La CGIL - recita così il suo statuto - “basa i propri programmi e le proprie azioni sui dettati della Costituzione della Repubblica e ne propugna la piena attuazione”
Nel giugno 2006 il popolo italiano bocciò la controriforma costituzionale di Berlusconi. La Cgil costituì, nella sua sede nazionale, il comitato referendario per il No. L’ampio fronte democratico permise la vittoria del No nel referendum in difesa della Costituzione. Il 63% bocciò la controriforma.
Purtroppo, nel referendum costituzionale del 7 ottobre 2001, aveva prevalso la modifica del titolo V. Una riforma sbagliata voluta dal centrosinistra e dai Ds; una crepa aperta nel nostro assetto costituzionale con il decentramento dei poteri dello Stato alle Regioni, in cui si è inserito come un cuneo il Ddl Calderoli. A quel referendum partecipò una minoranza, il 34 % degli aventi diritto; il 64% circa votò Si e il 35% No.
Il 4 giugno 2016, come “Lavoro Società”, convocammo un confronto pubblico a Milano; il salone della Camera del lavoro era affollato all’inverosimile per dire un “No di bone ragioni” alla controriforma costituzionale del Governo Renzi. Una controriforma condivisa anche dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In quella sede la CGIL - prese la parola il segretario nazionale Danilo Barbi - dichiarò che avrebbe sostenuto il NO. Il 4 dicembre, il popolo italiano con il 59% dei NO travolse la controriforma.
Oggi il governo potrebbe portare a compimento il suo progetto senza sottoporlo a referendum, grazie anche al sostegno dei partiti personali di Renzi e Calenda.
Il progetto della destra può portare allo stravolgimento della Costituzione ad una rottura sociale e politica dell’unità del paese, alla secessione dei ricchi, alla dissoluzione del sistema universale sanitario e scolastico, alla reintroduzione delle gabbie salariali, allo svuotamento dei contratti nazionali di lavoro, alla diversificazione discriminatoria dei diritti, all’isolamento e impoverimento del Sud del paese.
Il presidenzialismo, o il premierato, porta alla delegittimazione del Parlamento, alla degenerazione della nostra democrazia parlamentare e rappresentativa.
L’alternativa al presidenzialismo è rilanciare il ruolo del Parlamento. L’alternativa all’autonomia differenziata è rilanciare il ruolo dello Stato e la difesa dei principi costituzionali fondamentali dall’assalto delle privatizzazioni, per salvaguardare il diritto universale all’istruzione, alla salute e ad ogni bene pubblico che sia di importanza vitale come l’acqua. Se accentri i poteri nelle mani dell’esecutivo, se annulli o riduci la rappresentanza degli interessi nell’impianto istituzionale, lo farai anche sul piano sociale, colpendo la parte meno protetta, i settori più deboli del mondo del lavoro e della società.
Il 30 settembre saremo nelle piazze per la Costituzione e la conquista di un paese e di un’Europa politica e sociale fondata sulla Pace e il ripudio della guerra, per una società futura più giusta e uguale, la difesa della sanità e della scuola pubblica, per un modello di crescita alternativo rispettoso dell’ambiente e della dignità umana.