Movimenti sotto il Partenone - di Riccardo Chiari

Non c’era certo bisogno di un’altra dimostrazione pratica degli effetti distruttivi delle politiche europee di austerity. Eppure quello che è successo ad Atene nei primi giorni di giugno ha acquistato un peso, anche simbolico, di enorme rilievo. Quando i movimenti sociali europei si ritrovano sotto il Partenone per il loro Alter Summit, e subito dopo il governo greco di larghe intese ordina la chiusura della Radio televisione pubblica, il messaggio ai naviganti diventa chiaro: oggi non ci sono spazi di mediazione fra le proposte di alternativa dei movimenti contro la crisi, e l’attuale governance continentale. Se la diarchia Ue-Bce impone nuove, ulteriori misure di cieco rigorismo, e l’esecutivo nazionale ellenico formato dai conservatori di Nea Dimokratia e dai socialisti (?) del Pasok traduce questa richiesta nell’oscuramento del servizio pubblico radiotelevisivo con la giustificazione che i lavoratori dell’Ert sono troppi - e infatti se ne vuole licenziare il 30% - il segnale politico non è equivocabile.
Tra gli effetti collaterali della strategia di cieco rigore seguita dai tecnocrati di Bruxelles, uno dei più preoccupanti è stato subito segnalato dalle reti italiane (Transform! Italia, Arci, Fiom, Cobas, Sem, Altramente, Ife, Cgil e altre ancora) che hanno partecipato all’Alter Summit. “Atene ha rappresentato un ulteriore tentativo di rilancio dell’iniziativa sul terreno europeo – spiegano – che però è poco attraente per grandi strati della popolazione, che guardano ormai con disinteresse, se non con ostilità, ad ogni riferimento alla dimensione continentale”.
La strada è dunque in salita. Eppure le migliaia di militanti dei movimenti sociali e dei sindacati, arrivati nella capitale greca da 22 paesi diversi, non si sono persi d’animo. Prova ne è l’approvazione del “Manifesto di Atene”, preparato nei mesi precedenti dalle 189 organizzazioni che hanno aderito e partecipato dell’Alter Summit: movimenti femministi, ambientalisti, anti-globalizzazione, gruppi locali di solidarietà, lavoratori precari, indignados&blockupy, reti di intellettuali critici e un buon numero di sindacati. Per la prima volta, ad Atene, è stata presentata una piattaforma di lotta già limata nei particolari, con un’agile lista di richieste comuni e urgenti su cui impostare le mobilitazioni. Così nei due giorni dell’Alter Summit i lavori si sono concentrati sulla puntuale definizione delle prossime azioni di lotta. Con l’obiettivo di un cambiamento dei rapporti di forza, sulla base di un consenso comune già conseguito, per affermare l’esistenza di alternative concrete e percorribili per la ri-costruzione di un’Europa sociale, ecologica, femminista e realmente democratica. Passaggio ineludibile di questa strategia saranno le elezioni europee del maggio 2014. E non è un caso che, fra chi ha dichiarato il suo aperto sostegno all’Alter Summit, ci sia Alexis Tsipras, leader di Syriza e vicepresidente della Sinistra europea all’europarlamento di Strasburgo.


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