Da Atene a Roma - di Riccardo Chiari

Reds n 07_ 2013 Hits: 1832

Sulla base del Manifesto di Atene (scaricabile dal sito www. altersummit.eu), nei giorni dell’Alter Summit i lavori dei movimenti sociali si sono concentrati sulla definizione delle azioni di lotta. Ben 14 gruppi di lavoro hanno sviluppato un programma sulla convergenza delle mobilitazioni, il rafforzamento e l’espansione della rete, e l’organizzazione di azioni congiunte. Fra le priorità condivise ci sono le iniziative contro l’austerità e il fiscal compact, le politiche e il mandato della Bce, la progressiva privatizzazione del servizio sanitario pubblico, la crescita delle destre neo-populiste e neo-nazifasciste.
Di ritorno dalla Grecia, le reti italiane dei movimenti sociali hanno già organizzato un incontro per il 16 luglio prossimo, aperto a tutte le realtà impegnate (in molti casi da anni) sul terreno europeo, per definire le iniziative da mettere in campo nel prossimo autunno. Con buona probabilità uno degli appuntamenti di lotta dovrebbe essere fissato ad ottobre, in concomitanza con la discussione parlamentare della legge di stabilità (l’ex finanziaria). Un provvedimento che sarà obbligato - a causa delle decisioni prese dal governo pseudo-tecnico di Mario Monti e avvallate dall’allora “strana maggioranza” Pdl-Pd-Udc – a superare anche l’esame dell’Unione europea. Con tutto quello che ne può conseguire, visto il cieco rigore monetarista che Bruxelles continua a perseguire, trovando perfino il disaccordo del Fondo monetario internazionale.
Nel contesto continentale, i movimenti italiani sono quelli più attrezzati, avendo costituito da tempo una rete attiva e sufficientemente coesa. Secondo loro il “Manifesto di Atene” può anche diventare, con piccoli adattamenti al contesto nazionale, una base per un ulteriore coinvolgimento delle tante realtà attive sul territorio. Del resto occorre agire, e farlo in fretta: “La situazione economica e l’autunno alle porte ci dettano un agenda che dobbiamo assumere – spiegano a Liberazione.it - anche per non lasciare il campo ad altre possibili interventi, magari di segno opposto, capaci populisticamente di riempire un vuoto di iniziativa”.

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