Pendolari nel paese anormale

Reds n 03_2012 Hits: 1858

Entro questo mese di luglio, il governo Monti dovrà dare una risposta alle Regioni in merito ai mancati finanziamenti, che erano promessi, per il trasporto ferroviario. Negli enti locali c’è grande preoccupazione, perché non sta arrivando alcuna garanzia sui fondi per il trasporto pubblico locale (tpl). Per arrivare alla cifra di 1,6 miliardi di euro che l’esecutivo aveva assicurato per il 2012 al fondo nazionale per il trasporto ferroviario, mancano all’appello 400 milioni. Di questi, 314 milioni avrebbero dovuto già essere versati, mentre per gli altri 86 milioni di euro lo sblocco si lega ad un effettivo miglioramento del servizio, con maggiore efficienza e minori sprechi. Partendo da questi dati, si capisce perché Mauro Moretti, ad delle Ferrovie, abbia minacciato: “Senza certezze sui trasferimenti dallo Stato alle Regioni, nel 2013 non faremo il servizio regionale”. In aggiunta, Moretti ha osservato che dal servizio regionale i ricavi per passeggero/chilometro in Italia sono di 10,8 centesimi, contro i 20 centesimi in Germania, 22 in Francia, 37 in media in Inghilterra. Dunque insieme ai contributi pubblici andrebbero aumentate anche le tariffe per gli utenti. Per i pendolari.
Quello che Moretti non ha detto lo dice Bankitalia, per bocca del suo governatore Ignazio Visco: “Qui da noi i costi per chilometro dell’alta velocità sono tre volte più alti di quelli in Francia e Spagna”. Mentre la Cgil, con Fabrizio Solari, guarda a un altro aspetto del problema: “La concorrenza fra Ntv e Trenitalia fa crescere l’offerta nell’alta velocità mentre la domanda, a causa della crisi, ristagna o tende a calare. Al contrario nel trasporto locale la crisi fa lievitare la domanda mentre si diminuisce l’offerta. Per non parlare dei livelli qualitativi, spesso lontani dalla decenza”. Frase sottoscritta da tutti i pendolari italiani, che negli ultimi cinque anni sono passati da due a quasi tre milioni. Mentre i finanziamenti pubblici statali, di anno in anno, sono rimasti uguali o sono addirittura calati, anche di centinaia di milioni. E invece i biglietti sono aumentati dal 10 al 20% a seconda delle Regioni. Che solo in pochissimi casi hanno investito per acquistare nuovi treni.
La vox populi è ben rappresentata da Federconsumatori e Adusbef: “Il servizio regionale rappresenta il 90% del trasporto ferroviario. Ma una società pubblica che dovrebbe garantire un servizio universale, a furia di correre dietro ai treni veloci lascia per strada i pendolari. Quelli veri”. Da sottolineare infine, scorrendo i dati del rapporto ‘Pendolaria’ di Legambiente, che negli ultimi dieci anni sia gli investimenti statali, sia quelli regionali, hanno privilegiato le strade a danno delle ferrovie. Il traffico su gomma è stato premiato con il 72,1% di fondi stanziati, mentre alle reti metropolitane è stato destinato il 15,4% e alle ferrovie solo il 12,5% degli stanziamenti. Per essere ancora più chiari: dal 2002 al 2011 le infrastrutture stradali sfiorano i 60 miliardi di euro, contro i 12,7 delle metropolitane e i 10 miliardi delle ferrovie. Quando si dice la volontà politica.

Riccardo Chiari

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