La sinistra sindacale: un patrimonio e un investimento - di Reds

La riunione nazionale FILCAMS-CGIL del 28 maggio

Il 28 maggio si è tenuta a Roma una riunione delle compagne e dei compagni della FILCAMS-CGIL eletti negli organismi nazionali confederali e di categoria, che si sono riconosciuti durante il percorso congressuale confederale nel documento “per una CGIL unita e plurale”. Erano presenti inoltre i compagni che hanno responsabilità esecutive nei territori. La riunione è stata chiusa dal compagno Giacinto Botti, referente confederale nazionale.

La riunione si è aperta con la relazione di Andrea Montagni, che ha incentrato la propria comunicazione sui temi confederali e di categoria, organizzativi e politici.

Il congresso della FILCAMS ha determinato, ha sottolineato Montagni, una riduzione della nostra presenza negli organismi del comitato direttivo e assemblea generale, rispetto al congresso precedente, nei cui organismi la presenza di Lavoro Società era pari al 10%.

Questo dato organizzativo negativo è però equilibrato dal dato politico della sua nomina a Presidente del Comitato Direttivo e dall’ingresso nella struttura nazionale del compagno Federico Antonelli, proveniente dalla FILCAMS di Milano, che raddoppia dopo 10 anni la presenza della sinistra sindacale nell’apparato nazionale della FILCAMS-CGIL. Con le compagne e i compagni della delegazione in Assemblea generale e nel Direttivo nazionale, sia di categoria che confederale, sono un patrimonio e un investimento per ricostruire una presenza maggiormente significativa negli organismi statutari.

Dopo aver ricostruito il contributo della categoria alla elaborazione della linea confederale e al suo posizionamento nel confronto apertosi dopo la decisione della maggioranza della Segreteria confederale uscente di candidare Maurizio Landini come futuro Segretario generale, confronto nel quale la delegazione della FILCAMS-CGIL al Congresso confederale di Bari ha dato una spinta di gran peso, Montagni ha centrato i temi che hanno portato all’elezione di Maurizio Landini alla segreteria generale della CGIL: autonomia dell’organizzazione, vitalità della proposta e dell’azione non vincolata a meccanismi burocratici di autotutela degli apparati, riconferma di una linea politica e contrattuale tesa all’inclusione di tutto il mondo del lavoro, uscendo dal vincolo sindacato/azienda strutturata, non più rispondente alla modernità e all’evoluzione dell’impresa e del lavoro. La “Carta dei diritti” è il centro dell’iniziativa sul quale riconfermare la linea emersa dal congresso; la carta propone il cambio di paradigma per tutte le scelte politico-contrattuali e per il lavoro sindacale.

Il nostro collettivo - ha proseguito Andrea - è anche nelle condizioni di rivendicare la lealtà e la trasparenza delle posizioni. La scelta di appoggiare la candidatura di Landini è infatti stata fatta fin dai primi momenti del dibattito congressuale in maniera esplicita e senza infingimenti. Una parte della CGIL invece ha scelto meccanismi opachi di dibattito: senza costituirsi in area organizzata e senza visibilità agli occhi dei delegati e degli iscritti, ha operato per la candidatura alternativa del compagno Colla, coagulando tutte le resistenze maturate nel tempo contro la linea e la leadership della compagna Camusso, dal referendum sull’acqua pubblica, alla posizione sulle trivelle, al contrasto aperto del jobs act fino alla difesa della Costituzione nel referendum del 4 dicembre. Questa modalità non trasparente, basata su una concezione “proprietaria” delle strutture da parte dei segretari generali, rappresenta uno dei pericoli a cui bisognerà opporsi perché non prenda piede nella nostra organizzazione.

In attesa di definire un progetto che ripensi la nostra esperienza collettiva di sinistra sindacale, per mantenere la dialettica interna e contribuire, insieme, a rinnovare la natura plurale e democratica della Cgil, nell’interesse generale e per definire e dar vita una più rappresentativa e ampia sinistra sindacale confederale, Montagni - d’intesa con il compagno Antonelli - ha proposto di organizzare un seminario nazionale che dovrebbe tenersi nella seconda metà di ottobre 2019, con l’obiettivo di dare un contributo alla FILCAMS e alla CGIL. I temi del seminario: contrattazione inclusiva, democrazia e rappresentanza, salute e sicurezza.

