Alberghi e ristorazione tra diritti e criticità

Sesena: “La Filcams ha obiettivi responsabili e di prospettiva”

Parliamo di contratto: che obbiettivi si pone la Filcams?
Obiettivi responsabili e di prospettiva. E’ necessario difendere le “clausole sociali” e di conseguenza l’occupazione, in tutti i processi di esternalizzazione: concessioni autostradali, concessioni demaniali, cambi di appalto nella ristorazione collettiva, terziarizzazioni alberghieri. I segnali che ci arrivano non sono confortanti. La salvaguardia occupazionale non pare essere una priorità in questi processi per le aziende, che sono pronte a sacrificarla nel nome di una lotta per la sopravvivenza in un mercato sempre meno leggibile e sempre più deregolato. Bisogna poi dare una risposta dignitosa alle legittime aspettative salariali dei lavoratori, e infine occuparsi del “sociale”: nuovi diritti che agevolino l’integrazione dei tanti lavoratori migranti che operano nel turismo; tutele per le donne in termini di conciliazione tempi di vita e di lavoro; sviluppo di una cultura della prevenzione e della salute e sicurezza non sempre facile da estendere soprattutto nelle realtà meno presidiate sindacalmente (tra polverizzazione e appalti).
Queste priorità saranno condivise da Fisascat e Uiltucs?
Con le altre Federazioni la discussione è avviata. E’ nostro dovere approcciare una trattativa che si preannuncia assai complessa, il più “unitariamente” possibile. Innanzitutto perché i lavoratori vogliono l’unitarietà soprattutto in un’epoca come questa, ma anche per evitare, con manifeste divisioni, di incoraggiare le controparti nei loro appetiti. Ciò detto è ancora aperta la ferita del Contratto Separato del Commercio, e con Fisascat e Uiltucs abbiamo idee differenti su alcuni temi importanti a partire dalla bilateralità, o meglio dal suo ruolo e dalle sue funzioni. L’approdo ad una piattaforma unitaria, qualora lo si raggiunga, non azzererà queste differenze che sono differenze di visione strategica e politica. Su questo bisogna essere chiari. Come sul fatto che non mancano punti di sintonia, come sul tema della contrattazione territoriale che vorremmo più presente e diffusa, o sulle politiche degli appalti. L’auspicio è che, di fronte alla durezza di un confronto negoziale che non farà sconti a nessuno, si raggiungano sintesi condivise che non sono però preconfezionabili a priori.
Per chiudere. Quale peso assegni al rapporto con i lavoratori e alla mobilitazione per conseguire gli obiettivi?
E’ necessario fin dalla consultazione sulla piattaforma parlare chiaro con la nostra gente, chiarendo il contesto generale, il peso della crisi, e le eventuali possibili divergenze con Fisascat e Uiltucs. Per tutto il negoziato le lavoratrici e i lavoratori dovranno essere coinvolti e consultati. In questo senso sarebbe opportuno “inventarsi” qualche strumento nuovo di informazione che non sia la classica e comunque insostituibile assemblea sindacale. Se non si attua questo percorso diviene infatti poi problematico chiamarli alla mobilitazione. Purtroppo qui come altrove, la nostra rappresentanza è frammentata, perché frammentato è il settore e frammentate sono le imprese.
Infine che rapporto con la Confederazione?
Il rinnovo del CCNL Turismo fungerà da avamposto contrattuale. Nel 2013 dovrebbe andare a verifica il protocollo sul modello separato che la Cgil non firmò. E’necessario che la Confederazione acceleri su una propria idea della contrattazione definendone prospettive, margini e limiti. In questo registriamo un ritardo in termini di elaborazione. Bisogna capire, ad esempio,  che atteggiamento tenere su argomenti quali i Fondi di Solidarietà su cui, per effetto della legge 92, tutte le categorie saranno chiamate ai tavoli entro febbraio 2013. E noi per primi.
E l’accordo del 28 giugno 2012? Ha una sua esigibilità ancora, ed una sua estendibilità alle categorie non industriali soprattutto per quanto riguarda temi per noi essenziali quali le regole democratiche e di misurazione della rappresentatività?
Crediamo sia essenziale le categorie non siano lasciate sole rischiando di dover improvvisare ma che, al contrario, si condivida per tempo le direttrici di una direzione politica chiara.


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