Un referendum, troppe polemiche - di Riccardo Chiari

La Costituzione repubblicana che conosciamo fu votata da quasi tutte le forze politiche presenti nel paese ancora devastato dalla guerra. Furono esclusi – per ovvi motivi - solo i fascisti che si erano ritrovati sotto le insegne del Msi. Anche su questo dato di fatto, di fronte al progetto di riforma costituzionale perseguito dal Pd e da alcune piccole formazioni di centrodestra, si muovono le critiche di chi non è affatto convinto della bontà della revisione della Carta operata dal governo di Matteo Renzi. In prima fila i partigiani e i loro ideali eredi, riuniti nell’Anpi, che dopo una lunga e articolata discussione interna hanno deliberato praticamente all’unanimità di votare “No” alla consultazione popolare del prossimo novembre.

L’avessero mai fatto. Anche il democratico confronto tra le ragioni del sì e le ragioni del no al referendum è diventato un tormentone estivo, dopo che gli organizzatori delle feste dell’Unità avevano fatto sapere a chiare lettere di non gradire la presenza attiva dell’Anpi alle kermesse piddine. Alla fine il segretario del partito Renzi si è convinto a proporre un dibattito sul tema al presidente dell’Associazione partigiani, Carlo Smuraglia. Ma anche su questa apertura non sono mancati i commentatori di area Pd, come Michele Serra, pronti a sottolineare “che Renzi ha deciso in dodici secondi, mentre l’Anpi si è presa dodici giorni per accettare la proposta”. Ma questo, semplicemente, perché l’associazione è abituata a decidere in maniera collegiale. Una modalità di azione che sta diventando estranea al modus operandi del partitone tricolore?

Comunque sia l’incontro si farà. Anche se, al momento, la sede, la data, la modalità di svolgimento e la scelta del moderatore/trice devono essere ancora concordate. Le ultime notizie raccontano che l’appuntamento potrebbe svolgersi alla festa di Bologna nella prima decade di settembre, oppure nel corso della festa nazionale che quest’anno si svolge a Catania. Intanto nel capoluogo emiliano, tanto per non farsi mancare niente, è arrivata la numero due del partito Debora Serracchiani che ha esordito così: “Io sono iscritta all’Anpi e voterò ‘Si’ al referendum. E spero che l’associazione non mi cacci”. Una dichiarazione non certo accomodante.

Peraltro alla festa felsinea il banchetto dell’Anpi ha avuto la possibilità di affiggere i suoi manifesti per “No”, distribuendo copie della Costituzione. Un esercizio, meritorio, di democrazia. Dal canto suo il Pd ha organizzato ogni sera un incontro, con professori universitari e dirigenti del partito che illustrano ai frequentatori della festa le ragioni del “Sì”: fra questi Salvatore Vassallo, Elisabetta Gualmini, Filippo Taddei e Paolo Pombeni. Domanda retorica: ci voleva così tanta fatica per arrivare a questa elementare conclusione?

 


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