Nel corso della riunione nazionale del 28 maggio, gli interventi (hanno preso la parola tutti i presenti) hanno tutti posto attenzione ad alcuni temi: contrattazione inclusiva, democrazia e modalità di vita e azione all’interno dell’organizzazione, ruolo della sinistra politica e sindacale, la comunicazione.
I delegati presenti hanno sottolineato che la nostra “diversità” sta nel non accettare una logica “burocratica” dell’organizzazione. Azione mirata nel territorio, rapporto con i lavoratori che sia di dialogo e ascolto reale, che accolga le istanze e le organizzi, ma senza i farraginosi meccanismi che a volte bloccano la volontà di agire da parte dei delegati territoriali e aziendali. La volontà di agire e intervenire, collegando i lavoratori sembra venire inibita senza un perché apparente, negando spazi e strumenti che invece devono essere sempre messi a disposizione dei delegati. La confederalità serve nella gestione dei conflitti, delle vertenze o anche dei semplici percorsi di sindacalizzazione. Oggi il vero obiettivo deve essere quello di mettere a disposizione dei lavoratori un rapporto tra categorie che rafforzino le possibilità contrattuali e rivendicative. Scollegare lavoratori che svolgono le stesse mansioni nella stessa azienda, ma con contratti, salari e diritti profondamente diversi non è più accettabile. Così come non è possibile continuare a comunicare con gli stessi meccanismi, con le stesse parole e lo stesso linguaggio. I giovani che lavorano nei negozi, i giovani precari non riconoscono il linguaggio sindacale e su questo è indispensabile ragionare. I contenuti sono fondamentali, sono il gancio con il futuro da costruire, ma anche come li si comunica è fondamentale.

La burocratizzazione dell’organizzazione blocca risorse importanti che vengono inibite e rende anche la CGIL “contendibile” – anche in realtà importanti - a pratiche che dovrebbero esserci totalmente estranee.

Infine, il risultato elettorale modestissimo ottenuto dalle liste di sinistra in Italia è fonte di grande preoccupazione. Come militare nei partiti della sinistra tradizionale e nella CGIL connettendo le due realtà? Ma soprattutto cosa potrà accadere negli equilibri interni alla nostra organizzazione?

La riunione si è chiusa con l’intervento di Giacinto Botti. In questo momento, ha detto Botti, c’è un grande bisogno di ridisegnare il perimetro della sinistra all’interno della CGIL.

Questo perimetro va ricomposto su una proposta politica chiara e trasparente che ponga al centro come si sta nell’organizzazione. Noi dobbiamo tendere a un sindacato che non muoia nelle stanze di burocrazie che si riuniscono per assumere decisioni o influenzare scelte ma fuori dai meccanismi democratici della nostra organizzazione.

Oggi si stanno coagulando dei gruppi di influenza basati su meccanismi incerti (territorio, categorie, relazioni interpersonali) che non devono avere spazio. C’è la necessità di rivendicare e confermare le linee congressuali e per questo è necessario stare nel merito. La nostra scelta di appoggiare la candidatura di Landini è oggi riconfermata con maggior enfasi, se possibile.

Dietro alla scelta di appoggiare l’attuale segretario non c’era infatti un atto di fede o una scelta opportunistica, ma la volontà di dare voce all’idea che la nostra CGIL deve essere democratica e plurale, non appiattita nelle scelte burocratiche autodifensive, una CGIL che agisce nel rispetto del dibattito a cui tutti devono poter partecipare. Collegialità delle proposte che il gruppo dirigente porta all’attenzione dell’organizzazione, come caposaldo utile a definire sempre le scelte più opportune.

C’era l’idea dell’autonomia dell’organizzazione dal quadro politico. Molta parte del gruppo dirigente pensa invece che alla politica bisogna conformarsi per poter rafforzare il sindacato. Attenzione e confronto non subalternità, questa la nostra idea. Nella CGIL c’è bisogno di una sinistra sindacale forte per riconfermare questa linea. Su questi punti nelle prossime settimane si scriverà un documento di proposta. Un documento snello ma non per questo meno significativo. Un documento su cui aggregare le forze interne alla CGIL che si riconoscono in un percorso di sinistra sindacale confederale e di classe.


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