L'autonomia non è neutralità - di Andrea Montagni

Milioni di cittadini proclamano la loro estraneità dalla vita politica e sociale con l’astensione dal voto. Disillusi da una sinistra che negli ultimi 20 anni ha tradito ogni aspettativa di trasformazione e cambiamento, ha contribuito a smantellare le conquiste del movimento operaio, incapace di dare fiducia nel futuro. Xenofobia, razzismo, individualismo ed egoismo sono la cifra della quotidianità, mentre cresce l’insicurezza sociale a partire dal lavoro e dalla sua precarizzazione. Della massa degli astenuti e dei voti alla destra autoritaria e xenofoba fanno parte la stragrande maggioranza dei lavoratori, anche buona parte degli iscritti al sindacato confederale e non solo. Per la massa dei lavoratori la sinistra estrema appare inutile e residuale, mentre il PD resta il partito della legge Fornero e del Jobs act.
La CGIL resta l’unica forza che può contrastare a viso aperto la xenofobia, il razzismo, le pulsioni autoritarie, purché non venga confusa con chi fino a ieri all’opposizione e oggi di nuovo al governo, continui a predicare la fedeltà ai diktat della Commissione europea e a proporre le ricette del liberismo economico.

La CGIL continua a rivendicare dal governo investimenti per creare lavoro per una politica fiscale basata sulla lotta all’evasione, la patrimoniale sulle grandi ricchezze e la riduzione delle tasse ai lavoratori; per una riforma delle pensioni che abolisca la Fornero e che rispetti il principio di perequazione delle pensioni, ma non chiede l’abolizione di quota 100 che è un piccolo passo in avanti; chiede la riforma degli ammortizzatori sociali che ripristini ed estenda la cassa integrazione e politiche di sostegno al reddito e modifichi in meglio il reddito di cittadinanza. La CGIL si batte per estendere erga omnes i contratti collettivi di lavoro, perché il salario minimo di legge sarebbe una misura che non valorizzerebbe il salario indiretto, e non terrebbe conto delle condizioni di lavoro e dei diritti dei lavoratori che il contratto definisce…

L’autonomia non è separatezza. Bisogna incoraggiare la partecipazione attiva e consapevole delle masse lavoratrici alla vita politica e amministrativa del Paese e non siamo neutrali rispetto agli esiti politici e istituzionali. Per questo ci preoccupa e non condividiamo il silenzio della Cgil sulla risoluzione del Parlamento europeo che equipara con un falso ideologico e storico, il comunismo al fascismo e cerca di attribuire alla Unione Sovietica la corresponsabilità della guerra mondiale. In quella storia – che rivendichiamo – affondano le radici della CGIL unitaria e della Repubblica italiana.
Siamo consapevoli che in prospettiva non c’è sindacato confederale di massa, senza un partito dei lavoratori e della trasformazione sociale, di massa e radicato nel paese, così come non ci può essere un partito dei lavoratori senza un grande sindacato confederale, in un legame dialettico fecondo.


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