L'altra faccia della Reggia: storia di una lotta a Venaria

Reds n 03_2012 Hits: 2136

Venaria è famosa per la sua Reggia, la Galleria di Diana, la chiesa di S.Uberto, Juvarra, i giardini. Ieri per la città dormitorio, le fabbriche, la Mandria di Novelli, il racket nei mercati.
Formidabile esempio di riconversione da spoglia periferia dell’apparato industriale torinese in cittadella della cultura, costata centinaia e centinaia di milioni fra recupero di un rudere, di giardini scomparsi e di un centro storico dimenticato, Venaria è assurta a simbolo di un Piemonte alle prese con il suo incerto futuro, al cui interno cerca una presunta vocazione turistica mai creduta.
I numeri parrebbero confortare questo folle tentativo: 1 milione e mezzo di visitatori all’apertura del 2007, 1 milione nel 2010 con l’ostensione della Sindone, oltre il milione nel 2011 con i 150 anni dell’Unità.
Fin dall’inizio, la mancanza di una seria destinazione di tanti chilometri di sede espositiva ha reso  questa cortese scatola vuota più legata ai grandi eventi che ad altro.
La mancanza di una progettualità di lungo periodo, l’assenza di un vero e proprio piano di sviluppo del turismo piemontese che partisse dalla valorizzazione del territorio e della propria storia, hanno lasciato da sempre un progetto come quello della Reggia in balia dell’improvvisazione.
E laddove non c’è certezza del domani per colpevole responsabilità di una classe di dirigenti pubblici cialtroni, si aprono le porte al lavoro precario, all’esternalizzazione, agli appalti di servizi dati e gestiti nella più totale approssimazione e indeterminazione.
A Venaria i dipendenti della Reggia sono una trentina, ma i precari negli uffici sono una quarantina, mentre i lavoratori degli appalti dei diversi servizi di sorveglianza, custodia, biglietteria, prenotazione, guida, pulizie sono oltre  centocinquanta.
Alla Reggia fin dall’apertura le imprese in appalto hanno fatto ricorso all’uso di grandi numeri di lavoratori a chiamata nei servizi di custodia, guida, biglietteria. Non solo. Alcune di queste hanno applicato  il contratto Unci senza scrupoli, in custodia, dove i numeri sono più consistenti.
Da qui la spinta di tutti i lavoratori e le lavoratrici, fin dalle prime riunioni del 2007, per avere più garanzie contrattuali migliorative uguali per tutti, con l’obiettivo strategico di strappare l’assunzione diretta da parte della Reggia.
Lucida determinazione di una composizione operaia giovane, precaria, acculturata capace di fermate improvvise, assemblee in piazza sotto gli uffici del Direttore del Consorzio della Reggia, di volantinaggi con sit-in, incursioni nei uffici del comando, in grado di intercettare giornalisti e politici da piegare alla propria volontà.
Le prime lotte sono esplose fra il 2007 e il 2008 per trasformare i contratti Unci in contratti Multiservizi con l’appoggio della Filcams e (il Consorzio della Reggia di Venaria Reale) e la Regione Piemonte. In seguito, dopo molte polemiche politiche in Consiglio Regionale, il contratto multiservizi è stato applicato alla stragrande maggioranza dei lavoratori (quelli stabili nel cantiere), ma le cooperative in appalto hanno continuato con vari sotterfugi a ricorrere a lavoratori a chiamata con contratto Unci o Multiservizi per far fronte alle emergenze della committenza e alle carenze della propria organizzazione del lavoro.
Il secondo ciclo di lotte, dal 2009 al 2012, ha visto la mobilitazione dei lavoratori incentrata ad ottenere l’applicazione di un contratto uguale a quello dei dipendenti del Consorzio, il contratto nazionale di Federculture firmato dalla Funzione Pubblica. Contratto considerato dai lavoratori non solo migliore dal punto di vista economico e normativo, ma più adeguato nell’inquadramento professionale.
Dopo ore e ore di assemblee, in particolare nei giorni di maggior affluenza di pubblico, innumerevoli giornate di presidi alla presenza di giornalisti sotto gli uffici del Consorzio, alla fine del 2009 si apre una trattativa diretta fra le Rsa di Cantiere, supportate dalla Filcams di Torino affiancata dalla Fp-Cgil, e dalla Usb (le altre rappresentanze di categoria di Cisl e Uil nel frattempo erano scomparse dall’orizzonte) con il Consorzio della Reggia di Venaria.
Si arriva a un’intesa finale ad aprile del 2010 che darà il via ad un nuovo appalto sui servizi di custodia, prenotazione, accoglienza, biglietteria della Reggia con contratto Federculture per quattro anni più quattro, per più di cento lavoratori. Sono tagliate fuori solo le guide che rimangono Multiservizi e in balia del sistema a chiamata.
La polemica è immediata. Interviene prima la Confcooperative Piemonte, poi la Giunta di destra della Regione, infine la Confindustria con una lettera di Marcegaglia. Tutto il fronte padronale, salvo qualche eccezione, condanna l’applicazione di un contratto più costoso negli appalti, temendo l’effetto domino nel settore museale. Stranamente il Consorzio resiste all’assalto, ma rallenta i tempi di delibera del nuovo bando di gara. Ripartono le assemblee nelle giornate di punta del servizio. Si apre allora la gara, viene data in maniera un po’ maldestra alle cooperative costituitesi prima in ATI poi in Consorzio già presenti sul cantiere. Poi di nuovo la macchina si ferma, il Consorzio ha paura del costo dell’appalto e cerca di prender tempo. I lavoratori ritornano in assemblea in un giorno di grande affluenza, minacciano lo sciopero al passaggio del Giro d’Italia in Reggia. Siamo a maggio del 2011. L’appalto viene affidato, ma nel frattempo c’è il ricorso del primo escluso. Si blocca tutto in attesa della Magistratura.
Altro tempo perso, altra rabbia che si accumula. A settembre la situazione esplode: allo sciopero generale della Cgil del 6 l’adesione è del 90%, la Reggia non riesce ad aprire per la prima volta. Gli alti comandi vanno in tilt. Si firma subito un accordo per incentivare l’adozione dei ticket da parte delle cooperative, a mo’ di risarcimento delle lunghe attese dei lavoratori. Le cooperative adotteranno i ticket a denti stretti, sotto la minaccia del caos.
Nel gennaio del 2012 finalmente la Magistratura dà ragione a chi aveva vinto l’appalto. La Reggia non ha più alibi, ed è costretta a far partire il nuovo appalto. Ad aprile la Filcams firma il cambio appalto, da maggio si aprono le trattative fra Rsa e le cooperative in Consorzio per applicare i vari istituti legati alla flessibilità del contratto Federculture, l’adozione dei tickets, in vista dell’integrativo aziendale previsto dal Federculture.
I lavoratori dei servizi di custodia, biglietteria, accoglienza, prenotazione della Reggia passano dal maggio del 2012 dai 7 euro orari del 2 livello Multiservizi agli 8,2 euro del livello A1 Federculture. Un aumento superiore all’Ipca: vicino il traguardo del contratto unico di sito.

Marco Prina
FILCAMS CGIL torino

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