Milano, marcia indietro imposta alla Mc Donald's - di Giorgio Ortolani

Il tribunale di Milano ha ordinato il reintegro delle lavoratrici della sede di piazza San Babila precedentemente licenziate e ha rilevato il comportamento antisindacale dell’azienda


Come è noto ai lettori di questo giornale, Mc Donald’s ai primi di agosto 2015 ha formalizzato il licenziamento di quattro lavoratori, tra cui le due delegate, del ristorante milanese di piazza San Babila. Il licenziamento era motivato dall’impossibilità, secondo Mc Donald’s, di ricollocare i quattro lavoratori negli altri locali della città.
Per le OO.SS. invece tale motivazione appariva priva di ragioni, perché nella città di Milano Mc Donald’s ha continuato per tutto il 2015 ad assumere personale a tempo indeterminato e determinato, oltre che ad usufruire costantemente di “voucher”.
Le OO.SS. milanesi, da subito, hanno denunciato il comportamento antisindacale tenuto dall’azienda in quest’occasione e hanno richiesto alla stessa Mc Donald’s di tornare sui suoi passi. Si è proceduto ad organizzare iniziative sindacali, impugnando i licenziamenti e denunciando l’azienda per comportamento antisindacale, ai sensi dell’art. 28 dello Statuto dei lavoratori.
Dopo due udienze, il 12 novembre il giudice della sezione lavoro del Tribunale di Milano ha pronunciato la sentenza che ha accertato tutte le violazioni contestate dalle organizzazioni sindacali, condannando l’azienda al reintegro delle due delegate, accertando e dichiarando, in accoglimento del ricorso, la natura antisindacale del comportamento serbato da McDonald’s Development Italy LLC avendo tra l’altro “impedito ai rappresentanti sindacali di assistere lavoratori in occasione della consegna delle lettere di trasferimento e in generale nell’avere ostacolato l’esercizio delle loro prerogative ai rappresentanti sindacali”.
Conseguentemente, ha ordinato di reintegrare le lavoratrici, “di non ostacolare il libero esercizio dell’attività sindacale nel rispetto delle prerogative che caratterizzano il ruolo e la funzione della RSA e di non reiterare i comportamenti antisindacali serbati nella presente vicenda”.
Infine, ha condannato “la resistente al pagamento delle spese di lite sostenute dalle parti ricorrenti, liquidate in complessivi euro 3.000,00 oltre al rimborso spese generali, IVA e CPA”.
Non credo ci sia bisogno di spendere altre parole sul risultato. Forse occorre trarre qualche insegnamento da una vicenda che può risultare utile per tutti. In primo luogo va sottolineata l’importanza del mantenimento del rapporto sindacale unitario, benché sappiamo che non sia sempre semplice. Anche quando non ci sono differenze inconciliabili, come avvenuto a volte sui contratti o sulle scelte del governo (l’anno scorso eravamo in piazza con la UIL a scioperare contro il Jobs Act, e non con la CISL), c’è ovviamente competizione tra organizzazione, ci sono modi di approccio diversi alle questioni, a volte ci sono anche problemi personali tra i delegati. Ma tutto ciò non ci deve far dimenticare che, quando il sindacato è diviso, è molto più difficile unire i lavoratori in iniziative che sappiano contrastare efficacemente le controparti.
Aggiungo che non ci si può limitare a percorrere la via legale. In tutta la vicenda Mc Donald’s noi abbiamo costantemente informato e coinvolto i lavoratori, programmando e promuovendo una serie di iniziative pubbliche.
Infine, a proposito dei rapporti con stampa e media, sin da subito la Filcams di Milano ha lanciato una campagna sui social (#mc donalds problem-solidarietà san babila) che è stata ripresa anche all’estero. Tutte le iniziative fatte hanno, come si dice, “bucato” il muro informativo che di solito circonda i problemi dei lavoratori e i comportamenti delle multinazionali. Basti pensare che il video di Repubblica sul presidio organizzato in tribunale il 19 ottobre, in occasione dell’apertura del processo, ha ottenuto oltre 158mila visualizzazioni (uno dei 10 video più visti della settimana).
Invito, chi fosse interessato, a consultare il sito della Filcams di Milano, dove sono rintracciabili varie notizie sull’iniziativa e anche i video nei quali i legali spiegano i motivi del ricorso e illustrano la sentenza.
La vicenda non è chiusa, in quanto ci sono altri due lavoratori licenziati dalla sede di San Babila per i quali pende ancora un ricorso.
Anche se la magistratura dovesse riconoscere l’illegittimità del licenziamento, non è detto che sia disposto il reintegro perché le modifiche introdotte dalla “Fornero” non lo prevedono. Per questo abbiamo richiesto all’azienda di rivedere le proprie decisioni e ricollocare i due lavoratori oggi senza lavoro.
Se invece Mc Donald’s continuerà nel proprio atteggiamento di chiusura, organizzeremo iniziative e daremo il via a una nuova campagna sui media già nella settimana prima di Natale.


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