Gino Pesci e le battaglie per i diritti e per l'unità - di Calogero Governali

seconda parte

Nell’articolo precedente avevamo lasciato il Pesci a Milano a fine 1904, quando venne eletto segretario dell’Unione fra impiegati e commessi di commercio. In tale veste propose l’idea di un convegno aperto a tutte le organizzazioni di impiegati e commessi di commercio per decidere come ricostituire la Federazione nazionale. A tal fine lanciò alcune idee sotto forma di quesiti da sottoporre a referendum. La cosa ebbe buon esito e a fine anno il Pesci scrisse su “L’Unione” un nuovo articolo nel quale annunciò la convocazione di un convegno presso la sede dell’Unione  fra impiegati e commessi di commercio di Milano.
L’iniziativa riuscì e venne fondata la Federazione fra le società d’Impiegati e  Commessi d’aziende private d’Italia di cui il Pesci diventò segretario nazionale. E’ in tale veste che lo troviamo ancora nel 1906 quando si tenne a Milano il Congresso della Federazione (29 giugno-1° luglio). Iniziò così una intensissima attività di conferenze, riunioni, attività di propaganda che lo portarono in giro per tutta Italia.  Pesci entrò anche a far parte del comitato nazionale Pro riposo Festivo e contribuì a tutte le iniziative che porteranno alla conquista della legge approvata nel 1907. In quest’anno fu occupato ad appianare i problemi organizzativi e di impostazione tra la Federazione nazionale e quella milanese impegnata nel primo sciopero della categoria contro la catena dei grandi magazzini Bocconi.
A causa dei dissensi sulla conduzione della lotta il Pesci si dimise da segretario. Nel 1909 sembrò destinato ad assumere la segreteria della categoria a Trieste ma dopo pochi mesi tornò a Milano e quasi subito partì per Cagliari dove venne eletto Segretario di quella Camera del Lavoro. Qui rimase per alcuni anni fino a quando si trasferisce nel Sulcis a Carloforte (1914) per costituirvi la Camera del lavoro. Nel 1915 v enne richiamato alle armi e quando fu congedato tornò a Firenze dove fu animatore della componente socialista massimalista e poi della frazione intransigente rivoluzionaria.
Nel 1917 lo troviamo nella redazione del giornale fiorentino “La Difesa”. Nel 1920 pubblicò suoi articoli sul giornale “L’impiego privato” con interventi molto critici sul percorso che portò alla trasformazione della Confederazione generale dell’impiego privato (Cgip) nella Federazione dipendenti aziende private non industriali (Fidapni) di cui diventò segretario responsabile nel 1923. Furono  anni difficili di grande frammentazione dell’organizzazione sindacale di categoria e di duri scontri con le organizzazioni fasciste. Pesci cercò di mediare tra le posizioni delle tante organizzazioni sindacali del commercio di varia tendenza sorte in quegli anni. Propose che la Fidap (così è chiamata la ex FIdapni) assumesse una struttura che ne assicurasse l’indipendenza dalle organizzazioni associate. Lo fece per consentire un minimo di unità e la salvaguardia delle principali conquiste ottenute dalla categoria; primo tra tutti il contratto di lavoro che, si chiese, fosse recepito in una legge organica che contenesse anche norme per il controllo sull’applicazione delle 8 ore e stabilizzasse le Commissione arbitrali.
Il 13 novembre 1924 venne emanato il decreto sul contratto, considerato dalla Fidap una prima “vittoria” parziale ma “significantissima”. Nonostante le critiche di alcune sezioni più spiccatamente di sinistra, Pesci tentò ancora di salvaguardare l’unità della Fidap ma l’autoesclusione della componente più moderata ne segnò il triste epilogo. E’ il settembre 1925. Nonostante tutto, la Fidap, sotto la direzione della componente più radicale, riuscì ad operare fino al maggio 1926. Il Pesci all’inizio del 1927 si trasferì a Riccione e riprese la sua attività di rappresentante di commercio. Fu sottoposto a controlli di polizia fino alla sua morte, avvenuta a Riccione il 14 ottobre 1939. Si concluse così l’operosa vita di uno dei maggiori artefici della nascita del sindacalismo della categoria.


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