Formazione è partecipazione - di Carlo Cerliani

Riflessione sul seminario nazionale di ottobre a Rimini promosso da Lavoro Società della Filcams-Cgil

Quasi 100 partecipanti suddivisi in tre gruppi, ciascuno con un tema da analizzare e discutere: “Salute e Sicurezza”, “Contrattazione Inclusiva”, “Democrazia e Rappresentanza” e tre formatori a moderare la discussione.

Questa la modalità sperimentale scelta per la seconda giornata del seminario “Organizzare, contrattare, per includere”, svoltosi dal 23 al 25 ottobre a Rimini e che ha visto intervenire compagni da un capo all’altro dell’Italia, in rappresentanza di tutti i settori della Filcams.

A seguito di una prima giornata densa di interventi di qualità, ricchi di spunti di riflessione, che gli inserti di Reds hanno reso fruibili anche a chi non c’era, si è deciso di affiancare una giornata dedicata all’elaborazione, alla discussione ed all’ascolto e si è deciso di farlo adottando una modalità direttamente mutuata dalle aule della Formazione della Filcams.

L’approccio è quello da tempo messo a sistema dalla Formazione nazionale della nostra categoria. La gestione dello spazio, la disposizione dei partecipanti il patto in premessa secondo cui siamo tutti eguali e non c’è giudizio, tutto pensato per favorire la partecipazione.

Il risultato è una discussione libera, svolta su di un piano totalmente paritario che da un lato è sicuramente meno strutturata della classica struttura intervento/dibattito, mentre dall’altro coinvolge in maniera spontanea, riuscendo a dare voce anche a coloro che interverrebbero con difficoltà in un contesto maggiormente incasellato.

L’obbiettivo era quello di rendere il confronto di gruppo strumento di proposta e di discussione politica, i cui spunti, una volta ordinati potessero fornire una sintesi che risultasse molto; molto di più della semplice somma delle sue parti.

Il risultato si può dire estremamente positivo.

Come formatore, sono stato di supporto al gruppo a cui è stata affidata la discussione sulla Contrattazione Inclusiva. Nostro era il compito di soffermarci a ragionare sugli aspetti organizzativi del fare contrattazione, sugli strumenti per mettere in pratica la contrattazione di sito e di filiera, non ultimo sulle possibili contraddizioni tra obbiettivi e risultati nella pratica.

Il tema della confederalità è emerso con forza nella sua doppia valenza di strumento necessario per la contrattazione, in quei luoghi di lavoro dove convivono più contratti afferenti a diverse categorie, ma anche di criticità, in quanto ancora troppo spesso, logiche categoriali residue rischiano di rinchiuderci in una eccessiva compartimentazione.

Antidoto a questo può essere l’attività sul territorio, il coordinamento di delegati all’interno dello stesso sito, fuori dall’invisibile confine della singola azienda o del singolo appalto e le assemblee intercategoriali, entrambe buone pratiche messe in condivisione dalle compagne e dai compagni che le hanno sperimentate.

La confederalità quindi, non può essere solo una spinta, più o meno energica, che proviene dall’alto, ma deve trovare propulsione e radicarsi nei luoghi di lavoro sempre più frammentati in cui ci troviamo ad operare. Il rischio è quello di non tradurre la teoria in pratica.

La contrattazione deve assumere sempre più la dimensione di sito, gli esempi virtuosi non mancano alla nostra categoria, basta pensare alla gestione della ristrutturazione di Linate, solo per citare uno dei più recenti. La sfida è immaginare nuove leve di contrattazione territoriale, che sappia rispondere anche ai bisogni che i lavoratori hanno al di fuori dei singoli luoghi di lavoro, divenendo strumento di giustizia sociale.

Questa nostra ritrovata necessità di coesione, si trova a scontrarsi con il disgregarsi delle controparti, che nel settore degli appalti sfruttano a loro vantaggio la frammentazione, e dall’altro con forme di egoismo radicate nella società e conseguentemente nel lavoro, suo mattone fondamentale.

È necessario ristabilire una rinnovata coscienza di classe, specialmente in un contesto dove il concetto di classe è meno evidente che in passato, quando i confini del mondo del lavoro erano più netti, ma attuale più che mai. Strettamente collegato il tema dei rapporti di forza che riusciamo a mettere in campo e del proselitismo, per realizzare il quale ancora una volta lo strumento principale sono i delegati, che vanno formati, ma anche coinvolti in progetti che li portino al di fuori del perimetro della loro realtà lavorativa.

Tra le proposte è emerso il tema della possibile cessione di pezzi di sovranità dei singoli CCNL in favore di una contrattazione integrata, che argini la frammentazione e il dumping, anche quello che a volte subiamo per l’uso spregiudicato che le aziende fanno dei nostri stessi contratti.

Oltre al buon livello della discussione, devo dire che è stato un momento anche umanamente molto piacevole. Una discussione onesta, aperta, che non ha tralasciato di sollevare anche criticità interne all’organizzazione, ma il tutto fatto in un clima sereno, senza facili protagonismi o vuote polemiche. Ciascuno si è sentito libero di partecipare con il suo livello di esperienza, raccontando, ascoltando, proponendo, in una parola partecipando.

La partecipazione che il seminario voleva sviluppare, in quel gruppo io l’ho toccata con mano e credo che altrettanto abbiano fatto tutti i componenti del gruppo.
Concludendo mi sento di ringraziare tutta la macchina organizzativa che ha permesso la realizzazione di un seminario ricco e vivace, così come lo è la sinistra sindacale in Filcams e in CGIL, desiderosa di partecipare alla realizzazione della nostra dimensione collettiva.


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