Non solo colf e badanti: chi sono i lavoratori domestici - di Nina Carbone

10 aprile, 10 luglio, 10 ottobre, 10 gennaio: sono le scadenze per il versamento trimestrale dei contributi per lavoro domestico. L’importo da pagare con Mav, tramite il circuito “Reti amiche” o tramite il contact center si ottiene moltiplicando il contributo orario (determinato controllando la fascia in cui è compresa la retribuzione effettiva) per il numero delle ore retribuite (le ore retribuite ogni settimana per le settimane del trimestre in pagamento: la settimana va da domenica a sabato).
Ma chi sono i lavoratori domestici? Oltre alle storiche “colf”, sono le “badanti” a cui si ricorre inevitabilmente per colmare un baratro scavato dall’assoluta mancanza di servizi alla persona ed evitare di esiliare i propri cari in strutture più o meno deprimenti ma certamente care. Ma lo sono anche baby sitter, governanti, camerieri (quelli di casa, non di sala) e anche quei lavoratori che prestano la propria attività presso comunità religiose, caserme, comandi militari, oltre le comunità senza fini di lucro. Possono avere un rapporto di lavoro domestico anche i lavoratori che ne hanno già uno, chi è già in pensione, chi è ancora in periodo di prova.
Chi è il datore di lavoro domestico? Non le aziende, non lo è il libero professionista, ma solo ed esclusivamente una persona fisica. Vista l’entità dei contributi da versare (si veda la tabella) è forte la tentazione di considerare titolare di rapporto di lavoro domestico qualunque persona addetta a servizi di riassetto e pulizia.
Il lavoro svolto presso il domicilio del datore di lavoro può essere considerato di tipo domestico anche nel caso in cui una stanza dell’abitazione risulti adibita a studio professionale, sempreché l’attività non sia legata all’esercizio della professione. Se invece l’attività si svolge sia presso la famiglia che presso l’“Ufficio” esterni all’abitazione: in questo caso si potranno configurare due distinti rapporti di lavoro, uno assoggettato alla disciplina del settore domestico, uno assoggettato alla disciplina del settore di inquadramento del datore di lavoro.
Parimenti devono essere costituiti da famiglie o persone fisiche i datori di lavoro che ricorrono al lavoro domestico occasionale, cioè a prestazioni rese per esigenze temporanee, comunque non superiori a 5.000 euro nell’anno solare , con lo stesso committente. Il pagamento avviene attraverso il meccanismo dei “voucher”, il cui valore nominale è pari a 10 euro. E’ disponibile un buono multiplo del valore di 50 euro pari a 5 buoni non separabili
C’è chi ha provato a iscrivere il proprio coniuge come domestico ma l’assistenza materiale e la collaborazione famigliare rientrano tra i doveri dei coniugi, a meno che il coniuge datore non sia grande invalido di guerra, per cause di servizio e del lavoro; mutilato e invalido civile, cieco civile e fruisca dell’indennità di accompagnamento. Ovviamente nessuna restrizione se datore e domestico/a non sono coniugati ma conviventi! Cosa diversa se tra datore e lavoratore esiste un vincolo di parentela o affinità entro il terzo grado se è provata l’esistenza del rapporto di lavoro. In caso di dubbi l’Inps può ricorrere ad accertamenti ma non può basarsi su aspetti di solidarietà affettiva e di mutua assistenza tra consanguinei per non riconoscere l’esistenza di un rapporto di lavoro (Cassazione, sentenza 5128/1986).
Chi non ha mai fatto la baby-sitter o la tata? Sono i lavori temporanei che vanno per la maggiore. Occorrono 16 anni, il consenso scritto di chi esercita la patria potestà e saperci fare con i bambini. Essendo lavori a ore sono regolati dal contratto per “prestazioni occasionali di tipo accessorio”. Eppure non sembra che questo tipo di rapporto di lavoro abbia disturbato il mondo sommerso delle Mary Poppins! Se il lavoro non è occasionale, l’assunzione va formalizzata, esclusivamente on line, all’Inps entro le 24 del giorno precedente (anche se festivo) a quello di instaurazione del rapporto di lavoro ed è obbligatoria la comunicazione di qualsiasi variazione, compresa la cessazione da fare entro 5 giorni.
I domestici hanno diritto agli Anf, all’ASpI e mini-ASpI, all’indennità di maternità e antitubercolare, alle cure termali, alle prestazioni pensionistiche. Hanno diritto alla malattia e alla conservazione del posto per periodi legati alla loro anzianità, ma non all’indennità pagata dall’Inps.
Il lavoro domestico, soprattutto quello di badante, per molto tempo è stato “lasciato” a non-italiani.   
Oggi, grazie a chi ha fatto sprofondare nel baratro il mondo del lavoro, anche il lavoro domestico è diventato “ricercato”. E la guerra tra poveri si allarga sempre più.

 


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