L'Assessore Givone come Tremonti: con la cultura non si mangia... - di Sergio Tarchi

Inquietanti analogie sulla pelle di una settantina di lavoratori delle biblioteche comunali di Firenze

Quello che sta accadendo a Firenze, culla di civiltà e cultura, ha dell’incredibile e se non si parlasse dei destini di una settantina di lavoratrici e lavoratori potremmo parlare di situazione grottesca e non di dramma vero.
La Filcams-Cgil e la Usb si erano mosse per tempo con il Comune di Firenze per provare una contrattazione d’anticipo che, tramite clausole di salvaguardia da inserire nel capitolato di gara, garantisse i livelli occupazionali e salariali per gli addetti, in appalto, che si occupano dei servizi presso le biblioteche comunali ma l’assessore Givone è stato sordo alle richieste dei sindacati ed insensibile ai bisogni di chi, per anni, ha garantito un servizio pubblico con professionalità ed abnegazione.
Nella gara non ci sarà né la clausola sociale né l’indicazione del CCNL da applicare.
Ci sarà solamente un sistema premiale di punteggio, minimo, per ogni lavoratore assunto e tutto ciò motivato da improbabili, e non riscontrabili, sentenze e discutibili interpretazioni normative.
Quello che risulta singolare, e induce a sospette riflessioni, è il fatto che, contestualmente al bando di gara per le biblioteche comunali, è anche stata predisposta, sempre dal Comune di Firenze, la gara per i servizi di pulimento per la quale sono state accolte le richieste dei sindacati.
Questa contraddizione può avvenire per due motivi: o, dal momento che la politica ha appaltato troppe competenze all’apparato tecnico, i destini dei lavoratori sono legati alla sensibilità del burocrate di turno, oppure per la gara delle biblioteche ci sono interessi superiori per garantire i quali vi è la necessità di lasciare le mani libere all’azienda che si aggiudicherà il servizio per quanto riguarda la futura pianta organica da impiegare.
La giunta Renzi sugli appalti ha la doppia faccia.
Questa vertenza, e la sua drammaticità, ci dice ancora una volta di come non sia più rimandabile una netta presa di posizione della Cgil tutta sul tema degli appalti allo scopo di dar luogo ad una battaglia vera per la reinternalizzazione dei servizi con gli addetti operanti per dire basta, una volta per tutte, ad una forma di lavoro povero di salario, di diritti e di tutele e che non ha più nemmeno la maschera della convenienza economica ma che serve solo alla politica per garantirsi finanziamenti più o meno leciti, come ben dimostrato da Report con un bellissimo servizio sulla Consip.
Il 13 gennaio partecipai al presidio organizzato dalla Filcams-Cgil e dalla Usb sotto il Comune di Firenze ed in quel contesto respirai un clima diverso rispetto a quello col quale ho avuto modo di confrontarmi in questo lungo tempo della crisi; in quella piazza non c’era disperazione, non albergava rabbia sorda, ma fiera consapevolezza e forte determinazione. Era una piazza allegra, si ballava, si cantava, si facevano caroselli, si lanciavano frasi rimate al “filosofo” Givone. Era una piazza viva e che voleva continuare a vivere.
Questo fa ben sperare per il proseguo della lotta, purché le lavoratrici ed i lavoratori mantengano quella compattezza che hanno mostrato finora ed a nessuno venga in mente di salvarsi da solo, magari raccomandandosi al politico (bollito) di turno.


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