Città della Scienza (Napoli), un rilancio necessario - di Alfonso Fraia

La FILCAMS CGIL e i lavoratori determinati e determinanti nella lotta contro ogni tentativo di affossare questa esperienza

[“Reds” ha sempre seguito con attenzione la vicenda di Città della Scienza, simbolo del riscatto di Napoli, tutta Lavoro Società, confederale e di categoria, ha accompagnato la lunga e difficile vertenza che la FILCAMS CGIL di Napoli e Campania e i lavoratori hanno sostenuto per difendere il progetto e i posti di lavoro. La Città della Scienza è stata luogo di una importante iniziativa della FILCAMS CGIL nazionale]

Città della Scienza sorge a Napoli, sui terreni dell’ex Federconsorzi, nel deserto post-industriale di Bagnoli, l’ex area dell’acciaio, della chimica agro industriale e dell’eternit. Per più di 20 anni, tra mille peripezie e crisi ricorrenti, ha svolto la sua funzione di attrattore fondato sulla mission della divulgazione scientifica per la costruzione di una società democratica fondata sulla conoscenza. Belle parole e obbiettivi ambiziosi che, pure tra difficoltà e contraddizioni, grazie soprattutto all’opera e ai sacrifici dei lavoratori, la struttura ha provato a perseguire con coerenza. Il 4 marzo 2013 una mano criminale, per motivi ancora ignoti, ha causato un rogo in cui sono andate distrutti 10.000 mq di aree espositive, cioè tutto il Museo inaugurato nel 2001 sul mare del golfo di Pozzuoli.

I lavoratori hanno reagito, resistito. Mesi e mesi senza stipendio, decurtazioni delle retribuzioni, CIG in deroga a zero ore per oltre il 60% dell’organico su un arco complessivo di tre anni. Sembrava, ci dicevano, che ce l’avevamo fatta, che ci attendevano magnifiche sorti e progressive. Poi qualcosa si è definitivamente rotto. E’ emerso, e ha prevalso, il nuovismo tecnocratico dei tempi correnti, piegato ad una visione tutta volta a quel vacuo concetto di innovazione declinato da inutili anglicismi e denari (pubblici) utilizzati spesso per l’acquisizione di prestigio e consenso personale. La frattura tra quello che doveva essere e quello che realmente stava diventando Città della Scienza è apparsa così evidente ed insanabile. Questa, semplificando al massimo, la cifra della gravissima crisi economica e finanziaria che ha investito Città della Scienza – crisi causata da una conduzione a dir poco malsana da parte della precedente gestione – e che ha condotto, su richiesta dei lavoratori e del suo fondatore Vittorio Silvestrini, al commissariamento della struttura.

Il Commissario ha accertato che la situazione è più grave di quanto si volesse far credere e che solo sul bilancio 2016 vi è un passivo di 7.225.000 euro invece dei 2.000.000 di disavanzo dichiarati dall’ex segretario generale e dal vecchio CdA.

Non sappiamo ancora qual è il passivo del 2017.

A questo si aggiunga che, dopo l’incendio doloso del 2013 che distrusse il Museo lato mare, la Fondazione ha riscosso un indennizzo assicurativo di circa 15 ml di euro che sono stati altrimenti utilizzati, in modo a noi ignoto, dalla mai avvenuta ricostruzione.

Il rischio, oggi, è che affidandosi agli stessi protagonisti di ieri - fautori della restaurazione dello status quo ante - verrebbero inficiate le potenzialità di ripresa di Città della Scienza, poiché tali figure, che si sono strenuamente opposte alla soluzione istituzionale oggi in essere, vorrebbero dimostrarne l’impossibilità di un funzionamento efficace e boicotterebbero – come già accade in alcuni casi – le attività e gli investimenti necessari alla sua stabilizzazione e al suo rilancio.


Città della Scienza: la professionalità del personale è una ricchezza

Il Commissario ha accertato che la situazione è più grave di quanto si volesse far credere e che solo sul bilancio 2016 vi è un passivo di 7.225.000 euro invece dei 2.000.000 di disavanzo dichiarati dall’ex segretario generale e dal vecchio CdA. Non sappiamo ancora qual è il passivo del 2017.

A questo si aggiunga che, dopo l’incendio doloso del 2013 che distrusse il Museo lato mare, la fondazione ha riscosso un indennizzo assicurativo di circa 15 ml di euro che sono stati altrimenti utilizzati. In modo a noi ignoto, dalla mai avvenuta ricostruzione.
Città della Scienza è a rischio perché la cattiva politica, responsabile della gestione, ha un solo modo di nascondere le responsabilità del passato: affidarsi ai protagonisti di ieri, fautori della restaurazione del vecchio sistema di potere; questi sono coloro che si sono strenuamente opposte alla soluzione istituzionale oggi in essere e che vorrebbero dimostrarne l’impossibilità funzionamento efficace ostracizzando le attività e gli investimenti necessari alla stabilizzazione e al rilancio di Città della Scienza. Occorre quindi un cambio di passo, una chiara e inequivocabile inversione di rotta, che non può non passare attraverso la ridefinizione di ruoli e responsabilità. È necessaria una rottura netta con gli uomini e i metodi del passato.

Noi sosteniamo che Città della Scienza e la sua mission centrale e originaria - la divulgazione scientifica per la costruzione di una società democratica della conoscenza - debbano essere sostenute per il loro alto valore sociale e che è impensabile, perché non accade al Mondo per nessuna esperienza analoga, ipotizzare un’autosufficienza economica che prescinda da una sostanziale, stabile e qualificante contribuzione pubblica. D’altro canto la sostenibilità economica e la redditività di spazi ed iniziative devono essere un obiettivo prioritario per tutta la struttura.

Perché le condizioni appena accennate si realizzino, sono fondamentali due passaggi: il cambio dello Statuto e un’analisi delle attività da noi svolte tesa a valutarne la congruenza economica e sociale con gli obiettivi della Fondazione.

Siamo convinti che una riforma dello Statuto innanzi tutto debba dare alle Istituzioni di riferimento, a partire dalla Regione Campania, il giusto peso in proporzione all’effettivo sostegno economico di cui sono portatrici e che per fare questo vadano necessariamente rivisti composizione ed equilibri dell’Assemblea dei soci. Per tutelare stabilità e autonomia della struttura, mettendola al riparo dai venti imprevedibili dei mutamenti politici e da tentazioni autoreferenziali di gestioni personalistiche, un nuovo Statuto dovrebbe anche evitare, con norme ad hoc, la concentrazione e sedimentazione di cariche e poteri sine die.

Gli spazi e il patrimonio di Città della Scienza offrono potenzialità di non poco conto, che possono essere messe a valore a patto che vengano eliminati gli sprechi, razionalizzate le risorse e che venga valorizzato, e in taluni casi riqualificato, il personale; è indispensabile eliminare quei rami di attività che non portano benefici economici e tantomeno rispondono alla mission dell’Istituzione.
Nel drammatico panorama produttivo degli ultimi trenta anni, Città della Scienza rappresenta un’occasione unica di rilancio del territorio e di diffusione di una rinnovata cultura del Lavoro e della coesione sociale; è necessario procedere, con modalità avanzate, sul terreno delle relazioni industriali così da realizzare un confronto virtuoso ed efficace, volto migliorare la qualità della vita dei lavoratori e l’impatto della struttura sul territorio.


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