Nuovi software e algoritmi "contro" il lavoro - di Massimo Cuomo

Reds n. 10 - 2017 Hits: 879

Materiali del seminario nazionale di Lavoro Società

“Impresa 4.0: Cosa sta cambiando nella Grande distribuzione organizzata” (2)

Un altro aspetto clamoroso con cui dobbiamo confrontarci è l’utilizzo di nuovi software e algoritmi che stravolgono la nostra idea di innovazione. Infatti, mentre siamo abituati a immaginare la robotica che sostituisce la manodopera dell’uomo, oggi siamo di fronte a software e algoritmi che sostituiscono il lavoro cognitivo umano.

Già ora grandi gruppi della GDO si servono di questi sistemi, i quali grazie a una serie di variabili organizzano nastri e turni orari, pause, le ferie, tutto l’orario di lavoro, decidono il numero di lavoratori in presidio nei reparti nella giornata nella settimana ecc. Ovviamente senza tenere conto delle esigenze personali o familiari dei lavoratori. Ormai i lavoratori non hanno più riferimenti, come poteva essere il capo reparto, con cui discutere delle proprie esigenze, perché c’è il sistema che decide a monte. Anche la figura del responsabile aziendale risorse umane che discute con le rsu e con le parti sindacali è sempre più una figura spesso di facciata, che non ha delega su temi sindacali.

E’ ormai realtà persino la selezione del personale tramite algoritmo. Recentemente il “Corriere della sera” ha riportato che in America, e non solo, vengono impiegate agenzie di selezione del personale che utilizzano algoritmi per mettere in relazione le caratteristiche e i valori delle aziende con le la personalità dei candidati. Lo fanno anche setacciando i dati che trovano sul web, su linkedin ma anche su facebook; fanno una prima scrematura, creano delle short list e le mettono a disposizione delle aziende. Il pericolo è che categorie di lavoratori magari vicini al sindacato non abbiano più l’opportunità di accedere ai colloqui per determinate aziende. Il surreale diventa reale in quanto il nostro nuovo interlocutore sta diventando l’algoritmo. 

Ora affrontiamo il tema dell’ossessione per il controllo e dell’invasione senza precedenti nella vita privata.
Questo nuovo modello organizzativo aziendale prevede l’introduzione di nuove tecnologie sofisticatissime. C’è un fortissimo investimento economico su questo settore, ritenuto strategico e di controllo assoluto. Stanno introducendo sistematicamente delle chat di lavoro/reparto dove i lavoratori ricevono continue e incessanti notifiche con messaggi attinenti al lavoro; cambi turni dell’ultima ora, ramanzine del capo perché ha trovato il reparto in disordine, l’invito a spingere o ad esporre quel determinato prodotto non appena si è in turno, ti comunicano l’incasso negativo della giornata per farti pesare l’impegno non sufficiente ecc,. Tutto questo non capita durante il proprio turno di lavoro, ma quando magari sei a casa con i figli o in ospedale per qualche familiare, o in ferie, o al cinema. Ti raggiungono ovunque. Se il lavoratore decide di uscire dal gruppo viene emarginato perché “non collaborativo e non fedele al progetto” (vedi ad esempio in Leroy Merlin).

Brico Center è andata ben oltre, assegnando centinaia di smartphone ad uso promiscuo ai semplici addetti vendita. Li si può usare al lavoro per trovare i prodotti e a casa privatamente. Nell’ingenuità più assoluta, i lavoratori che si vedono in mano il telefonino nuovo, che possono usare gratuitamente anche per telefonate personali risparmiando i soldi della ricarica mensile, se lo portano a casa.

Direte: che c’è di male? C’è di male che contestualmente allo smartphone il lavoratore riceve un rotolo con dei bollini adesivi con sopra il proprio nome e il numero di telefono dello smartphone assegnato al lavoratore. Questi bollini devono essere attaccati dal lavoratore su ogni prodotto venduto… ora cosa succede… che se il cliente una volta a casa, nel montare la merce, riscontra qualche problema, che sia di sera, nel week end o in un giorno festivo, chiama quel numero che corrisponde al lavoratore, il quale in quel momento magari è a casa nei suoi tempi privati. A quel punto il commesso lavora gratuitamente per l’azienda fuori dall’orario di lavoro. L’azienda sostiene che può anche non portarlo a casa e non rispondere, ma che rispondere è cortesia. Nel caso di non risposta, la chiamata viene deviata in negozio ma viene tracciato il numero del lavoratore che non ha risposto.

Non finisce qui: lo smartphone ha il geolocalizzatore sempre attivo. Non puoi disattivarlo. Anche in questo caso, può capitare ad esempio che il lavoratore, in malattia, sia costretto ad uscire per necessità (negli orari consentiti) oppure che debba recarsi al sindacato per delle informazioni con un permesso personale o ancora di usufruire di un permesso grazie alla legge 104 con la necessità di spostarsi con la persona accudita. Il lavoratore, ignaro, non sa che con una semplice applicazione potenzialmente può essere tracciato e controllato in qualsiasi momento. Questi possibili tracciati si prestano a interpretazioni padronali fuori da qualsiasi contesto civile e legale.
Per non parlare dell’utilizzo abnorme delle telecamere: oggi, con la scusa della tutela del patrimonio e dell’aspetto antiterroristico, senza necessariamente condividere alcunché con la RSU, si installano telecamere dentro ogni angolo dei punti vendita con una copertura totale sia delle merci che di chi ci lavora. Cos’è che giustifica una scelta del genere, se non il controllo totale?
Ma. Cu.

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