La lotta, la militanza, lo studio - di Andrea Montagni

A fine novembre, Lavoro Società, sinistra sindacale confederale in Filcams CGIL, organizza un seminario di tre giorni per avviare la riflessione su come contribuire collettivamente in categoria e in confederazione alla fase che prepara il prossimo congresso. Partiamo per tempo, non perché abbiamo fretta, ma perché siamo consapevoli delle grandi difficoltà che affrontano i lavoratori e noi con loro.

La lunga crisi e il trionfo sul piano politico e culturale del liberismo economico hanno via via spuntato le armi, le consapevolezze e le certezze del mondo del lavoro.

La rivoluzione digitale, così come la rivoluzione industriale che l’ha preceduta, da fattori di potenziale emancipazione del lavoro dalla fatica e dalla ripetitività si è rovesciata nel contrario: la precarietà della condizione lavorativa trascina con sé la precarietà dell’esistenza, la difficoltà a definire una propria identità non solo sociale e collettiva ma anche individuale. Il movimento sindacale in Italia e in Europa non ha saputo cogliere le trasformazioni e ove le ha colte si è reso connivente della lettura che il liberismo ne dava, ragionando in termini di compatibilità e illudendosi di governare i cambiamenti senza fare i conti con la modifica dei rapporti di forza tra le classi sociali che questi cambiamenti comportavano. L’abolizione della scala mobile, Il pacchetto Treu, la riforma previdenziale del Governo Dini sono parte della memoria storica. Quando la CGIL nel 2003 ha corretto il tiro, è iniziata una fase di resistenza, con momenti esaltanti, ma anche di isolamento politico e sociale, di difficoltà nella contrattazione collettiva e nella tutela individuale. Una fase nella quale tuttora siamo.

Lo smantellamento e la sconfitta delle esperienze sociali basate sui valori di uguaglianza e fraternità che hanno costituito il comune sentire del movimento operaio organizzato in tutte le sue articolazioni su scala planetaria e l’incapacità della sinistra in Italia e in Europa di leggere la crisi sociale e le sue dinamiche hanno aperto la strada in larghi settori della società, forse ormai maggioritari, all’egoismo sociale, alla ricerca delle soluzioni ognun per sé, al razzismo, alla degenerazione dei rapporti anche nella vita di relazione, nei rapporti tra i sessi. Le idee retrive ereditate dal passato si vivificano con quelle determinate da nuove paure.

La CGIL non può sostituire la politica. Il sindacato è e deve restare una organizzazione di rappresentanza sociale, di resistenza e contrattazione. E’ giunta fin qui proprio in virtù di questa sua natura, mentre la società diventava liquida.

La scommessa dell’inclusione come chiave delle politiche contrattuali e organizzative rappresenta la nostra moderna lettura delle dinamiche sociali e indica un percorso di ricostruzione di unità solidale. La cosa più sottovalutata – perché ancora povera di risultati contrattuali e organizzativi – ma più importante degli ultimi anni è il lavoro per dare dignità e organizzazione ai lavoratori precari, ai discontinui, al lavoro autonomo povero. In questo la FILCAMS è stata all’avanguardia. La carta dei diritti rappresenta la traduzione più chiara di una interpretazione dinamica del conflitto capitale-lavoro e un prezioso abbecedario, anche se nella forma di un articolato legislativo.

Mentre cresce nel mondo del lavoro la ribellione verso un governo sordo alle richieste dei lavoratori su pensioni, salario e diritti, manteniamo questa barra per affrontare le temperie che ci attendono.


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