La storia non si riscrive, la memoria non si cancella - di Maurizio Brotini

Il simbolo della Cgil è un quadrato rosso, come son simboli della CGIL falce, martelli e tutti i gloriosi simboli del lavoro. Simboli del riscatto del Lavoro e dal lavoro. Sono i simboli e gli emblemi del movimento anarchico, socialista, comunista. Anarchici, repubblicani radicali, massoni, socialisti azionisti e comunisti sono state nella storia le famiglie politiche e culturali che hanno innervato il Movimento Operaio. Anarchico ed Ardito del Popolo, socialista rivoluzionario, resistente ai fascisti armi in pugno a difesa della Camera del Lavoro di Minervino Murge, parlamentare eletto nelle liste del Partito Socialista, volontario nella Guerra di Spagna e comunista, artefice della rinata CGIL nella Resistenza e del dopoguerra, costituente eletto nelle file del Partito Comunista Italiano fu Giuseppe Di Vittorio.

Questo andrebbe ricordato all’improvvido voto sulla Risoluzione del Parlamento europeo che eguaglia, di fatto, nazisti e comunisti, equiparandone nell’oblio simboli ed azioni. Compiendo un falso storico come attribuire al Patto Molotov-Ribbentropp lo scatenamento della Seconda Guerra Mondiale, e non – restando sui singoli atti diplomatici-, per esempio al ben più significativo ed antecedente Patto di Monaco, dove fascisti nazisti e democrazie liberali sostanziavano una unità di vedute in funzione antisoviettista. Ma ancor più grave la pretesa della storia e della storiografia di Stato, questa sì tipica delle realtà autoritarie. Chi si è battuto armi in pugno, è bene ribadirlo, marciava e lottava con i simboli del Lavoro, siano stati i soldati dell’Armata Rossa o i resistenti dei Paesi occupati.

E giova ricordare che senza i sacrifici delle popolazioni dell’Urss la Seconda Guerra Mondiale avrebbe potuto avere esito diverso. E che il contrasto, tutto politico, a Putin non si fa scordando i venti milioni di morti sovietici, anzi. Così come l’Europa non può definire la propria identità, per di più volendola condivisa, in subalternità alle posizioni di Paesi come Polonia ed Ungheria, governati da forze che tutti definiscono – a parole – illiberali e xenofobe. E cosa avrebbe fatto, per esempio, l’Europa del dopoguerra rispetto a Paesi ancor fascisti come il Portogallo e la Spagna di Franco? E come non ricordare che il mondo diviso in blocchi ed aree di influenza è stato sì sancito dalle potenze vincitrici sul fascismo e nazismo, ma è stato anche il mondo del Trentennio glorioso, quello dove salari, stato sociale e pace hanno contribuito ad un miglioramento sostanziale delle classi lavoratrici e popolari. Il Trentennio dei partiti di massa e della centralità delle Organizzazioni Sindacali. La storia ed il presente della Cgil, dalla sua fondazione al periodo fascista, dal dopoguerra alla grande stagione delle conquiste degli anni Sessanta e Settanta, dalla lunga resistenza al neoliberismo ed alle ideologie della fine del lavoro e della centralità del lavoro nelle società postmoderne, è storia di quegli uomini e donne, spesso giovanissimi, che animati da quelle idealità che si vorrebbero simili ed eguali a quelle naziste e fasciste, dettero le loro intelligenze passioni e vite per la gran causa del riscatto del Lavoro. O è necessario ricordare che i fascisti bruciavano le camere del Lavoro, scioglievano i partiti di sinistra e comunista, uccidevano e deportavano al confino? O che sempre fascisti e servizi compivano le stragi di Portella delle Ginestre nell’immediato dopoguerra e mettevano le bombe nelle stazioni e nelle piazze piene di lavoratori e lavoratrici negli anni dai Sessanta agli Ottanta? Come Cgil dobbiamo rivendicare la grandezza della nostra storia e delle nostre radici. L’Anpi, l’erede morale della Resistenza, ha già fatto sentire la propria voce fortemente critica, così come l’ARCI. Il medico di Lampedusa, Pietro Bartolo, eletto al Parlamento Europeo ha preso le distanze dal proprio voto con una autocritica che gli fa onore.

In una intervista rilasciata all’organo dell’Anpi Patria Indipendente lo stesso Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, pur tra mille giustificazioni, ha preso le distanze dalla risoluzione che attribuisce la responsabilità della Seconda Guerra mondiale al Patto Molotov – Ribbentrop. Dopo avere detto che “affiancare nazismo e comunismo è una operazione intellettualmente confusa e politicamente scorretta [e] se riferita alla Seconda Guerra mondiale rischia di mettere sullo stesso piano vittime e carnefici” ha aggiunto che “il problema nasce quando si entra nello specifico di passaggi storici che non possono essere sintetizzati, a equiparazioni inappropriate, a riferimenti che andrebbero accuratamente verificati. Dai parlamenti ci si aspetta valutazioni politiche e non certo di scrivere la storia”.

Facciamolo anche noi come Cgil, facciamo sentire la nostra voce forte ed autorevole: lo dobbiamo perché è giusto, doveroso ed utile. La Storia non si riscrive, la Memoria non si cancella.

[Lo stesso articolo è stato pubblicato il 1 ottobre 2019 sul blog "Fortebraccio"]


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