“Reds” ha partecipato, nel suo piccolo e nella modestia delle sue forze, alla battaglia culturale, ancor prima che politica, per impedire che passasse sotto traccia il centenario della Rivoluzione d’Ottobre del 1917.
La Rivoluzione ha segnato il secolo appena trascorso; ha inverato per milioni e milioni di esseri umani gli ideali e le aspirazioni concrete di riscatto che erano nate a metà del XIX secolo nel cuore dell’Europa e dell’America industriale e che si erano irradiate in tutti gli angoli del globo nell’epoca in cui le notizie e le idee circolavano grazie al telegrafo e alla carta stampata, al cinema, allorquando i diffusori del verbo socialista erano i maestri, i commessi viaggiatori, i tipografi, i ferrovieri, gente che sapeva leggere e scrivere! Il sistema politico e sociale che ne è scaturito è stato decisivo nella sconfitta del fascismo, nella conquista dello spazio, nel liberare dalla morte per fame quello che era fino a due anni fa più grande e popoloso paese della terra. Mai accadimento è stato così ignorato in occasione di un anniversario così importante: 100 anni! In Italia qualche vergognoso servizio su Canale 5 e il melenso (nel nome le cose!) Paolo Mieli su Rai Storia.
Abbiamo cercato con articoli di Guido Carpi, Maria Grazia Meriggi, Pericle Frosetti e Maurizio Brotini di invitare a riflettere, sia le generazioni nuove che sono nate o sono diventate adulti dopo il tragico ’89, sia chi si è formato negli anni in cui il più grande partito della sinistra italiana lanciava una campagna di tesseramento indicandola come “leva leninista” (ed era già il partito di Berlinguer!).
Siamo consapevoli che i moderni torni sono assai diversi da quelli del passato e che le penne e gli abachi sono stati sostituiti dai moderni elaboratori elettronici e che, se anche i rapporti di produzione e il modo di produzione sono rimasti gli stessi, profondamente cambiate sono le condizioni del lavoro, il rapporto tra il lavoro materiale e quello immateriale, ed altro ancora.
Non vogliamo indicare modelli passati guardando indietro. Abbiamo cercato di dipanare una trama sul filo del tempo, perché l’albero cui apparteniamo in tutti i nostri fragili rami ha radici salde ed antiche e senza queste radici le lotte di oggi non sarebbero in grado di guardare oltre il contingente verso la prospettiva.
Senza liberazione dell’umanità dal bisogno, dallo sfruttamento e dall’oppressione non c’è vera libertà. Per essere liberi bisogna osare dare l’assalto al cielo.