Appalti nelle scuole: servizi ridotti, qualità a rischio - di Luigi Rossi

I governi Berlusconi e il governo Monti, nel tentativo di ridefinire i connotati sociali e politici di un nuovo modello sociale, hanno tentato da subito - con un’azione mediatica e legislativa ben orchestrata - di destrutturare il sistema d’istruzione e formazione statale del nostro Paese riducendo drasticamente i servizi indispensabili per garantire un’offerta formativa di qualità.
Con i tagli lineari del servizio (con la riduzione del tempo scuola e del tempo pieno) e degli organici (con il licenziamento di 140mila lavoratori precari e l’aumento delle classi ‘pollaio’) prima la Moratti e poi la Gelmini hanno tentato di colpire la qualità dei servizi della scuola dell’autonomia.
E dire che nelle nostre scuole di ogni ordine e grado le pulizie dei locali, la salvaguardia delle condizioni igieniche, l’assistenza agli alunni, il controllo e la sorveglianza degli edifici sono elementi fondamentali per garantire un servizio scolastico e formativo di qualità.
Il personale Ata (Amministrativo, tecnico e ausiliario) ha subìto negli ultimi anni pesanti tagli lineari. Il profilo professionale più colpito è stato quello dei collaboratori scolastici (ex bidelli) che negli ultimi contratti è stato particolarmente valorizzato con la possibilità di assumere incarichi di particolare delicatezza per garantire l’jgiene e e la sicurezza degli alunni fino agli interventi di primo soccorso e l’assistenza ai bambini diversamente abili. Potenzialità vanificate dai tagli reiterati e che ci consegnano una situazione di emergenza quotidiana in molte istituzioni scolastiche dove spesso i Dirigenti scolastici, senza collaboratori, sono costretti a chiudere i plessi più piccoli o sono obbligati a ridurre l’utilizzo giornaliero delle strutture scolastiche.
Con questi provvedimenti e con la riduzione delle attività delle ditte delle pulizie e il conseguente licenziamento dei lavoratori degli appalti si colpiscono servizi indispensabili per le scuole mettendo seriamente a rischio la sicurezza e l’assistenza degli alunni.
In questo scenario si inseriscono i reiterati e scellerati interventi dei vari governi sugli appalti di pulizia e sui lavoratori Lsu che hanno portato alla situazione odierna.
Credo sia utile ricordare che:
• l’annosa situazione dei servizi di pulizia nelle scuole ha avuto origine con l’art.8 delle L. 124/99 che prevedeva l’assunzione, da parte dello Stato, degli oneri di pulizia nelle scuole che erano precedentemente a carico degli enti locali (Comuni e Province). In sostanza gli appalti di pulizia sono stati “ereditati” dalle istituzioni scolastiche con l’estensione della personalità giuridica a tutte le scuole “autonome” e con il contestuale trasferimento “coatto” allo Stato di tutti i lavoratori degli enti locali;
• per dare continuità di presenza agli appalti di pulizia, a partire dall’anno scolastico 2001/02 si è operato un “accantonamento” del 25% (mai recuperato) dell’organico previsto per i collaboratori scolastici statali;
• nelle scuole dove convivono i collaboratori scolastici statali e i lavoratori delle ditte d’appalto e delle cooperative sociali non c’era e non c’è un surplus di personale, come sosteneva il ministro Gelmini, ma semplicemente una parte dell’organico dei collaboratori scolastici statali è fornito dalle ditte di pulizia.
Così, puntando sulla disinformazione, i ministri di turno hanno sostenuto che nelle scuole c’era troppo personale (altri ‘fannulloni’) per giustificare - con la la necessità di una razionalizzazione del servizio - il taglio delle prestazioni delle scuole statali.
Come abbiamo già ricordato, lo Stato, una volta subentrato, è intervenuto più volte sui contratti d’appalto, sulla stabilizzazione dei lavoratori Lsu come con la direttiva n.92 del 2005.
Con vari interventi si sono via via ridotte le attività delle ditte d’appalto procurando il licenziamento delle lavoratrici e lavoratori degli appalti.
Con la circolare sul programma annuale del 2010, per esempio, la Gelmini è intervenuta riducendo la spesa per gli appalti del 25% costringendo le scuole a ridurre ulteriormente il servizio e ad aumentare i carichi di lavoro del personale dipendente delle ditte e degli stessi collaboratori scolastici già falcidiati dai tagli.
Tutti interventi, come gli ultimi assunti dall’attuale amministrazione, che, smantellando il sistema dei servizi della scuola dell’autonomia, puntano alla dequalificazione del sistema d’istruzione pubblico: così si licenziano i più deboli, le lavoratrici e lavoratori degli appalti ed i collaboratori scolastici precari dello Stato, per colpire la qualità dei servizi delle scuole.
Noi siamo convinti invece che per uscire dalla crisi e per affrontare la competizione sui mercati internazionali si debbano indirizzare prioritariamente gli interventi (come stanno facendo tutti i Paesi industrializzati) sui settori dell’istruzione, formazione e ricerca.
Dobbiamo investire sul nostro sistema d’istruzione pubblico per potenziare e migliorare l’offerta formativa delle scuole, per garantire l’obbligo d’istruzione e formazione a 18 anni, per generalizzare le scuole d’infanzia, per ripristinare il tempo pieno e per potenziare i laboratori nel biennio delle superiori.
Per fare tutto questo abbiamo bisogno di investimenti e di riconoscere, valorizzare e stabilizzare tutte le professionalità presenti nel mondo della scuola.
Con questa consapevolezza tutti lavoratori della scuola, degli appalti e delle cooperative sociali devono continuare a lottare insieme per difendere l’occupazione e per garantire il miglioramento della qualità dei servizi nelle istituzioni pubbliche del nostro Paese.
 

Scuola, 24mila posti a rischio

Nonostante gli impegni assunti dal Ministro di Istruzione, Università e Ricerca l’8 luglio, nella scuola sono a rischio i 24mila posti di lavoro dei lavoratori degli appalti. Sono a rischio la vita e la dignità di uomini e donne a cui è negata la prosecuzione di un rapporto di lavoro sia pure precario, ma anche l’apertura e la funzionalità delle scuole in tutto il Paese. Per la cronaca, queste lavoratrici e lavoratori compaiono sotto la “sigla” ex LSU e appalti storici, parole che nascondono un dramma e una domanda di dignità.


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