La Carta dei diritti e i referendum vivranno nell'agire quotidiano - di Giacinto Botti

Dobbiamo fare i conti con una situazione sociale e politica profondamente mutata, senza rimuovere le difficoltà di una Cgil a volte ripiegata su se stessa, non sempre coesa sulle priorità e gli obiettivi decisi da tutti negli organismi decisionali, che sconta l’isolamento politico e l’avversità del governo. In un contesto sociale difficile, e con rapporti di forza che sono determinanti nello scontro tra capitale e lavoro, che, nella crisi di sistema e nella globalizzazione, comunque si ripropone e sta avvenendo a tutti i livelli.

Giustamente la Cgil rifugge dalle semplificazioni e riconosce la portata storica della fase e delle conseguenze della crisi di sistema. Con l’affermazione della sua autonomia di soggetto generale di rappresentanza, ha deciso di riaffermare la sua confederalità con una visione generale, per sfuggire ai localismi e ai corporativismi che attraversano la società e la politica. E anche la nostra organizzazione.

Abbiamo deciso di aggregare, riunificare e rappresentare il mondo del lavoro di oggi e di uscire dalla difensiva con la Carta dei diritti e i tre referendum di sostegno. L’impressione però è che non tutta l’organizzazione abbia percepito la situazione politico-sociale e la qualità e la prospettiva di questa scelta di ordine strategico. E’ stata una campagna dall’esito positivo, con il risultato di milioni di firme raccolte, e che ora deve continuare a sostegno della Carta.

Sono state depositate in Cassazione tre milioni e trecentomila firme sui tre referendum a sostegno della Carta dei diritti. Un primo importante risultato dell’azione della Cgil. Un risultato conquistato con centinaia di banchetti, con l’impegno e la passione di dirigenti e di delegati. Da rivendicare e valorizzare, senza rimuovere i ritardi, le difficoltà, le incongruenze di una campagna politica che offriva una prospettiva e un progetto alternativo, con al centro il lavoro e i diritti per tutti, ma che forse avrebbe dovuto e potuto svilupparsi maggiormente nei luoghi di lavoro. Anche di questo dovremo discutere al nostro interno.
E’ stata una campagna che ci ha fatto bene: le assemblee prima e la raccolta di firme poi ci hanno permesso di riallacciare un filo diretto con i lavoratori e ricostruire una credibilità e un consenso che guai a noi se andranno delusi. La Cgil, mantenendo il suo profilo autonomo, dovrà dare seguito agli impegni assunti con le lavoratrici e i lavoratori nelle assemblee nei luoghi di lavoro, e con i tanti cittadini che ci hanno sostenuto firmando ai nostri banchetti.

Ora la Carta dei diritti e i referendum non vanno archiviati, ma fatti vivere con coerenza nelle nostre scelte, nelle nostre mobilitazioni, ai tavoli di trattativa con il governo sulla previdenza, e ai tavoli con le associazioni d’impresa per la conquista dei contratti nazionali.


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