Abrogare jobs act e Legge Fornero! - di Riccardo Chiari

Intervista a Maurizio Acerbo (Rifondazione comunista)

La legge di bilancio, ultimo atto della legislatura, secondo la Cgil e molti economisti non rilancia l’economia né l’occupazione. Non affronta l’aumento delle diseguaglianze e l’indebolimento, generalizzato, del lavoro. Mentre genera avanzi primari sempre più ampi, i più alti d’Europa, per pagare gli interessi sul debito pubblico. Ma davvero non c’è alternativa a questo schema ?
L’alternativa c’è ma non può essere praticata senza una rottura con le politiche dominanti negli ultimi 25 anni. Possiamo rivendicare con orgoglio di essere stati gli unici a non votare la ratifica del Trattato di Maastricht e quel che ne è seguito. Possiamo rivendicare di aver denunciato quella che abbiamo chiamato la truffa del debito pubblico e cercato di contrastare la narrazione con cui sono stati imposti e giustificati i tagli della spesa e dei diritti che hanno impoverito questo paese. Tra i motivi per cui non nutro alcuna nostalgia per quello che Grasso chiama il ‘centrosinistra autentico’ è che porta il 50% e forse più delle responsabilità per queste politiche antipopolari. L’alternativa a questo schema è scolpita nella nostra Costituzione ma anch’essa è stata sfigurata con l’introduzione del pareggio di bilancio nell’articolo 81 con il voto di una larga maggioranza trasversale che andava dalla destra di Berlusconi e Meloni al Pd di Bersani.

Un bilancio della legislatura registra come i governi Letta, Renzi e Gentiloni abbiano sempre dimostrato grande attenzione agli “interessi costituiti”. Alla finanza e al mercato, i due totem della tecnocrazia europea. Inoltre le riforme strutturali - dal mercato del lavoro al sistema previdenziale – sono state nettamente sbilanciate verso il mondo delle imprese. Come si può invertire questa rotta?
Innanzitutto abolendo quelle contro-riforme, dal jobs act alla legge Fornero e via discorrendo. Di fatto da anni le classi lavoratrici e i ceti popolari non hanno più una rappresentanza autonoma nelle istituzioni e la peggiore figura l’hanno fatta gli ex-sindacalisti che hanno votato da Monti in poi ogni genere di provvedimento contro i lavoratori. Questi governi – fatto salvo un diverso stile dei presidenti del consiglio – sono stati tutti governi con un programma liberista, praticamente indistinguibili dalla destra. Il rifiuto di intervenire per bloccare l’innalzamento dell’età pensionabile poi grida vendetta. I soldi ci sono solo per ‘lor signori’ in questo paese.

La stragrande maggioranza dei media ha celebrato i, modesti, aumenti del pil e dell’occupazione. Mentre continua a ignorare le potenzialità di sviluppo e occupazione che in Italia sono ampie, a causa dell’elevato tasso di inattività e dell’eccessiva sotto-occupazione, soprattutto giovanile e femminile. Quanto punterete su questo tema in campagna elettorale?
La celebrazione della ripresa sui media e nella propaganda governativa non corrisponde alla realtà che le persone vivono. Questo paese è sempre più povero e ingiusto. Ci vorrebbe un grande piano per il lavoro come ripetiamo da anni, il rilancio degli investimenti su obiettivi sociali e ambientali, una politica redistributiva, una messa in discussione dei vincoli europei ma anche delle scelte fatte autonomamente. E’ un problema di lotta di classe, come diceva Luciano Gallino. E bisogna dirlo con chiarezza. Un’elevata disoccupazione è un obiettivo delle classi dirigenti capitalistiche italiane e europee. Non conta che la Costituzione sancisca il “diritto al lavoro” e a leggerla bene anche quello a un reddito minimo garantito se quel diritto non è reso effettivo. Nella realtà l’UE programma ogni anno un indice di disoccupazione ottimale (NAWRU) rispetto all’obiettivo di tenere bassa l’inflazione e per il nostro paese si attesta da tempo sopra al 10% ma non se ne parla da nessuna parte. L’alta disoccupazione e la precarizzazione del lavoro tengono bassi i salari e diminuiscono il potere contrattuale di chi lavora.


All’indomani del voto, in un Parlamento tornato centrale nella definizione di possibili alleanze di governo, ma anche di opposizioni comuni, che prospettiva immagini per le forze politiche da te rappresentate in queste elezioni?
Se la lista Potere al popolo riuscirà a entrare in Parlamento sarà il vero fatto nuovo di queste elezioni e chiunque sia di sinistra dovrebbe dare una mano in questa direzione. Avrebbe l’impatto della nascita di Podemos, non sarebbe la solita minestra riscaldata. Nel prossimo parlamento bisogna dare assoluta centralità ai contenuti e visibilità a un punto di vista radicale e di classe alternativo rispetto alle politiche neoliberiste. Non se ne può più di un dibattito pubblico in cui Salvini passa tra i lavoratori come il più a sinistra perchè predica l’abolizione della legge Fornero mentre quella che la tv chiama sinistra ha votato tutte le “riforme” antipopolari. M5S con una percentuale pari a quella del Pci anni ’60 non è riuscito a suscitare alcuna forma di opposizione reale nel paese. Compito di Potere al popolo e dei militanti che porterà in parlamento dovrà essere quello di usare le istituzioni per rimettere al centro diritti sociali e di chi lavora e un programma antiliberista. Su questi punti dobbiamo martellare come hanno fatto M5S su casta e Salvini su immigrati.


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