della Federdistribuzione.

In particolare il trattamento di malattia, il pagamento della maggiorazione per il lavoro festivo e domenicale e infine il divisore retributivo convenzionale (che permette un calcolo di tutte le maggiorazioni e istituti contrattuali maggiormente favorevole) non sono stati messi in discussione.
La difesa di queste norme, sostenuta con forza dalla FILCAMS, è stata mantenuta grazie al testo che prevede anche l’ultrattività del contratto. Cioè la continuità di applicazione delle normative contrattuali anche in assenza di rinnovo.

E’ stato inoltre determinato l’aumento della quota di contribuzione aziendale sul fondo di assistenza sanitario, parificando full time e part time in un operazione di sicuro impatto.

La parte economica del rinnovo prevede un aumento di 65 € nel corso del 2019 con l’erogazione della “una tantum” di 1000 € a compensazione dei quattro anni di vacanza contrattuale. Se paragonati agli 85 € di aumento complessivi strappati alla Federdistribuzione con gli 889 € di una tantum risulta evidente la differenza di trattamento economico registrato nei due contratti.

L’attivo dei delegati del 26 febbraio scorso, ha discusso i termini dell’accordo dando il via al percorso delle assemblee di approvazione dell’ipotesi sottoscritta da FILCAMS, FISASCAT e UILTucs.

Facendo una valutazione seria e serena dei termini dell’intesa raggiunta non si può far finta che il contesto contrattuale non abbia inciso in maniera determinante sul risultato finale. Una prima valutazione deve essere fatta avendo a mente ciò che accade nel mondo della distribuzione cooperativa. L’utilizzo del lavoro part time raggiunge spesso percentuali enormi. L’utilizzo medio è del 53%, con punte molto maggiori in alcune realtà locali. Questo significa che se c’è un ambito nel quale il part time “involontario” è più presente è questo della distribuzione cooperativa. Potrà la contrattazione aziendale porre un argine a questo tema, inserendo percorsi di stabilizzazione e consolidamento dei rapporti di lavoro? Mantenere fermo il differenziale contrattuale ha determinato anche il sostanziale immobilismo su alcuni temi di forte rilevanza per la vita di molti lavoratori delegando, nella sostanza, alla contrattazione aziendale la discussione di questi problemi.

Una seconda considerazione porta a comprendere che il mantenimento di questa rete di diritti, più ampia rispetto alla grande distribuzione, ha creato il presupposto per cui l’elemento di equilibrio fosse trovato nella parte salariale. E’ stata questa una scelta condivisibile che però deve aprire una grande riflessione nella nostra categoria sui risultati della contrattazione nei nostri settori.

La compatibilità tra diritti e salario è un vulnus in cui le aziende si vogliono inserire in modo sempre più prepotente. Oggi sappiamo che la scelta fatta è la più logica e intelligente, ma quanto questa dinamica potrà determinare in futuro non è chiaro a nessuno.

Contradditorio appare l’ambiente imprenditoriale, che chiede a gran voce una diversa politica dei redditi per poter sostenere i consumi, ma che poi non accetta di ragionare sull’aumento del potere di acquisto dei salari dei dipendenti delle proprie imprese. Ma di fronte a questa contraddizione dovremo trovare una modalità e un’idea di contrasto nuova, diversa ed efficace, che tuteli un quadro di diritti che non può perennemente essere oggetto di baratto con il salario.

Su questo aspetto il contratto nazionale della distribuzione cooperativa diventa simbolico perché evidenzia in tutta la sua sostanza questa grande partita. Partita che, ripetiamo, oggi è stata giocata in maniera condivisibile e che sosterremo nel corso delle prossime assemblee, ma che non potrà ripetersi uguale a se stessa in un futuro in cui le scadenze dei contratti di tutto il mondo del commercio saranno allineate, creando le condizioni per una contrattazione ancor più influenzata da un quadro di riferimento su cui non sarà semplice incidere.


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