Manitalidea: prima vittoria, in una vertenza difficilissima - di Enea Schipano

Non è accettabile un sistema che fa degli appalti una spirale contro chi lavora

Il giorno 24 settembre è stato siglato al Ministero dell’Istruzione l’accordo che prevede il pagamento, in surroga, delle retribuzioni per le lavoratrici e i lavoratori di Manitalidea e delle società consorziate della Campania. E’ questo un primo importante risultato in una vicenda che si trascina da ormai troppi mesi e sta rendendo la vita delle persone sempre più pesante. 

Manitalidea SPA e consorzio Manital offrono servizi alla pubblica amministrazione e ad aziende private: pulizie soprattutto, ma non soltanto. Fra le aziende e amministrazioni appaltanti, le scuole, Poste italiane, Guardia di Finanza, Inps (appalto Consip) e Inail (sempre appalto Consip); tra le committenze private ci sono aziende come Telecom, Equitalia, Loropiana FCA, Iveco e Teksid. Ciò significa avere rapporti con Ministero dell’Istruzione, Mise, comuni e amministrazioni che spesso in questi mesi sono apparsi latitanti e distanti da un problema che invece avrebbe dovuto riguardarli da vicino. Inoltre, anche le committenze private latitano e non si sono attivate per il pagamento in surroga nonostante le richieste fatte pervenire dalle organizzazioni sindacali.

Sono circa 10mila le persone impiegate in Manitalidea e nelle società consorziate e operano su tutto il territorio nazionale. Nel 2017 i primi segnali della crisi, che si è progressivamente aggravata.

Quando ci si rapporta con il mondo degli appalti è necessario ricordarsi alcuni elementi fondamentali. Negli appalti sono impiegate migliaia di persone, spesso donne, che percepiscono retribuzioni minime determinate da contratti di lavoro part time che non possono assicurare una vita pienamente autonoma (in alcuni casi lavora, con contratti part-time, anche il marito/compagno). Negli appalti sono inoltre coinvolte pubbliche amministrazioni che concedono in appalto (con gare Consip) attività quali pulizie, guardiania e portierato, manutenzione degli stabili. Le pubbliche amministrazioni, spesso, una volta appaltata l’attività, si dimenticano di operare un controllo severo delle condizioni di lavoro delle persone e del rispetto delle normative; e in alcuni casi (ad esempio Inps Piemonte, appalto scaduto il 30 giugno 2019) sono costretti ad effettuare delle proroghe nonostante la crisi, perché non si è arrivati in tempo ad effettuare la gara alla scadenza dell’appalto. Nella vicenda Manitalidea, per esempio, nella crisi che già rende incerto il futuro lavorativo è intervenuto un pesante e costante ritardo nel pagamento degli stipendi, senza che ci fosse un intervento da parte di questi soggetti.

L’accordo del 24 settembre è arrivato al termine di un lungo iter che ha visto la FILCAMS CGIL FISASCAT CISL e UILTrasporti lottare per avere una soluzione al mancato pagamento delle retribuzioni. Il pagamento in surroga è il meccanismo che permetterà il versamento degli stipendi alle maestranze, direttamente da parte delle amministrazioni appaltanti, sostituendosi a Manitalidea e alle società consorziate oggi inadempienti, a patto che le committenze chiedano all’azienda di fornire le buste paga dei lavoratori dell’appalto di riferimento.

Nei prossimi giorni l’azienda potrebbe essere messa in amministrazione straordinaria: in questa situazione, con una società in attesa di decisione da parte del Tribunale di Ivrea (ma ad occuparsene, per una questione di competenza, potrebbe essere Torino), appare l’unico elemento di boccata d’ossigeno, che rende l’aria meno irrespirabile. C’è da segnalare che la proprietà spera di chiudere entro breve un accordo con un fondo finanziario.

Il fallimento rappresenterebbe un ulteriore aggravio per i lavoratori, se intervenisse con un cumulo retributivo arretrato pesante. In caso di fallimento, infatti, sarebbe possibile recuperare dal fondo di garanzia dell’INPS il TFR e solo parte delle retribuzioni arretrate (massimo tre, tranne ferie e permessi residui e ratei delle retribuzioni differite). Appare chiaro quindi che di fronte a una società e alle aziende a lei consorziate in queste condizioni, il primo obiettivo è quello di ridurre i rischi connessi alle retribuzioni arretrate.

Questo accordo in ogni caso non risolve i problemi per tutti. Infatti interviene soltanto per tutti quegli appalti che hanno rapporti con il MIUR. Riguarda un numero consistente di lavoratori, localizzati soprattutto al sud, Campania e Lazio, ma non l’insieme dell’azienda.

La complessità della vicenda si dipana quindi su diversi piani. Numero di soggetti coinvolti: scuole, caserme, aziende private e i ministeri dell’istruzione, della difesa e naturalmente il ministero del lavoro e dello sviluppo economico.

Qualche cenno va fatto sullo sviluppo territoriale. Il fatto di avere appalti in ogni parte d’Italia determina una serie di comportamenti difformi. Ad esempio in alcune imprese private Manitalidea, o le aziende a lei consorziate che li operano, evitano di avere comportamenti eccessivamente scorretti, per non perdere in tempo breve la commessa. Nelle pubbliche amministrazioni, dove i tempi son più lunghi e complessi, ciò non avviene e Manitalidea si sente più forte, peggiorando i propri comportamenti.

Infine, il quadro normativo con i rischi connessi al fallimento e la possibile perdita di soldi nel fallimento rappresenta un pericolo che impone prudenza pur nella chiarezza delle posizioni sindacali.

In conclusione, la vicenda Manitalidea, nata anche per una serie di scelte aziendali errate con investimenti rivelatisi troppo rischiosi e perdenti - il caso eclatante è l’investimento di 30 milioni nel castello di Parella, vicino Ivrea - evidenzia una volta di più come il mondo degli appalti sia un soggetto da seguire con cura. Troppo spesso la politica si dimentica che le persone impiegate nel mondo degli appalti rappresentano la catena debole della catena del lavoro e meritano più attenzione e rispetto. Troppi imprenditori si muovono in maniera scorretta scaricando sulle lavoratrici e i lavoratori le conseguenze di questi comportamenti calpestando i diritti dei lavoratori. Non è accettabile tutto ciò, oggi più che mai, con un sistema che fa degli appalti una leva di risparmio e non di cura delle attività, in una spirale che rischia di non esaurirsi mai.


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